6 marzo 2012 – I Kurdi richiedenti asilo di Roma hanno manifestato contro la chiusura di una delle poche strutture sanitarie specializzate sia nel far fronte ai traumi (specie psicologici) delle torture e persecuzioni subite, sia nel corredare la loro richiesta d’asilo con documentazione medica adeguata. I Kurdi, assieme all’associazione ‘Senza Confine’ e ad altre componenti dell’associazionismo romano che coadiuva il percorso della loro richiesta d’asilo, hanno tenuto un presidio presso l’Ospedale San Giovanni-Addolorata, dove aveva sede l’ “Ambulatorio per le Patologie Post-Traumatiche e da Stress” (della rete Nirast), che la direzione dell’Ospedale aveva repentinamente soppresso il 1° marzo.
I Kurdi scesi in piazza a Roma sono affratellati dalle ferite fisiche e psicologiche ricevute dalla repressione del regime turco, di cui portano ancora le conseguenze, e dalla difficile e precaria condizione di profughi in una contesto istituzionale che pone infiniti ostacoli alla loro richiesta di asilo ma anche di inserimento sociale e di condizioni di vita dignitose. Accanto ai loro connazionali unitisi ad essi per solidarietà, molti dei manifestanti erano personalmente assistiti dall’Ambulatorio soppresso, la loro condizione era di pazienti in gravi condizioni di salute, portatori di patologie severe e specifiche, ed ora che il centro è stato improvvisamente chiuso, da un giorno all’altro essi si ritrovano senza l’accesso alle cure mediche e psicologiche che l’ambulatorio aveva fin qui garantito, e rischiano di andare ‘allo sbaraglio’ di fronte alla Commissione che tra breve dovrà decidere se accogliere o no la loro domanda di asilo politico, privati all’improvviso della documentazione sanitaria che era in preparazione, e con cui avrebbero potuto dimostrare le torture che erano state loro inflitte.La soppressione dell’Ambulatorio è il frutto tanto delle decisioni della direzione ospedaliera quanto di quelle del Ministero dell’Interno: ennesimo episodio di un modo di gestire la crisi economica che ricade sulle spalle dei ceti più svantaggiati, colpiti dal taglio di ogni spesa pubblica che li concerne. Motivo ufficiale di tale chiusura è che a novembre non è stata rinnovata una convenzione con la Commissione Nazionale Asilo (organo del Ministero dell’Interno). Ma il troncamento di tale convenzione, che è una scelta politica del tutto ingiustificabile ed irresponsabile, non è comunque una giustificazione valida per la decisione della direzione ospedaliera di sopprimere l’Ambulatorio, che operava all’interno dell’ospedale ormai da molti anni, preesisteva a tale convenzione ed avrebbe potuto benissimo sopravvivere ad essa. In altri termini, è in atto uno “scaricabarili” del tutto pretestuoso.Inoltre la struttura ambulatoriale soppressa era anche caratterizzata sia dall’assenza di costi che dall’elevato livello qualitativo, ed operava in un settore delicato, riassunto dal nome della Rete nazionale di cui faceva parte: “Nirast”, cioè: “Network Italiano per i Richiedenti Asilo Sopravvissuti a Tortura”, ed i cui medici si erano assiduamente impegnati a fianco dei profughi vittime di violenze e persecuzioni, sviluppando con essi relazioni cariche di solidarietà ed umana simpatia.E’ quanto hanno sintetizzato i manifestanti con i loro cartelli… Poi una loro delegazione si è recata alla direzione dell’Ospedale, a cui ha consegnato una mozione e con cui ha avuto un lungo colloquio; la mobilitazione continuerà, per rivendicare la continuazione dei trattamenti sanitari e certificativi che erano in corso, come pure per la riapertura dell’Ambulatorio del Nirast.
I Kurdi scesi in piazza a Roma sono affratellati dalle ferite fisiche e psicologiche ricevute dalla repressione del regime turco, di cui portano ancora le conseguenze, e dalla difficile e precaria condizione di profughi in una contesto istituzionale che pone infiniti ostacoli alla loro richiesta di asilo ma anche di inserimento sociale e di condizioni di vita dignitose. Accanto ai loro connazionali unitisi ad essi per solidarietà, molti dei manifestanti erano personalmente assistiti dall’Ambulatorio soppresso, la loro condizione era di pazienti in gravi condizioni di salute, portatori di patologie severe e specifiche, ed ora che il centro è stato improvvisamente chiuso, da un giorno all’altro essi si ritrovano senza l’accesso alle cure mediche e psicologiche che l’ambulatorio aveva fin qui garantito, e rischiano di andare ‘allo sbaraglio’ di fronte alla Commissione che tra breve dovrà decidere se accogliere o no la loro domanda di asilo politico, privati all’improvviso della documentazione sanitaria che era in preparazione, e con cui avrebbero potuto dimostrare le torture che erano state loro inflitte.La soppressione dell’Ambulatorio è il frutto tanto delle decisioni della direzione ospedaliera quanto di quelle del Ministero dell’Interno: ennesimo episodio di un modo di gestire la crisi economica che ricade sulle spalle dei ceti più svantaggiati, colpiti dal taglio di ogni spesa pubblica che li concerne. Motivo ufficiale di tale chiusura è che a novembre non è stata rinnovata una convenzione con la Commissione Nazionale Asilo (organo del Ministero dell’Interno). Ma il troncamento di tale convenzione, che è una scelta politica del tutto ingiustificabile ed irresponsabile, non è comunque una giustificazione valida per la decisione della direzione ospedaliera di sopprimere l’Ambulatorio, che operava all’interno dell’ospedale ormai da molti anni, preesisteva a tale convenzione ed avrebbe potuto benissimo sopravvivere ad essa. In altri termini, è in atto uno “scaricabarili” del tutto pretestuoso.Inoltre la struttura ambulatoriale soppressa era anche caratterizzata sia dall’assenza di costi che dall’elevato livello qualitativo, ed operava in un settore delicato, riassunto dal nome della Rete nazionale di cui faceva parte: “Nirast”, cioè: “Network Italiano per i Richiedenti Asilo Sopravvissuti a Tortura”, ed i cui medici si erano assiduamente impegnati a fianco dei profughi vittime di violenze e persecuzioni, sviluppando con essi relazioni cariche di solidarietà ed umana simpatia.E’ quanto hanno sintetizzato i manifestanti con i loro cartelli… Poi una loro delegazione si è recata alla direzione dell’Ospedale, a cui ha consegnato una mozione e con cui ha avuto un lungo colloquio; la mobilitazione continuerà, per rivendicare la continuazione dei trattamenti sanitari e certificativi che erano in corso, come pure per la riapertura dell’Ambulatorio del Nirast.