Il freddo siberiano non ferma i kurdi che partecipano alla Lunga Marcia per la Libertà. Un centinaio tra artisti e kurdi della diaspora, sono partiti da Ginevra, nonostante le basse temperature e la neve. Gli organizzatori hanno dichiarato: "Iniziamo la nostra marcia il 31gennaio - dall'Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra per esprimere la nostra richiesta di libertà, abbiamo pagato con enormi sacrifici, ma non abbiamo mai abbandonato la lotta. Chiediamo alle Nazioni Unite di assolvere le loro responsabilità nei confronti del popolo kurdo e di riconoscerlo come popolo". La marcia dovrebbe raggiungere Strasburgo il 18 di febbraio. "A Strasburgo - secondo gli organizzatori - metteremo in evidenza le condizioni di vita del leader kurdo Abdullah Ocalan, fondamentali per la soluzione della questione kurda, e per sottolineare che la libertà del popolo kurdo dipende anche dalla libertà del signor Ocalan e invochiamo la CE e il CPT ad assolvere ai loro doveri ". ANF / GINEVRA
martedì 31 gennaio 2012
lunedì 30 gennaio 2012
Appello della società civile italiana per una soluzione pacifica della questione kurda in Turchia
Il 2 febbraio p.v. dalle ore 13.00 alle ore 14.00 presso la sala conferenze stampa della Camera dei Deputati (ingresso Via della Missione 4) si terrà la conferenza stampa di presentazione di un appello della società civile italiana per una soluzione pacifica della questione kurda in Turchia
Interverranno l'On. Jean-Léonard Touadì (Partito Democratico), il senatore Stefano Pedica (Italia dei Valori), l’Avv. Arturo Salerni (Ass. Europa Levante). Coordina Alessia Montuori (Ass. Senzaconfine e Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo)
Interverranno l'On. Jean-Léonard Touadì (Partito Democratico), il senatore Stefano Pedica (Italia dei Valori), l’Avv. Arturo Salerni (Ass. Europa Levante). Coordina Alessia Montuori (Ass. Senzaconfine e Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo)
venerdì 27 gennaio 2012
Il massacro di Roboski alla Corte Penale internazionale
Il BDP (Partito della Pace e la Democrazia) porta il caso della strage di Roboski alla Corte penale internazionale. La Commissione giustizia del BDP ha completato il rapporto sul massacro del 28 dicembre 2011 quando le forze armate turche (TSK) bombardarono intorno la località di Ortasu (Roboski) un villaggio in provincia di Şırnak provocando la morte di 34 civili. Nel rapporto, che comprende fotografie e le relazioni sul caso, il BDP chiede un'indagine sul massacro da parte dei pubblici ministeri ICC. I dettagli del ricorso saranno spiegato oggi in una conferenza stampa al Parlamento dal Presidente del Gruppo BDP Hasip Kaplan. Il co-presidente del BDP Selahattin Demirtas il 24 gennaio ha dichiarato di aver fatto appello al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite per indagare sul massacro di Roboski. ANF / ANKARA
Roma: protesta degli avvocati
FiratNews - Nella capitale d’Italia Roma è stata attuata una dimostrazione di protesta da parte di un gruppo di avvocati italiani contro le operazioni effettuate contro gli avvocati del leader del popolo kurdo Abdullah Öcalan. Riunitisi di fronte al Consolato turco che si trova a Roma, con la partecipazione anche dell’avvocato di Öcalan Arturo Salerni, e degli avvocati Mario Angelelli e Simonetta Crisci, essi hanno stigmatizzato l’incarcerazione degli avvocati messa in atto in Kurdistan. Durante la manifestazione, nella quale venivano esposte le fotografie degli avvocati arrestati, l’avvocato Mario Angelelli, pronunciando una dichiarazione in cui ha detto che gli arresti avvenuti in Turchia sono arbitrari, e costituiscono uno scandalo giudiziario. Gli avvocati, biasimando il silenzio dell’Unione Europea contro gli arresti, hanno espresso la loro intenzione di proseguire la loro iniziativa. A fianco degli avvocati c’è stata la partecipazione all’iniziativa di un folto gruppo di popolazione originaria del Kurdistan, che scandiva in italiano lo slogan: “Siamo tutti Öcalan”. Durante la manifestazione la polizia italiana, che aveva preso ingenti misure di sicurezza, non ha permesso che nessuno si avvicinasse al Consolato. Le autorità responsabili del Consolato hanno inoltre rifiutato i documenti che si volevano consegnare loro. Gli slogan e i cartelli della manifestazione, inoltre, esprimevano la protesta contro l’oscuramento del canale televisivo Roj-Tv. FiratNews
giovedì 26 gennaio 2012
462 persone arrestate ad Hakkari nel 2011
