Al fine di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica internazionale sull’isolamento a cui è sottoposto Abdullah Öcalan e sulle continue repressioni esercitate dallo stato turco, i curdi di Roma manifesteranno dal 15 al 19 marzo a Piazza S.Apostoli dalle ore 9 alle ore 19 dove proclameranno uno sciopero della fame a sostegno di Selma Irmak, Faysal Sariyildiz e le centinaia di compagni impegnati in questo estremo atto di sacrificio. Il giorno 20 marzo dalle 18.00 alle 20.00 ci sarà una fiaccolata al Colosseo dove la comunità curda di Roma e la Rete Kurdistan Roma si incontreranno per protestare, affinché la Turchia apra finalmente un tavolo di dialogo con Öcalan e accolga le richieste per la fine della repressione e delle operazioni militari, per il riconoscimento del diritto all’esistenza e alla lingua madre. Ascoltate il grido di tutti coloro che rischiano la vita per la pace e la libertà!
In risposta alla totale indifferenza del governo turco nei confronti degli scioperi della fame iniziati il 1° dicembre da circa 8.000 prigionieri politici curdi, il movimento di protesta si è rafforzato, trasformandosi in uno sciopero della fame a oltranza. L’azione iniziata il 20 gennaio 2012 si è ampliata a partire dal 15 febbraio, anniversario della cospirazione internazionale che ha portato alla cattura del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan. Tra i 400 scioperanti ricordiamo i due deputati del BDP, Selma Irmak e Faysal Sariyildiz, che si trovano agli arresti, a cui dal 28 febbraio si è aggiunto il collega di Urfa Ibrahim Ayhan. Numerosi esponenti dei sindacati, sindaci e membri delle organizzazioni della società civile curda stanno aderendo allo sciopero e decine di curdi provenienti da tutta Europa sono in sciopero della fame a oltranza dal 1° marzo a Strasburgo per chiedere il rilascio di Abdullah Öcalan e la fine delle strategie di annientamento che il governo dell'AKP sta attuando ai danni della popolazione curda.Fino a questo momento, le autorità turche hanno scelto di affrontare la questione curda con la violenza e l’annientamento, rifiutando il dialogo e la negoziazione. Negli ultimi mesi, le operazioni militari transfrontaliere hanno provocato la morte di 41 civili e l’esercito turco ha utilizzato armi chimiche (in violazione della Convenzione di Parigi) contro le forze della guerriglia curda. Il 28 dicembre 2011, l’aviazione militare turca ha bombardato e ucciso 34 civili innocenti nel villaggio di Roboski. Nel febbraio 2012, decine di minori curdi detenuti nel carcere di Pozanti (Adana) hanno dichiarato di essere stati abusati sessualmente. Purtroppo né l'ONU né l'UNICEF sono intervenuti contro le detenzioni e le violenze subite da migliaia di bambini curdi.
Nel frattempo, a partire dal 2009, le autorità hanno arrestato migliaia di persone fra cui parlamentari, sindaci, consiglieri comunali, scrittori, giornalisti, attivisti dei diritti umani, rappresentanti di organizzazioni non governative, avvocati, sindacalisti e studenti: oltre 6.000 persone si trovano in carcere con l’accusa di essere membri o di fare propaganda per un’organizzazione terroristica (il cosiddetto “processo KCK”). Gli incontri fra lo stato turco e il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, figura centrale per risolvere la questione curda, sono iniziati nel 2006 ma il governo li ha inspiegabilmente sospesi nel luglio 2011. Da allora, Öcalan e gli altri cinque prigionieri politici detenuti a Imrali sono sottoposti a un regime di totale isolamento.
Le potenze occidentali, che non esitano a intervenire in Medio Oriente in nome dei diritti umani e della democrazia, improvvisamente diventano cieche, sorde e mute quando si tratta curdi. E lo stesso vale per le Organizzazioni Internazionali. Il CPT, l'unica organizzazione in grado di visitare la prigione di Imrali, non ha ancora risposto alle ripetute richieste del popolo curdo, che si vede costretto a intraprendere uno sciopero della fame per dare visibilità a tali appelli.
