Istanbul, 22 giu. (TMNews) - Lo Ysk, l'Alta commissione elettorale turca, ha dichiarato ineleggibile Hatip Dicle, uno dei sei candidati indipendenti curdi in carcere, ma candidati alle elezioni dello scorso 12 giugno, e che al momento si trova nel penitenziario di Diyarbakir. Tutti i sei sono stati condannati per propaganda o associazione al Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan che lotta per la creazione di uno stato indipendente curdo in territorio turco. Dicle, in particolare, era accusato di aver legami con una delle correnti più eversive dell'organizzazione separatista, considerata terrorista da Europa e Stati Uniti.
Sulla vicenda dei neo-eletti ancora in carcere sale la tensione. Ma il caso di Hatip Dicle si differenzia dagli altri, ha spiegato l'Alta commissione: aveva infatti perso il ricorso in appello quattro giorni prima delle elezioni e proprio la conferma della sua condanna per lo Ysk è il motivo della sua non eleggibilità in parlamento.
I suoi avvocati hanno protestato e contro le decisioni dello Ysk e si dicono pronti ad andare alla Corte Europea dei diritti umani. Gli altri 5 indipendenti curdi eletti sono in attesa di scarcerazione, ma i ritardi hanno messo sul piede di guerra gli altri deputati, che hanno minacciato di boicottare il giuramento di fedeltà settimana prossima. Intanto è un mistero su chi erediterà il seggio di Dicle. Stando a quello che scrive il quotidiano Haberturk, la ripartizione potrebbe andare a favore dell'Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, guidato dal premier Recep Tayyip Erdogan e che così salirebbe a 327 deputati.
Le prime dichiarazioni del Bdp, il Partito curdo per la Democrazia e la Pace, sono all'insegna della linea dura. "O andiamo in parlamento in 36 (curdi) - riporta un comunicato pubblicato dal quotidiano Hurriyet e firmato da tutti gli eletti a piede libero - o non in assemblea non ci presentiamo proprio". Prima reazione anche da parte dell'esecutivo islamico moderato. Il vicepremier Cemil Cicek ha detto: "E' una decisione dello Ysk, non posso dire niente"
Sulla vicenda dei neo-eletti ancora in carcere sale la tensione. Ma il caso di Hatip Dicle si differenzia dagli altri, ha spiegato l'Alta commissione: aveva infatti perso il ricorso in appello quattro giorni prima delle elezioni e proprio la conferma della sua condanna per lo Ysk è il motivo della sua non eleggibilità in parlamento.
I suoi avvocati hanno protestato e contro le decisioni dello Ysk e si dicono pronti ad andare alla Corte Europea dei diritti umani. Gli altri 5 indipendenti curdi eletti sono in attesa di scarcerazione, ma i ritardi hanno messo sul piede di guerra gli altri deputati, che hanno minacciato di boicottare il giuramento di fedeltà settimana prossima. Intanto è un mistero su chi erediterà il seggio di Dicle. Stando a quello che scrive il quotidiano Haberturk, la ripartizione potrebbe andare a favore dell'Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, guidato dal premier Recep Tayyip Erdogan e che così salirebbe a 327 deputati.
Le prime dichiarazioni del Bdp, il Partito curdo per la Democrazia e la Pace, sono all'insegna della linea dura. "O andiamo in parlamento in 36 (curdi) - riporta un comunicato pubblicato dal quotidiano Hurriyet e firmato da tutti gli eletti a piede libero - o non in assemblea non ci presentiamo proprio". Prima reazione anche da parte dell'esecutivo islamico moderato. Il vicepremier Cemil Cicek ha detto: "E' una decisione dello Ysk, non posso dire niente"