Nel 2011 462 sono state arrestate e 114 imprigionate a Yüksekova e nella provincia di Hakkari e oltre 30 sono state arrestate nel primo mese del 2012, due presidenti del BDP sono stati incarcerati in un mese a Semdinli. Tra le persone arrestate ad Hakkari, vi sono quasi tutti i presidenti, anche ex, del partito e delle organizzazioni settoriali del BDP il partito filo-kurdo, sono in carcere: il sindaco di Esendere, Hurşit Altekin, l'ex sindaco di Yüksekova, Ruken Yetişkin, un avvocato del collegio di difesa di Abdullah Ocalan, Davut Uzunköprü, cinque membri del consiglio cittadino, quattro donne membri del Consiglio Comunale, altri membri del DTP (Partito della società democratica) chiuso dalle autorità nel 2009, Şahabettin Tamur, Arif Karay, Muhyettin Ünal, gli ex presidenti del BDP di Yüksekova, Nazif Ataman, Vahit Şahinoğlu e Husnu Bulgan. Tra gli arrestati vi sono anche l'ex presidente del BDP di Semdinli, Şuayip Sevik e la sua sostituta Nusret Akbaş, che sono stati in grado di lavorare solo per un mese e una settimana. Le accuse sono ancora riservate, mentre la maggior parte degli ordini di arresto si sono basati su testimoni segreti e registrazioni telefoniche. Hakkari è una città che sta pagando caro a causa del tasso più basso di boicottaggio negli ultimi referendum, il più alto tasso di voto per il BDP e numerose manifestazioni contro le violazioni dei diritti e contro l'AKP (partito della Giustizia e lo Sviluppo) del primo ministro Erdogan. ANF / Yüksekova
mercoledì 25 gennaio 2012
Undici anni di oblio
Undici anni sono passati dalla sparizione del presidente del HADEP (Partito democratico popolare) di Silopi, Serdar Tanis e del segretario esecutivo Ebubekir Deniz. Il 25 gennaio 2001 furono chiamati a presentarsi alla stazione della gendarmeria di Şırnak e di loro non si è più avuta notizia. L'Ufficio della Procura di Silopi ha stabilito che il caso deve essere rivalutato e lo ha inviato a Diyarbakir all'Ufficio Speciale della Procura. All'agenzia stampa DIHA l'avvocato Tahir Elci ha riferito che si aspettano un inchiesta contro i sospettati tra cui il generale di brigata in pensione Levent Ersöz, comandante della stazione della Gendarmeria al momento dell'arresto dei due politici e attualmente agli arresti per essere coinvolto nel caso Ergenekon. Le domande delle famiglie Tanis e Deniz così come quelle dei politici kurdi ai pubblici ministeri, alla presidenza dell'Assemblea nazionale turca, al Primo Ministro e alla Presidenza della republica non hanno portato alcun risultato. La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha sancito che la Turchia ha violato l'articolo 2 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e che i pubblici ufficiali sono direttamente responsabili della sparizione di Tanis e Deniz secondo l'articolo 13 bis della stessa convenzione. La Turchia è stata condannata a pagare 172 mila euro di risarcimento alle famiglie. Tanis padre ha dichiarato che fu convocato a Şırnak al Comando del Reggimento della Gendarmeria, al momento sotto il comando del generale di brigata Levent Ersöz e di essere stato minacciato a causa delle attività di suo figlio legate al partito filo kurdo HADEP. Inoltre, prima della sua scomparsa Serdar Tanis scrisse una lettera al presidente del HADEP di Diyarbakir, Ali Ürküt, confidandogli le pressioni e le minacce che lui e suo padre dovevano affrontare. Il Comandante del reggimento della Gendarmeria del tempo Ersöz Levent non è mai stato interrogato sull'argomento. Inoltre, il Comandante Maggiore della Gendarmeria di Silopi, Süleyman Can, presumibilmente coinvolto nel caso, è stato sospettosamente ucciso in un conflitto armato. In un'intervista rilasciata al quotidiano Gunluk un soldato che ha voluto rimanere anonimo, si è appreso che Tanis e Deniz sono stati uccisi nei pressi del fiume Tigri e sepolti a Dargeçit dopo essere stati prelevati dalla stazione militare di Dargeçit. ANF / NEWS DESK
Turchia: giornalista kurdo imprigionato e un altro torturato
Il regime turco ha imprigionato martedì 24 gennaio un corrispondente dell’agenzia di stampa Diha per aver scritto un articolo sul caso KCK. Un altro giornalista kurdo ha testimoniato di essere stato torturato mentre era in carcere. Il corrispondente dell'agenzia di stampa kurda Diha, Murat Ciftci, è stato arrestato e incarcerato nella prigione F (massima sicurezza) di Urfa. Murat è accusato di essere membro di un' organizzazione "terroristica", solo per aver scritto un articolo su un testimone del caso KCK. Arrestato in precedenza con altri 38 colleghi durante le operazioni di polizia dello scorso 13 gennaio, con l'accusa di collusione con il KCK, il giornalista kurdo era stato rilasciato quattro giorni dopo. Il giornalista del quotidiano Özgür Gundem, Kisin Turabi ha dichiarato di essere stato torturato nel carcere F di Ankara. Costretto a denudarsi è stato torturato da alcuni agenti appartenenti alla polizia penitenziaria. Kisin Turabi è stato uno dei 36 giornalisti kurdi arrestati nel dicembre 2011. La Turchia è oggi la più grande prigione del mondo per giornalisti, infatti i dati riportano che i mebri della stampa attualmente in carcere sono 99. Almeno 65 di loro sono kurdi, tra cui 25 giornalisti dell'agenzia Diha,14 del quotidiano in lingua kurda Azadiya Welat (tra cui quattro ex redattori e un editor), 12 di Özgür Gundem e due dell' agenzia di stampa Firat.
martedì 24 gennaio 2012
Milano protesta per avvocati arrestati in Turchia
24 gennaio 2012 DAVANTI AL CONSOLATO TURCO in Milano, Via Larga, 19. Gli avvocati europei hanno protestano in tutta Europa (L'Aja, Amsterdam, Berna, Berlino, Dusseldorf, Amburgo, Parigi, Bruxelles, Roma, Milano, Barcellona, Madrid e in altre città) contro gli arresti infondati ed illegali e gli ostacoli all'attività degli avvocati in Turchia.
