giovedì 18 luglio 2013

Delegazione italiana in Sud Kurdistan (Nord Iraq) dal 28 settembre al 6 ottobre 2013

Anche quest'anno l' associazione "Verso il Kurdistan onlus" organizza un viaggio di conoscenza e di solidarietà in Sud Kurdistan (Nord Iraq), visitando luoghi e città che hanno fatto la storia dell'umanità, ma anche incontrando personalità politiche, associazioni, intrecciando rapporti e progetti futuri. Avremo la possibilità di monitorare e fare il punto sul nostro progetto "Hevi U Jiyan - La speranza e la vita" per la costruzione di un piccolo ospedale nel Campo profughi di Mahmura. leggi su  versoilkurdistan.blogspot.it 

mercoledì 17 luglio 2013

Giornalista curda condannata ad un anno di carcere per aver rivelato il nome del poliziotto che torturò un quattordicenne kurdo nel 2008


Dal 2008, Hamdiye Çiftçi, giornalista curda, sta pagando duramente il diritto alla libertà di stampa, per aver ripreso, diffuso e denunciato sui media nazionali ed internazionali le violenze della polizia contro il quattordicenne Cüneyt Ertuş. Dopo essere stata detenuta per due anni nell’ambito delle operazione KCK, Çiftçi è stata condannata ad un altro anno di carcere, con l'accusa di aver rivelato il nome dell’agente di polizia che spezzò il braccio del bambino ma mai condannato per tale atto. Nel 2008, durante le celebrazioni del Newroz nella provincia curda di Colemêrg (Hakkari) Cüneyt Ertuş un ragazzo kurdo di 14 anni fu sottoposto ad una brutale violenza da parte della polizia. La giornalista kurda, Hamdiye Çiftçi riprese le cruenti immagini. Successivamente le riprese furono usate come prova contro di lei quando fu arrestata, nell'ambito del caso KCK e detenuta per 2 anni. E’ di oggi la notizia che per Çiftçi è stato richiesto un ulteriore anno di carcere con l’accusa di “aver rivelato il nome dei funzionari statali, coinvolti nella guerra contro il terrorismo." Il processo è stato rinviato al 16 luglio. Durmuş Yiğit, procuratore della provincia curda di Van, nel suo atto di accusa contro Hamdiye Çiftçi dichiara che "è un membro di un'organizzazione terrorista."

lunedì 8 luglio 2013

Brutale assalto della polizia ad Istanbul contro i manifestanti per Gezi Park

Sabato 6 luglio i manifestanti di Gezi Park sono tornati a Taksim, e di nuovo la polizia li ha attaccati con la massima violenza. E’ stato il punto culminante di una sequenza di mobilitazioni, che questa volta avevano visto saldarsi fra di loro movimenti eterogenei, tra cui in particolare la protesta kurda contro l’assalto omicida della polizia a Lice, in cui aveva perso la vita il diciottenne kurdo Medeni Yıldırım. Sabato la polizia ha di nuovo usato gas ed idranti. C’erano anche picchiatori in abiti civili che btandivano dei machete. La manifestazione era stata convocata in occasione di una recente vittoria del movimento di Gezi Park. Infatti, dopo il ricorso del governo contro la sospensione dell'esecuzione della costruzione della Caserma Topçu, il 1° Tribunale Amministrativo di Istanbul, con decisione del 6 giugno aveva revocato il progetto di Pedonalizzazione di Taksim. Ma la polizia già un’ora prima aveva occupato in forze tutta la zona, attaccando la popolazione. Di nuovo molti i feriti, almeno una sessantina i manifestanti portati in custodia cautelare. Colpiti con particolare accanimento i giornalisti presenti. Sino quasi a mezzanotte sono continuati gli attacchi della polizia. Un’altra manifestazione è in preparazione ad Istanbul, al quartiere Kadiköy, ed altre sono attese ad Ankara ed in altre città. Secondo le valutazioni della stessa polizia, sino ad’ora circa due milioni e mezzo di persone sono scese in strada in circa 80 città della Turchia a reclamare le dimissioni di Erdogan. Quattro i morti (tre manifestanti ed un poliziotto), ottomila i feriti.

mercoledì 3 luglio 2013

La polizia attacca la manifestazione del BDP a Diyarbakir

www.retekurdistan.it - La manifestazione che il BDP (Partito della Pace e della Democrazia) ha organizzato ieri nella principale città kurda Amed è stata proibita dalla polizia poiché i manifestanti esibivano striscioni e bandiere “illegali”, quelli del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e del KCK (Unione delle Comunità Kurde). Decine di migliaia di persone si sono radunate di fronte all’ufficio del BDP per partecipare alla manifestazione, organizzata per invitare il Governo ad affettuare passi urgenti nell’ambito del processo di soluzione in corso. Migliaia di persone hanno partecipato anche ad altre tre manifestazioni, organizzate ad Adana, Mersin ed Antep per chiedere una soluzione democratica e pacifica alla questione kurda. I manifestanti hanno inoltre condannato fermamente l’attacco del 28 Giugno avvenuto presso il villaggio di Yakacık (Lice), in cui una persona è stata uccisa (Medeni Yıldırım, diciotto anni) ed altre dieci sono state ferite. Dopo aver circondato la folla di fronte all’edificio del BDP con veicoli anti-sommossa, le unità di polizia hanno attaccato i manifestanti ad Amed con gas lacrimogeni e getti d’acqua ad alta pressione; i partecipanti insistevano nel cominciare il loro corteo verso Koşuyolu Park.

lunedì 1 luglio 2013

Aggressione militare a Lice

Soldati turchi della postazione militare di guardia di Yakacık hanno aperto ieri il fuoco su centinaia di persone che stavano protestando contro la costruzione di altre postazioni nel villaggio all’interno del distretto di Lice (Diyarbakır). Una persona è morta ed altre otto sono state gravemente ferite nell’attacco di ieri. Jiyan Bulut, Nihat Kocakaya e Nebi Aslan, a loro volta feriti, stanno ancora ricevendo cure mediche presso la Facoltà di Medicina dell’ospedale universitario Dicle; Metin Bulut e Ronida Pervane sono in cura presso l’ospedale di Ricerca di Diyarbakır ed altre tre persone, İsmail Pehlivan, Ramazan Çakıl e Dinar Demir presso l’ospedale pubblico di Lice.
Medeni Yıldırım, il giovane gravemente ferito nell’attacco, ha perso la vita in serata dopo essere stato condotto presso l’ospedale pubblico di Lice. Il corpo di Yıldırım è stato in seguito trasportato presso l’ospedale pubblico di Diyarbakır per eseguire l’autopsia, accompagnato da centinaia di persone che scandivano lo slogan “Şehid namirin” (i martiri sono immortali).