Diyarbakir (Turchia), 6 dic. (LaPresse) - E' iniziata al tribunale di Diyarbakir, nel Kurdistan turco, l'udienza del processo Kck, che vede sul banco degli imputati 152 tra sindaci, ex parlamentari e attivisti di associazioni per i diritti umani appartenenti alla rete Koma Civaken Kurdistan (Unione delle comunità curde). Stringenti le misure di sicurezza: l'accesso in aula, affollatissima, è stato riservato soltanto ad avvocati e familiari, che hanno dovuto lasciare all'ingresso persino chiavi e custodie degli occhiali. Sul posto una delegazione italiana di 37 persone della Rete di solidarietà col popolo curdo, tra cui avvocati e giornalisti, al seguito della quale è sul posto anche LaPresse. All'esterno del tribunale i blindati della polizia presidiano l'area, interamente transennata. Il clima, contrariamente alle attese, sembra tranquillo. Le associazioni curde apparentemente non hanno organizzato alcuna manifestazione in solidarietà con gli imputati, per evitare tensioni dopo che il 3 dicembre uno studente curdo di 21 anni è morto, colpito da un colpo di arma da fuoco alla schiena, nel corso di scontri con le forze dell'ordine. Negli ultimi giorni i curdi avevano organizzato una serie di proteste per sollevare l'attenzione sui recenti arresti, che hanno coinvolto anche sindaci e accademici, e sul processo che è ripreso oggi al tribunale. Ieri un avvocato al seguito della delegazione italiana, Arturo Salerni, è stato bloccato appena sceso dal volo in arrivo da Roma all'aeroporto di Istanbul. Salerni difese Abdullah Ocalan durante la sua permanenza in Italia e per questo è segnalato come 'persona non gradita' nei database delle autorità di Ankara. www.lapresse.it