Indagine sui libri di Musa Anter
Il figlio di Musa Anter, scrittore kurdo assassinato a Diyarbakir nel 1992 da uno squadrone della morte turco, ha dichiarato: "Vogliono far tacere tutti noi". La Procura di Istanbul ha avviato un'indagine su dieci libri pubblicati dalla casa editrice Aram, inclusi i testi di Musa Anter e tre in lingua kurda. L’accusa è di fare propaganda ad un’organizzazione terroristica. Dicle figlio di Musa Anter, ha detto che il pubblico ministero ha chiesto loro il perché pubblicassero i libri di una persona deceduta. Il figlio dello scrittore ha dichiarato: ". Ci dicono di tacere, di non parlare, di non vedere. Stanno mettendo a tacere gli intellettuali". Dicle ha ricordato che i libri del padre sono stati banditi l'ultima volta nel 1962 e ha rimarcato il fatto che la stessa mentalità repressiva è ancora in corso. ANF / ISTANBUL
lunedì 23 gennaio 2012
Proibendo ROJ/TV si strangola la voce del popolo kurdo
L’operatore satellitare europeo Eutelsat Communications ha deciso di vietare il canale televisivo kurdo in esilio, Roj TV, cedendo così alle pressioni della Turchia, campione per le violazioni dei diritti dell’uomo. Tale decisione di Eutelsat la cui sede sociale si trova a Parigi rivela la complicità della Francia nella repressione anti-kurda. Questa società, sotto la giurisdizione degli stati europei, prende una decisione ingiusta e arbitraria, cosa che si era ben guardata di fare la giustizia danese nel quadro del processo intentato contro ROJ TV, nonostante le enormi pressioni che gli erano state fatte dalla Turchia, gli Stati uniti e tutti i paesi europei membri della NATO. Noi esprimiamo tutta la nostra contrarietà nei confornti dell’accusa di « terrorismo ». Tutte le famiglie kurde si sentono insultate. Roj TV non ha mai fatto apologia criminale. Roj TV, è la voce del popolo kurdo che esprime tutte le sofferenze, tutte le inquietudini, tutte le battaglie, ma anche tutte le speranze. E’ un popolo tutto che è sintonizzato 24 ore su 24 su questo canale a Diyarbakir, nel Kurdistan settentrionale (Turchia) come nel Kurdistan meridionale (Irak), in tutta la diaspora, in Europa come nel resto del mondo. Roj TV, è la voce della speranza e della libertà. La Turchia, che mette il bavaglio a tutti i mezzi d’informazione, che ha chiuso in prigione un centinaio di giornalisti, una cinquantina di avvocati, oltre a deputati, sindaci, migliaia di militanti ed esponenti della società civile, non poteva sopportare la libertà d’espressione del popolo kurdo. E’ da biasimare che la Francia, l’Europa, portino per ragioni economiche un sostegno a questo stato totalitario che non rispetta la libertà d’espressione. Noi ci appelliamo al popolo francese, a tutte le organizzazioni democratiche, agli eletti politici e ai candidati alla presidenza della Repubblica francese affinché condannino una tale decisione e prendano la difesa di un popolo di cui si vuole negare la stessa esistenza. Il popolo kurdo non si lascerà strangolare. Federazione delle associazioni kurde in Francia
domenica 22 gennaio 2012
L'orrore a Diyarbakir
Continuano ad affiorare i resti degli "scomparsi" torturati e uccisi dalle forze speciali turche negli anni 80/90. Nella foto la fossa comune scoperta in prossimità della sede del JİTEM a Diyarbakır. JITEM (Unità di intelligence antiterrorismo della Gendarmeria) era una unità clandestina ed illegale creata alla fine degli anni ’80 per contrastare il movimento kurdo di liberazione.
La Terra ci restituisce i nostri figli
Per la 356 volta le Madri del Sabato riunite davanti l'alta scuola Galatasaray, nel cuore di Istanbul hanno organizzato un sit-in per chiedere giustizia per i loro cari che sono stati rapiti e fatti sparire dagli organi della gendarmeria o uccisi da 'killer sconosciuti'. Le madri nei loro discorsi hanno ricordato che i resti dei corpi degli scomparsi vengono ritrovati nei giardini di strutture militari. "La terra ci restituisce i corpi dopo tanto tempo". Le madri hanno chiesto allo Stato di rispondere per i crimini commessi. Supportate dal vice presidente del BDP di Istanbul, SabahatTuncel e dell'artista Zeynep Tanbay, le Madri del Sabato hanno dedicato il loro incontro a İsmail Şahin rapito il 18 gennaio 1996, mentre lavora per il Comune di Beyoğlu come operaio delle pulizie e di Murat Yıldız, arrestato il 23 febbraio 1995. ANF / ISTANBUL
venerdì 20 gennaio 2012
Lo "stato profondo" colpisce ancora
Hakkari (DİHA) - Il Partito della Pace e la Democrazia (BDP) ha fatto una dichiarazione circa l'esplosione avvenuta ieri ad Hakkari che ha causato un morto e molti feriti. Secondo la dichiarazione del BDP l'esplosione è una cospirazione organizzata da un'organizzazione dello Stato turco per terrorizzare la gente kurda. Riferendosi ad altri incidenti organizzati da queste forze segrete, Siddik Yıldırım presidente del BDP di Hakkari ha dichiarato: "E 'molto chiaro che questo attentato è stato gestito dallo stato e dai 'ragazzi perbene' che hanno agito nella regione molte volte uccidendo molti kurdi. Il governo dell'AKP-Gülen (riferendosi al magnate turco Fethullah Gülen) conosce bene chi ha fatto questo. Nel distretto di Semdinli fecero esplodere la Libreria Umut. Le Autorità rilasciarono i responsabili nonostante furono colti in flagrante dalla popolazione. A Roboski e Geliye Tiyare, è stato messo in atto lo stesso scenario. Il PKK e le HPG (Forze di Difesa Popolare) hanno dichiarato che non centrano niente, ma il Primo Ministro cerca ancora di incolpare i kurdi". www.diclehaber.com
24 gennaio 2012 - GIORNATA DELL'AVVOCATO PERSEGUITATO
IL 24.1.2012 DALLE 15 ALLE 17 PRESIDI DAVANTI ALL'AMBASCIATA TURCA in Roma, Via Palestro, 28 E DAVANTI AL CONSOLATO TURCO in Milano, Via Larga, 19.
