"La nostra famiglia è stata costretta a emigrare, come cinque milioni di altri. Mio figlio è nato a Bismil dopo che siamo stati costretti a lasciare il nostro villaggio a causa del mio rifiuto di diventare un guardiano del villaggio. Era uno studente di successo, un ragazzo lavoratore. Voleva essere un avvocato. La sua parola preferita era 'giustizia'. Non solo mio figlio, ma tanti altri ragazzi curdi sono stati esposti a questo genere di atrocità dal 1980. Noi non siamo nemici della Turchia, ma tra i fondatori della Turchia. Alla fine avremo i nostri diritti e vivremo nelle nostre terre come ci meritiamo. Fino a quel giorno non potremo dimenticare le persone che hanno pagato un caro prezzo per il nostro futuro così come mio figlio."
Dichiarazione rilasciata all'agenzia DIHA dal padre di Ibrahim Oruç il ragazzo kurdo ucciso dalla polizia a Bismil.
Dichiarazione rilasciata all'agenzia DIHA dal padre di Ibrahim Oruç il ragazzo kurdo ucciso dalla polizia a Bismil.