L’On Selma Irmak, che ha iniziato uno sciopero della fame a oltranza in carcere, ha spiegato la sua tragica e coraggiosa decisione con queste parole: "……per coloro che hanno menti e cuori aperti le sbarre della prigione o la limitazione nello spazio non significano niente. D’altra parte, coloro che si pongono al servizio della libertà e della democrazia, prima o poi finiscono sempre in prigione. La questione curda è giunta a un punto in cui solo un processo democratico basato sul dialogo e sulla negoziazione può portare alla pace. Siamo consapevoli che questo sarà un processo lungo e delicato. Da trent’anni a questa parte il nostro popolo sta chiedendo una soluzione democratica. Rispondere a tale domanda è insieme facile e difficile. Ogni processo di pace ha bisogno dei suoi attori e la persona che ha assunto il ruolo di leader del nostro popolo è l’onorevole signor Öcalan. In quanto rappresentanti eletti dal nostro popolo, siamo pronti a svolgere il nostro ruolo in questo processo, mettendo le nostre vite a servizio della causa. Sono preoccupata quanto voi per l’interruzione del processo di pace e dei negoziati con il signor Öcalan. Sono allarmata al pensiero che il genocidio politico contro i curdi messo in atto tramite gli arresti di massa, le esecuzioni, i massacri e le pressioni psicologiche, causerà attriti che porteranno a nuovi scontri fra i nostri due popoli".
Per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica europea sull’isolamento del leader curdo Öcalan e sulla repressione messa in atto dallo stato turco, i curdi d’Europa hanno intrapreso una “lunga marcia” da Ginevra a Strasburgo tra il 1° e il 18 febbraio scorso, marcia terminata con una grande manifestazione nella città di Strasburgo cui hanno preso parte 60.000 persone. Ma tutto questo non è stato preso in considerazione. Ecco la ragione dello sciopero della fame a oltranza cominciato il 1° marzo, a Strasburgo, davanti al Consiglio d’Europa.
Il resto del mondo non deve sottovalutare la regressione delle libertà civili in Turchia. Senza il sostegno delle organizzazioni internazionali e degli stati occidentali, in particolare europei, l’oppressione dei curdi non sarebbe possibile. La comunità internazionale, dopo tanti anni di sostegno al governo dell'AKP, deve riconoscere la tragica realtà e aprire gli occhi sul fatto che la Turchia è uno Stato autoritario e ultra-conservatore, smettendo di esserne complice.
Le nostre richieste:
1 - Il Consiglio d'Europa deve considerare le gravi minacce per la salute e la sicurezza di Öcalan e agire per porre fine a tale situazione.
2 - L'isolamento totale a cui viene sottoposto Öcalan preoccupa il popolo curdo e potrebbe portare a tensioni senza precedenti. Chiediamo la fine di questo trattamento inumano e che sia consentito agli avvocati di Öcalan il permesso di fargli visita.
3 - Le organizzazioni internazionali e in particolare il Consiglio d'Europa devono adottare le misure necessarie per la liberazione di Öcalan e la risoluzione pacifica della questione curda.
4 - Il Consiglio d'Europa deve mettere sotto osservazione la Turchia, applicando speciali provvedimenti contro le pressioni e la violenza ai danni del popolo curdo. Nel caso in cui lo stato turco non cambi la sua politica, il Consiglio d'Europa dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di sospendere la Turchia come membro.
5 - L'Unione Europea e gli Stati Europei devono smettere di sostenere la politica di negazione e violenza esercitata dello stato turco. Devono impegnarsi per il raggiungimento di una soluzione giusta e pacifica della questione curda. Per questo, è necessario rimuovere il movimento di liberazione curdo della lista delle organizzazioni terroristiche.
6 - Le organizzazioni e le istituzioni internazionali devono promuovere una soluzione politica e democratica della questione curda per consentire al signor Öcalan di svolgere il suo ruolo di attore politico.7 - Le organizzazioni internazionali e l'opinione pubblica democratica devono sostenere attivamente la lotta per la libertà, la democrazia e la pace del popolo curdo.