Gli avvocati europei protestano in tutta Europa (L'Aja, Amsterdam, Berna, Berlino, Dusseldorf, Amburgo, Parigi, Bruxelles, Roma, Milano, Barcellona, Madrid e in altre città) contro gli arresti infondati ed illegali e gli ostacoli all'attività degli avvocati in Turchia.
Gli avvocati europei protestano in tutta Europa (L'Aja, Amsterdam, Berna, Berlino, Dusseldorf, Amburgo, Parigi, Bruxelles, Roma, Milano, Barcellona, Madrid e in altre città) contro gli arresti infondati ed illegali e gli ostacoli all'attività degli avvocati in Turchia.
giovedì 19 gennaio 2012
Esplosione ad Hakkari
Almeno quindici persone sono rimaste ferite stasera per un'esplosione nella città di Hakkari. Non sono ancora chiare le cause della deflagrazione che è avvenuta in una strada principale del centro. Una persona è morta secondo l'agenzia DIHA News. Dopo l'esplosione ci sono stati scontri tra la polizia e la gente della città. La polizia ha attaccato la folla con gas lacrimogeni. ANF / Hakkari
Sospendere il sostegno militare alla Turchia
I rifugiati kurdi in Italia si rivolgono agli Stati Uniti per chiedere di abbandonare il sostegno alla Turchia nella guerra sporca contro il popolo kurdo. E' stata consegnata oggi al funzionario responsabile della sicurezza dell'Ambasciata americana a Roma, in via Veneto, una lettera indirizzata al Presidente Barack Obama e un ampio dossier informativo sulla situazione di violazione dei diritti umani nel Kurdistan turco. Il dossier include fra l'altro il rapporto dell'associazione turca per i diritti umani, IHD, su quanto accaduto lo scorso 28 dicembre nella provincia di Uludere, al confine fra Iraq e Turchia, quando l'aviazione turca nel corso di un bombardamento ha ucciso 35 giovanissimi civili kurdi nei pressi del villaggio di Roboski; consegnato inoltre un comunicato con cui Amnesty International esprime crescente preoccupazione per le migliaia di arresti di politici, attivisti per i diritti umani, avvocati, giornalisti, intellettuali e professori universitari con accuse vaghe e inconsistenti. Nella lettera si chiede all'amministrazione degli Stati Uniti di sospendere il sostegno militare, politico e economico al governo turco, e di esercitare un ruolo di mediazione per porre fine alle violazioni dei diritti umani e lavorare per una soluzione pacifica e democratica della questione kurda. UiKi Onlus Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia
Sette persone arrestate a Mardin
Questa mattina quattro dirigenti del BDP (Partito della pace e la Democrazia), due membri del Consiglio Comunale e il presidente del Meya-DER, Fettah Tekin sono stati arrestati a Mardin nel distretto di Kiziltepe a seguito di una serie di incursioni effettuate dal Dipartimento di Polizia di Kiziltepe. Nessuna dichiarazione ufficiale è stata fatta circa il motivo di questi arresti. ANF / Mardin
Turchia, termina il processo per l'assassinio di Hrant Dink, stato innocente
www.amnesty.it - A cinque anni di distanza dall'assassinio di Hrant Dink, Amnesty International ha accusato le autorità della Turchia di non aver preso seriamente in considerazione le denunce sul presunto coinvolgimento di funzionari dello stato nell'agguato che, il 19 gennaio 2007, a Trebisonda, costò la vita al giornalista e attivista per i diritti umani di origine armena. Il processo nei confronti di 18 imputati si è chiuso, senza che le autorità abbiano approfondito sul piano giudiziario le circostanze dell'omicidio. Hrant Dink, che all'epoca dirigeva il quotidiano Agos, è stato ucciso per le sue idee, denuncia Amnesty International. Le forze di sicurezza erano a conoscenza dei piani per eliminarlo ed erano in contatto con coloro che sono stati accusati dell'omicidio, ma non fecero nulla per impedirlo. Nonostante le richieste dei familiari di Dink e una pronuncia della Corte europea dei diritti umani, che nel 2010 ha condannato lo stato turco a un risarcimento per non aver protetto la vita del giornalista, le collusioni e le negligenze delle autorità statali non sono state indagate.
