Complessivamente lo YSK (Consiglio Superiore delle Elezioni) ha bandito 12 candidati indipendenti alle elezioni. Il BDP ha dichiarato che queste esclusioni porteranno gravi conseguenze per la soluzione democratica della questione Kurda e ha chiesto che il Parlamento si riunisca urgentemente per affrontare il problema. La popolazione ha interpretato le recenti esclusioni come una vera e propria dichiarazione di guerra e sta organizzando azioni di protesta in tutto il paese.
Yüksek Seçim Kurulu (Consiglio Superiore delle Elezioni) ha dichiarato che i candidati Sebahat Tuncel (İstanbul), Gültan Kışanak (Siirt), Hatip Dicle e Leyla Zana (Diyarbakır), ed i candidati del blocco "Lavoro, Democrazia e Libertà" Ertugrul Kurkcu (Mersin), Isa Gurbuz (Elazig) e Salih Yildiz non possono concorrere alle elezioni del 12 giugno 2011.
Questo costituisce un atto grave nei confronti del BDP. Infatti, può essere solo interpretato come una lucida intenzione per ostacolare l’attività politica dei kurdi in Turchia.
Complessivamente lo YSK (Consiglio Superiore delle Elezioni) ha bandito 12 candidati indipendenti alle elezioni. Il BDP ha dichiarato che queste esclusioni porteranno gravi conseguenze per la soluzione democratica della questione Kurda e ha chiesto che il Parlamento si riunisca urgentemente per affrontare il problema. La popolazione ha interpretato le recenti esclusioni come una vera e propria dichiarazione di guerra e sta organizzando azioni di protesta in tutto il paese.
In vista delle elezioni, il partito kurdo BDP (Partito della Pace e della Democrazia) ha presentato un gruppo di 66 candidati indipendenti per bypassare lo sbarramento del 10% e ottenere una rappresentanza parlamentare. Infatti, i candidati fanno parte della “Piattaforma per il Lavoro, la Democrazie e la Libertà”, che riunisce diverse voci della società civile kurda e turca e mira ad un concreto processo di democratizzazione della Turchia.
Nelle precedenti elezioni politiche del 2007 il partito kurdo, presentando candidati indipendenti, riuscì a far eleggere 22 parlamentari, nonostante le difficoltà imposte dalla vigente legge elettorale. Alle elezioni amministrative del 2009 in molte città kurde il DTP (Partito della Società Democratica) ha riscosso un grande successo, ottenendo percentuali superiori all’80%.
Alla scelta democratica di milioni di kurdi, lo Stato turco ha risposto con la violenza sciogliendo nel 2010 il DTP e continuando ad imprigionare rappresentanti ed attivisti del mondo politico e della società civile kurda, tra i quali i vicepresidenti del partito, e sindaci democraticamente eletti. Ad oggi sono ormai più di 2mila gli uomini e le donne kurde privati della libertà e gli arresti continuano anche tra le file del nuovo partito BDP.
Vista la gravità della situazione odierna e al fine di evitare inutili spargimenti di sangue, chiediamo alla Comunità Internazionale di rivolgere maggiore attenzione a quello che sta accadendo in Turchia,
UIKI Onlus
(Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia)
Tel. +39 0697845557 Fax. +39 0697845547
Cell. +39 328 7785099 info.uiki@gmail.com
Via Jenner 86, 00185 Roma
Questo costituisce un atto grave nei confronti del BDP. Infatti, può essere solo interpretato come una lucida intenzione per ostacolare l’attività politica dei kurdi in Turchia.
Complessivamente lo YSK (Consiglio Superiore delle Elezioni) ha bandito 12 candidati indipendenti alle elezioni. Il BDP ha dichiarato che queste esclusioni porteranno gravi conseguenze per la soluzione democratica della questione Kurda e ha chiesto che il Parlamento si riunisca urgentemente per affrontare il problema. La popolazione ha interpretato le recenti esclusioni come una vera e propria dichiarazione di guerra e sta organizzando azioni di protesta in tutto il paese.
In vista delle elezioni, il partito kurdo BDP (Partito della Pace e della Democrazia) ha presentato un gruppo di 66 candidati indipendenti per bypassare lo sbarramento del 10% e ottenere una rappresentanza parlamentare. Infatti, i candidati fanno parte della “Piattaforma per il Lavoro, la Democrazie e la Libertà”, che riunisce diverse voci della società civile kurda e turca e mira ad un concreto processo di democratizzazione della Turchia.
Nelle precedenti elezioni politiche del 2007 il partito kurdo, presentando candidati indipendenti, riuscì a far eleggere 22 parlamentari, nonostante le difficoltà imposte dalla vigente legge elettorale. Alle elezioni amministrative del 2009 in molte città kurde il DTP (Partito della Società Democratica) ha riscosso un grande successo, ottenendo percentuali superiori all’80%.
Alla scelta democratica di milioni di kurdi, lo Stato turco ha risposto con la violenza sciogliendo nel 2010 il DTP e continuando ad imprigionare rappresentanti ed attivisti del mondo politico e della società civile kurda, tra i quali i vicepresidenti del partito, e sindaci democraticamente eletti. Ad oggi sono ormai più di 2mila gli uomini e le donne kurde privati della libertà e gli arresti continuano anche tra le file del nuovo partito BDP.
Vista la gravità della situazione odierna e al fine di evitare inutili spargimenti di sangue, chiediamo alla Comunità Internazionale di rivolgere maggiore attenzione a quello che sta accadendo in Turchia,
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