Di Antonella De Biasi - «In Turchia la legge elettorale prevede uno sbarramento al 10% pensato apposta per impedire alla minoranza curda di entrare in Parlamento. Per questo motivo nell'ultima tornata elettorale del 2007 il partito curdo (il Dtp, Partito della società democratica ndr) ha deciso di presentarsi alle elezioni con candidati indipendenti. Così 22 deputati curdi sono entrati nella Grande Assemblea Nazionale turca». A parlare è Mehmet Yuksel, presidente dell'Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia (Uiki). Il prossimo 12 giugno si terranno le elezioni politiche in Turchia, un Paese candidato a diventare membro dell'Unione europea, cerniera tra Occidente e Oriente per la sua posizione strategica. La minoranza curda di Turchia, circa 15 milioni di persone, lotta da anni per guadagnare riconoscimenti e diritti al pari dei cittadini turchi. Le libere elezioni sono fondamentali anche in vista della riforma della Carta costituzionale, varata dopo il colpo di Stato del 1980.
Com'è la situazione per i candidati curdi in questa campagna elettorale ormai agli sgoccioli?
Non è facile fare i candidati indipendenti: è più difficile far conoscere i nomi delle singole persone rispetto alle sigle dei partiti. Questa volta ci sono 65 candidati curdi a livello nazionale, pensiamo che ne saranno eletti circa la metà. Ci presentiamo attraverso il blocco “Democrazia, Pace e Lavoro” che per la prima volta riunisce anche i piccoli partiti curdi; inoltre ci sono anche le diverse anime presenti nella società civile curda e turca come gli arabi, gli azeri, i cristiani, gli assiri e gli aleviti che non riescono a entrare in Parlamento. Siamo molto fieri di questo: la parte curda entrerà con un unico gruppo dalle diverse anime. Per la prima volta nella storia della Turchia, per esempio, ci sarà un candidato cristiano, in un seggio considerato sicuro. Il nostro obiettivo è costruire, attraverso questa pluralità di voci che mettiamo in campo, una Turchia più democratica, meno centralizzata e che possa rispettare maggiormente le diversità al suo interno.
Qual è la percentuale di candidate donne appartenenti al movimento curdo?
Del totale dei candidati “sicuri” che si danno per eletti, diciamo circa una trentina, le donne sono la metà. La quota rosa nel movimento curdo si aggira in genere intorno al 40%.
La campagna elettorale quest'anno è stata, oltre che piena di colpi di scena, anche colorita da uno scandalo a luci rosse, quasi alla maniera italiana e francese. Si sono registrate anche azioni di disobbedienza civile da parte dei curdi.
In questo periodo i candidati del partito curdo Bdp (cioè il Partito della Pace e della Democrazia nato dal disciolto Dtp. ndr), sotto l'ombrello del Blocco democrazia pace e lavoro, sono stati i primi a presentare le liste. Il profilo dei candidati era molto alto e ciò inizialmente ha disteso i toni. Questi candidati, avendo buone probabilità di vincere, hanno messo in allarme soprattutto il partito di governo l'Akp. Così fino a oggi per il Bdp non è stato facile portare a termine la campagna elettorale.
Qualche esempio di questa situazione?
Per esempio a Istanbul Sirri Sureya Onder che è un candidato turcomanno che non è riuscito per più di due volte a fare riunioni con i comitati elettorali. O altre volte altri candidati per esempio fanno la riunione e il giorno dopo vengono arrestati con motivazioni molto banali. Sono state trovate tante scuse solo per evitare di far fare loro i comizi o propaganda elettorale. Ciò è accaduto in tutto il Kurdistan turco. Sono state poste sotto fermo oltre 3.300 persone, di cui 1.000 arrestate. Chiaramente c'è una pressione per impedire loro di fare campagna elettorale. Poi ci sono inoltre difficoltà economiche perché, per impedire alle forze curde di crescere con una struttura del partito più radicata, sono state cambiate le leggi riguardo ai rimborsi elettorali. Prima che i candidati curdi entrassero in Parlamento era possibile ottenere i rimborsi anche con soli tre deputati eletti; oggi è possibile solo superando il 7% dei consensi a livello nazionale. Quindi i curdi essendo stati eletti come indipendenti non facevano percentuale per il partito. In più ci sono processi contro quasi tutti i nostri politici o attivisti, la gente ha paura, non può manifestare perché viene subito arrestata. Ma nonostante questa situazione c'è una forte reazione popolare che comunque dovrebbe garantire un buon risultato. L'unico rischio attuale è quello dei brogli.