mercoledì 18 gennaio 2012
Hrant Dink: niente giustizia
www.lastampa.it - I legali hanno dichiarato che sia l'assassinio di Dink che quello del sacerdote italiano Andrea Santoro a Trebisonda che l'uccisione di tre cristiani a Malatya erano parte di un piano di Ergenekon. Un tribunale turco ieri ha condannato all’ergastolo Yasin Hayal, uno dei principali sospettati nell’assassinio del giornalista turco-armeno Hrant Dink. Hayal è stato condannato per istigazione all’assassinio; un altro sospettato Erhan Tuncel è stato considerato non responsabile dell’accusa di assassinio. Il processo è durato cinque anni. I due e gli altri sospettati (in tutto un gruppo di 19) sono stati riconosciuti non colpevoli dell’accusa di appartenere a un’organizzazione terroristica. leggi tutto
Altre ossa ritrovate nell'ex sede del JITEM
Undici teschi sono stati trovati finora nella fossa comune scoperta in prossimità della sede JİTEM a Diyarbakır, a pochi metri di distanza dalla procura di Diyarbakir. JITEM (Unità di intelligence antiterrorismo della Gendarmeria) è una unità clandestina ed illegale creata alla fine degli anni ’80 per contrastare il crescente movimento kurdo di liberazione. Le ossa e i teschi saranno inviati al Consiglio di Medicina Legale (ATK) dopo essere stati esaminati da un procuratore. Si cercherà di stabilire l'identità dei corpi prelevando dei campioni di DNA dai parenti delle persone scomparse nel sud-est della Turchia. L'edificio nel quartiere Ickale ha ospitato una sede del carcere, il tribunale e la sede del JİTEM fino al 1999, successivamente è stato consegnato al Ministero del Turismo. Un ex membro del JITEM, Abdulkadir Aygan, ha dichiarato che "L'area di scavo è il posto migliore se siete alla ricerca di altri scomparsi". ANF News Agency
martedì 17 gennaio 2012
Intimidazione contro i sopravvissuti al massacro di Roboski
I raid aerei lanciati dalle forze armate turche il 28 dicembre nei pressi del villaggio di Roboski hanno ucciso 35 persone, tre sopravvisuti al massacro sono ora accusati di contrabbando. Il governo ha cercato di coprire la strage affermando che è stato un "errore", ma le testimonianze dei sopravvissuti così come il fatto che nessuna indagine è stata ancora lanciata dimostrano che le cose sono andate diversamente. Che la zona fosse abitualmente percorsa dagli abitanti del villaggio per andare in Iraq a comprare zucchero e soprattutto del carburante da vendere, l'esercito lo sapeva bene. Ora, i giornali riportano che i sopravvissuti al massacro sono stati chiamati domenica dai militari per essere interrogati sulle loro attività di contrabbando. I tre sopravvissuti, Davut Encü, Salih Encü e Hacı Encü hanno dichiarato al quotidiano Taraf che lunedì ufficiali militari li hanno convocati presso la base militare del distretto di Uludere per essere interrogati con l'accusa di "violazione delle leggi di transito", "passaggio illegale della frontiera" e "trasporto illegale di beni nel paese". ANF / Sirnak / ULUDERE
lunedì 16 gennaio 2012
Resistere è la nostra unica opzione
"L'AKP crea false testimonianze che vengono poi raccolte dalla pubblica accusa e utilizzate per incriminare i nostri compagni. Resistere è la nostra unica opzione! " la dichiarazione è stata fatta da Gültan Kışanak, Co-Presidente del BDP, in riferimento alle recenti affermazione del Vice Ministro Besir Atalay in cui dice che le operazioni KCK, sono state condotte in modo coordinato. Gültan Kışanak, Sebahat Tuncel Parlamentare di Isanbul, Ayla Akat Ata Parlamentare di Batman, e Mülkiye Birtan Parlamentare di Kars, hanno visitato i detenuti presi in custodia a seguito dell’ultima ondata di arresti del 13 gennaio scorso. Mentre gli interrogatori continuano presso la Corte di Istanbul a Beşiktaş, la Co- Presidente Kışanak fatto una dichiarazione dedicata ai familiari delle persone in carcere in cui sottolinea, che le cosiddette operazioni"KCK" negli ultimi 3 anni sono state programmate e dirette dal Governo dell'AKP e dal Primo Ministro Erdogan e l’ultima dichiarazione del vice Primo Ministro Besir Atalay, fornisce la prova che gli arresti sono stati condotti in modo organizzato. Kışanak continua dicendo che"L'AKP sta utilizzando la legge e gli strumenti dello Stato per annientare il BDP. I media al soldo dell’AKP, danno notizie in merito alle operazioni ancor prima che le persone interessate dalle indagini, vengano interrogate ". Ricordando che i detenuti sono membri BDP che agiscono in maniera legale, Kışanak ha osservato che: "Ciò che disturba l'AKP è il fatto che il BDP continui a essere attivo e a lavorare, nonostante tutte le pressioni e i numerosi arresti che quotidianamente deve affrontare. L'AKP e il Primo Ministro Erdogan, hanno due possibilità: o continuare ad essere crudeli o abbandonare le attuali condotte politiche, concedendo i nostri legittimi diritti in un ambito democratico. Fino a quel momento, la nostra lotta non si fermerà. Noi abbiamo una sola opzione, continuare a resistere ". Osservando che gli arresti e le prove non si distanziano di molto da una farsa teatrale, Kışanak ha affermato che intende ancora serbare fiducia nella giustizia. ANF
domenica 15 gennaio 2012
sabato 14 gennaio 2012
Il BDP e gli arresti del 13 gennaio 2012
In un comunicato stampa, i co-presidenti del BDP Selahattin Demirtas e Gültan Kışanak hanno fatto la seguente dichiarazione: "E 'chiaro che, le operazioni di polizia contro i curdi sono gestite e coordinate dal governo dell'AKP. Tutti i raid della polizia sono iniziati subito dopo le dissertazione di Erdogan PM contro i politici curdi. Specialmente dopo l’ ultima "riforma giudiziaria", giudici e pubblici ministeri agiscono secondo i dettami del governo AKP. A dispetto delle numerose critiche da parte di alcuni editorialisti, il Governo dell'AKP ha incrementato la repressione nei confronti dei dirigenti dei media".
venerdì 13 gennaio 2012
Turchia oggi
Secondo l'Associazione dei Diritti Umani (IHD) almeno 6800 persone sono state arrestate durante le proteste nei primi undici mesi del 2011, tra cui 3.800 in stato di detenzione. Ogni settimana, decine di altri si aggiungono a questa lista. Oggi, nelle carceri turche si trovano oltre 122.500 persone, contro le 53.000 del 2002, l'anno in cui l'Akp del primo ministro Recep Tayyip Erdogan è salito al potere.
Arresti e perquisizioni in corso in 11 città
Dalle prime ore di questa mattina sono in corso perquisizioni domiciliari e incursioni di polizia ad Ankara, Istanbul, Mersin, Batman, Diyarbakir, Siirt, Van, Urfa, Adana, Agri e Mardin. L'operazione ha preso di mira il BDP (Partito della Pace e la Democrazia) e il KESK (Unione nazionale per l'occupazione). E 'stato confermato che l'ex co-presidente del BDP di Van Fatma Kurtulan è stata arrestata, così come molte altre persone la cui identità non è ancora nota. A Urfa varie perquisizioni sono state effettuate anche presso l'edificio principale del BDP, dell'associazione Kurdi-DER e nelle case di politici del BDP. A Istanbul la polizia ha perquisito la casa del presidente del BDP Zekiye İlbasan, che è stato preso in custodia. A Mersin e Siirt le perquisizioni sono ancora in corso. Ad Ankara la polizia ha fatto irruzione nel edificio dove a sede il sindacato KESK. Tra le case perquisite risulta anche quella del giornalista dell'agenzia DIHA Murat Çiftçi. ANF / ISTANBUL
giovedì 12 gennaio 2012
I kurdi chiedono diritti, la Turchia risponde con arresti di massa
ISTANBUL / Diyarbakir - Dogan News Agency - 2012/12/01 - Oltre 40 persone sono state arrestate ieri ad Istanbul e Diyarbakir con l'accusa di far parte del KCK (Unione delle comunità kurde). Venti sospetti sono stati presi in custodia il 10 gennaio nel distretto di Silopi, nella provincia sud-orientale di Sirnak, mentre altri 15 sospetti, tra cui tre minorenni, hanno affermato di aver fatto parte della organizzazione giovanile del KCK e sono stati arrestati a Istanbul. Nel frattempo, 22 sospetti sono stati arrestati ieri a Diyarbakir. Un totale di 152 sospetti, 104 dei quali arrestati sono in attesa della convalida dell'arresto. Selahattin Demirtas, co-presidente del BDP (Partito della Pace e la Democrazia), in una riunione tenutasi ieri a Diyarbakir ha detto che la parità dei diritti deve essere garantita al popolo kurdo e ai suoi politici. Sette partiti kurdi, tra cui il BDP, l'HAKPAR (Partito dei diritti e le libertà) e il KADEP (Partito della Democrazia Partecipativa) hanno fatto richieste per una nuova costituzione, affermando che l'identità del popolo kurdo deve essere riconosciuta e garantita. Hanno inoltre chiesto diritto di associazione, poter dare nomi kurdi ai partiti politici e che la lingua kurda sia riconosciuta come lingua ufficiale nella nuova costituzione. "Per la prima volta nella storia della Repubblica turca, la possibilità di una costituzione democratica è stato affermata. Per la soluzione della questione kurda, questa opportunità storica può essere la base di una società pacifica", ha concluso Demirtas.
mercoledì 11 gennaio 2012
Siamo giornalisti, non terroristi
(ANSAmed) - ANKARA, 10 GEN - E' stato pubblicato, ed e' gia' al suo secondo numero, l'annunciato periodico scritto da giornalisti in attesa di processo in Turchia per richiamare l'attenzione su questa anomalo effetto del sistema giudiziario turco. La pubblicazione di 16 pagine si chiama ''Tutuklu Gazete'' (''Giornale prigioniero'' o ''incarcerato'') e, come segnalano vari siti, e' stato allegato oggi in centomila copie ad alcuni quotidiani. Lo hanno redatto 43 giornalisti in carcere assieme ad altri due da poco rilasciati e a due firme ''ospiti''.
Roj Tv non deve essere chiusa
I giudici danesi hanno stabilito che il canale satellitare curdo RojTv non deve essere chiuso. Nella sentenza si dichiara che non c'è alcun motivo giuridico per la revoca della licenza al canale e lo stesso vale per la confisca dei beni (pari a 20 milioni di euro). Nel processo contro RojTV aperto il 15 agosto in Danimarca, il canale satellitare è stato accusato di fare propaganda per il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). RojTV non ha studi in Danimarca ma possiede la licenza concessa dalle autorità danesi. Roj Tv è nata come Med Tv il 30 marzo 1995. Il 14 aprile dello stesso anno ha trasmesso il Congresso di fondazione del Parlamento Curdo in esilio. Nel corso degli anni, nelle quattro parti in cui è diviso il Kurdistan (Iran, Turchia, Iraq e Siria), così come in tutto il mondo le antenne paraboliche sono cresciute come funghi per captare il prezioso segnale proveniente dall'Europa che dava ai curdi, sparsi in tutto il mondo, le immagini e le voci del Kurdistan. Med Tv trasmetteva dal Belgio ma ben presto le pressioni esercitate dalla Turchia, hanno convinto le autorità locali ad agire contro la televisione. Nel settembre del 1996 una massiccia operazione di polizia ha fatto irruzione a Med Tv , il personale è stato arrestato e gli archivi sequestrati.
martedì 10 gennaio 2012
Il Consiglio d'Europa e la giustizia in Turchia
Strasburgo, 10 gennaio, 2012 Comunicato stampa del Consiglio d'Europa : "Da molto tempo, le carenze sistemiche nell'amministrazione della giustizia Turca influenzano negativamente la situazione dei diritti umani nel paese" , Thomas Hammarberg, Commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani ha rilasciato in data odierna questa dichiarazione in relazione agli effetti provocati dall'amministrazione della giustizia in Turchia. Nonostante le riforme intraprese dalla Turchia, la legge turca e non è ancora in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Uno dei principali fattori che ostacolano tale progresso è costituito dagli atteggiamenti dei giudici e dei pubblici ministeri che continuano a dare la priorità alla "protezione dello Stato", invece di tutelare il rispetto dei diritti umani.