Il Primo ministro Erdogan, leader del partito filoislamico Akp, dato anche questa volta dai sondaggi favorito, ha governato per 8 anni cioè due mandati. E' stato il primo politico turco che ufficialmente ha parlato di “questione curda” all'interno della Turchia, ha aperto un canale tv nazionale in lingua curda oltre a fare altre promesse per il riconoscimento dei diritti dei curdi.
Abbiamo spesso spiegato che erano tutti provvedimenti di facciata. Non si è andati oltre il canale tv in lingua curda. Cioè puoi essere curdo ma non puoi avere i diritti comuni, collettivi. Non abbiamo minimamente fiducia nel governo Erdogan perché ha fatto tante promesse che non ha mantenuto. Ha persino assicurato all'Ue che avrebbe eliminato lo sbarramento al 10% ma in otto anni non è stato fatto; non ha cambiato la legge sui rimborsi elettorali ecc. Se guardiamo alla situazione della Turchia, questo è il momento migliore per risolvere la questione perché la società civile è pronta, vuole che si arrivi a una soluzione una volta per tutte.
Erdogan, se conquistasse la maggioranza assoluta, potrebbe cambiare senza l'aiuto di altri partiti la Carta Costituzionale.
In questa campagna elettorale quello che è apparso chiaramente è che sia il prefetto sia il capo della polizia hanno lavorato per l'Akp anziché essere indipendenti. Senza dubbio l'Akp sara il primo partito. Però nell'ultima settimana si stanno verificando situazioni antidemocratiche nel Paese e poi il fatto di ottenere la maggioranza assoluta per poter cambiare senza accordi con altri la Costituzione fa un po' paura alla gente. Contro i curdi c'è l'arresto di massa, non ci permettono di fare campagna elettorale; contro i dirigenti nazionalisti del Mhp sono state messe in circolazione videocassette a luci rosse che vedevano coinvolti alcuni dirigenti... Erdogan, in un comizio della scorsa settimana a Diyarbakir (la capitale curda, ndr), ha paventato l'esistenza di intercettazioni telefoniche contro i dirigenti curdi, subito smentite, con indicazioni di voto per i “lupi grigi”cioè l'estrema destra nei casi in cui il candidato curdo è stato boicottato. Non è possibile dare indicazioni di voto da parte nostra verso l'estrema destra! Ciò dimostra inoltre un fatto molto grave, cioè che il premier minaccia gli avversari politici con cassette preparate dalla polizia, false o vere, usate come armi in campagna elettorale. Uno che è capace di fare questo apertamente è una minaccia per la democrazia.
Sono tanti gli intellettuali e i giornalisti turchi che oggi parlano apertamente di questione curda...
Senza dubbio se ne parla di più. Anche quando l'Alta commissione elettorale ha vietato a 7 dei nostri dirigenti di candidarsi, quando il partito curdo ha iniziato a protestare per strada questo emendamento è stato ritirato. Tutta la stampa turca per la prima volta ci ha sostenuti. Hanno detto: “se ai curdi gli diciamo non andate in montagna (cioè non sostenete la lotta armata e i guerriglieri) ma poi diciamo loro anche non venite in Parlamento...” non si risolve nulla. Anzi la maggioranza della stampa turca ha salutato questa situazione come una rivoluzione nel paese. A proposito di stampa c'è da sottolineare anche una pressione enorme da parte del Primo ministro che minaccia apertamente i singoli giornalisti quando non è contento delle cose che vengono scritte. Per questo la stampa ormai si sta autocensurando.
E Ocalan? Non è più l'unico detenuto del carcere nell'isola di Imrali. Qual è la situazione?
Al momento c'è un pre-negoziato tra Stato e leader curdo. Ma siccome la situazione non si evolve, sia Ocalan sia il movimento curdo hanno deciso che subito dopo le elezioni romperanno la tregua unilaterale proclamata lo scorso agosto. Allora, se Erdogan non sarà in grado di proseguire democraticamente i negoziati, verrà proclamata dai curdi una autogovernance nel sud est. Non possiamo aspettare che il governo turco continui ad arrestare tutti i nostri rappresentanti politici e della società civile fino alla fine. Dalle ultime elezioni amministrative (2009) abbiamo circa 2.000 rappresentanti della società civile in carcere da circa due anni: sia sindaci eletti, sia il vicepresidente del partito. Se continuano con questa velocità rischiamo di trovarci con tutti i nostri rappresentanti in carcere. Questa non è democrazia.