La repressione continua
Continuano in tutto il paese gli arresti e le detenzioni di membri del BDP. 18 persone sono state prese in custodia la notte del 10 gennaio a Kiziltepe. Gli arresti di oggi hanno preso di mira i membri del BDP che si sono esposti nell'ambito della campagna "Siamo tutti membri del KCK" lanciato da BDP come atto di protesta contro la cosiddetta inchiesta "KCK" (Unione delle comunità kurde). Mentre due fermati sono stati rilasciati dopo l'interrogatorio in Procura, 16 persone sono state sottoposte a custodia cautelare e inviate al carcere di Mardin. A seguito di incursioni simultanee casa per casa con la collaborazione dei corpi speciali, la polizia sempre il 10 gennaio ha arrestato 13 persone nel distretto di Silopi, otto persone nel quartiere Cinar di Diyarbakir e uno studente ad Ankara.
lunedì 9 gennaio 2012
Roma: contro il massacro di civili in Turchia
Martedì 10 gennaio dalle ore 15 alle in PIAZZA DEL POPOLO
presidio dei Kurdi di Roma per protestare contro il massacro di civili in Turchia.
www.ararat-roma.blogspot.com
presidio dei Kurdi di Roma per protestare contro il massacro di civili in Turchia.
www.ararat-roma.blogspot.com
domenica 8 gennaio 2012
Scontri sui monti Cudi
Il BDP chiama la popolazione a recarsi nell’area degli scontri. Da ieri la regione di Sirnak è stata caratterizzata da una massiccia presenza militare e nella giornata odierna sono stati segnalati numerosi scontri nell' area di Cudi. Un ingente numero di veicoli militari ed elicotteri è stato inviato nella zona delle operazione e si riportano scontri e caduti. Un intensificarsi delle azioni militari è stato segnalato anche nella regione di Besta. L’Iniziativa Popolare del Kurdistan, ha invitato la gente di Botan ad agire come scudi umani, implementando la resistenza e le azioni di protesta nella zona, per proteggere i guerriglieri e per porre fine al massacro del popolo curdo. In una dichiarazione in merito alle operazioni in corso, Selahattin Demirtas Co-presidente del BDP, ha messo in evidenza che fonti locali denunciano l’uso di armi chimiche negli scontri sui monti Cudi. Demirtas ha esortato gli abitanti di Botan a ribellarsi contro le politiche di guerra nella zona delle operazione. "Il nostro popolo soffre per le morti provocate da questi atti. Le azioni democratiche del popolo sono quindi il modo più efficace per porre fine a questi strazi ", ha ribadito poi, l’intenzione del BDP di essere pronto a protestare per porre fine alla guerra e alle azioni militari attualmente in corso. ANF / Sirnak
Lettera da Roboski
Welat Encü, di 22 anni ha perso il fratello Serhat Encü di 17 anni, nel massacro di Roboski il 28 dicembre, ha scritto una lettera alle autorità turche. "Assassini senza cuore che disumanizzate la vita! Loro (35 persone di cui 19 minori e mio fratello) non meritavano di essere uccisi in questo modo atroce. Siete sanguisughe! Loro sono stati costretti su quella strada per sfamare le loro famiglie, per guadagnare denaro per la loro scuola, per poter comprare il pane e il burro. Ognuno ha una storia personale unica e piena di dolore. Siete pronti ad ascoltarne alcune? Serhat Encü (17 anni), era lì per guadagnare i soldi per due fratelli studenti universitari, dal momento che nessuno della famiglia oltre lui può lavorare. Cemal Encü (16 anni), studente di liceo, era lì per pagarsi la scuola. Hamza Encü (21 anni), era lì per sostenere la sua famiglia. Şerafettin Encü (16 anni), studente di scuola superiore, orfano di madre, era lì per guadagnare qualcosa. Bedran Encü, (14 anni), studente di scuola media, era lì come capofamiglia era il figlio più grande. Sivan Encu, (16 anni), studente di scuola superiore, orfano del padre era lì per prendersi cura di sua madre. Aslan Encu, (17 anni), era lì per prendersi cura della sua famiglia. Ha un padre vecchio e un fratello handicappato a causa dell'esplosione di una mina sei anni fa. Calal Encu, (18 anni), lui era lì per guadagnare qualche soldo e non essere un peso per la sua famiglia. Hüseyin Encu (19 anni), era lì per sostenere la sua famiglia. Encu Selam (22 anni), era il mio amico di scuola superiore, appena laureato. Era lì per guadagnare soldi per sostenere un esame per il posto di lavoro. Fadil Encu (19 anni), era lì per sostenere la famiglia. Assassini assetati di sangue, capite? Erano lì per un paio di galloni di benzina, 30 chili di tè, due sacchi di zucchero. Erano lì per 50 lire turche [meno di 25 euro] per sostenere le loro famiglie o guadagnare soldi per andare a scuola. Opprimete questo popolo da anni, e non è abbastanza per voi e ora ci uccidete senza farvi problemi. Loro non avevano alcun potere o tornaconto. Vi lascio alla punizione di Dio". www.firatnews.com
venerdì 6 gennaio 2012
Sette persone arrestate a Roboski
Dopo il massacro degli aerei da guerra turchi che hanno lasciato 35 morti, 7 persone sono state arrestate. Sei sono state prese in custodia nel villaggio di Roboski (Ortasu), in provincia di Şırnak. Tra loro alcuni parenti delle 35 vittime del 28 dicembre. I nomi delle persone detenute sono Faruk Encu, Serbest Encu, Nihat Encu, Nezir Encu, Ferset Encu e Ferdi Alma. Sono stati arrestati nelle prime ore del mattino, a quanto pare dopo un controllo da parte dei soldati. Mercoledì scorso un altro abitante del villaggio, Özcan Encu, era stato arrestato dopo un controllo di identità. E' ancora in detenzione. Gli arresti arrivano nel bel mezzo di speculazioni su una rimborso che il governo avrebbe pagato alle famiglie delle 35 persone uccise dall'esercito turco. Alcune famiglie hanno detto che non accetteranno alcun compenso, credono sia un modo per coprire la ricerca della verità su ciò che è realmente accaduto e sui responsabili del massacro. en.firatnews.eu
giovedì 5 gennaio 2012
mercoledì 4 gennaio 2012
Rapporto sul massacro di Roboski
A seguito di un esteso sopralluogo ad Uludere, una delegazione composta dalle associazioni MAZLUMDER, IHD, CHD, TIHV, KESK, TTB e membri del sindacato DISK ha rilasciato una dichiarazione congiunta sul massacro di Roboski. La dichiarazione delle organizzazioni stabilisce che a Roboski è avvenuto un massacro in cui sono stati uccisi 35 civili, si tratta di "una esecuzione extragiudiziale e una strage di massa considerando il numero delle persone uccise." Sulla base delle dichiarazioni di testimoni oculari, il rapporto contraddice le accuse da parte dei funzionari turchi e sottolinea che il gruppo non era stato avvertito di "fermarsi" prima del bombardamento. E' stato anche rilevato che nessuna delle persone del gruppo stava trasportando armi, né ha risposto ai soldati prima del bombardamento. Parlando a nome della delegazione, il presidente dell'IHD (associazione per i diritti umani) Öztürk Türkdoğan ha sottolineato che l'autopsia sui corpi è stata superficiale e che la delegazione ha stabilito che "alcuni dei corpi sono stati bruciati e i loro organi interni strappati." Türkdoğan ha anche fatto notare l'elevata potenza distruttiva delle munizioni utilizzate nei bombardamenti e ha dichiarato che queste persone erano coinvolte nel commercio transfrontaliero da molti anni e le autorità militari della regione ne erano a conoscenza. La dichiarazione della delegazione ha ricordato anche le testimonianze su alcuni feriti morti per il freddo e la mancanza di cure mediche a causa del divieto di entrare nella zona del massacro imposto ad ambulanze e agli ufficiali sanitari. en.firatnews.eu
martedì 3 gennaio 2012
Genova: protesta contro il massacro di Uludere
Genova giovedì 5 gennaio, ore 17:30 in Piazza De Ferrari davanti a Palazzo Ducale
presidio di protesta contro la repressione del Governo turco contro la popolazione kurda
BASTA SANGUE!!! Pace e diritti per il POPOLO KURDO
Associazione SENZA PAURA Onlus - Genova www.senzapaura.org Roma: Presidio kurdo contro il massacro di civili in Turchia
Continua la mobilitazione dei kurdi di Roma contro il massacro di civili nel villaggio kurdo di Roboski del 28-12-2011, mentre in tutto il Kurdistan, in Turchia e nelle principali città europee il lutto e la rabbia dei kurdi si esprime nelle piazze, nelle vie e di fronte alle Ambasciate.
Martedì 3 gennaio tra le ore 14 e le ore 20
si terrà un presidio dei kurdi romani in Largo di Torre Argentina, convocato dal Centro Culurale Kurdo “Ararat” e dall’UIKI, "Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia”, con l’adesione di Rete Kurdistan Roma, Senza Confine, Un Ponte Per.
lunedì 2 gennaio 2012
Nuovi arresti in molte città
31 dicembre 2011 - ANF - Numerose persone sono state prese in custodia a seguito delle manifestazioni di protesta contro i bombardamenti aerei che il 28 dicembre hanno provocato la morte di 35 persone nel villaggio dì Roboski. A Hakkari, Van e Sirnak, la mattinata è stata caratterizzata da perquisizioni e arresti. Diverse case sono state perquisite e circa 23 persone sono state prese in custodia. Ad Hakkari 14 persone sono state portate alla stazione di polizia. A Idil (Şırnak), la polizia ha attaccato duramente i manifestanti e ha preso in custodia 6 ragazzi di 18 anni. A Van (municipalità di Bostaniçi), Nadir Cak è stato portato alla stazione di polizia. Il 2 novembre l'uomo era rimasto gravemente ferito a seguito degli scontri scoppiati durante una manifestazione contro la visita del primo ministro nelle zone colpite dal terremoto e rimase in coma per un mese.
Roma: protesta kurda a S. Pietro
Martedì 1 gennaio 2012 si è tenuta una breve manifestazione dei kurdi del centro Ararat in piazza San Pietro, di fronte alla Basilica gremita di turisti: un grande striscione recava la scritta: “Fermiamo il massacro dei kurdi in Turchia”, ed è stato distribuito il volantino riportato qui in calce.
Protestiamo contro il massacro della popolazione civile kurda in Turchia.
Vogliamo esprimere alla popolazione italiana il nostro lutto e la nostra protesta, come kurdi che vivono in Italia, per l’orribile massacro effettuato nella sera di mercoledì 28 dicembre dall’aviazione militare turca.
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