lunedì 16 maggio 2011

Migliaia di persone si sono recate al confine

Si sono mossi in migliaia, lasciando quello che stavano facendo. In una quasi incredibile, ma non certo rara, dimostrazione di solidarietà, umanità e sopratutto partecipazione, migliaia di uomini, donne, giovani e vecchi, hanno lasciato le proprie attività quotidiane per marciare, spesso per chilometri, fino al confine con la regione federale del Kurdistan iracheno per chiedere i corpi dei guerriglieri del PKK che hanno perso la vita negli scontri di qualche giorno fa. Per chiedere i corpi dei loro figli, come qualcuno ha fatto notare. Perchè quando un guerrigliero o una guerrigliera perde la sua vita è un giovane o una giovane strappata alla sua famiglia. Lui, o lei sono ragazzi, figli, fratelli e sorelle. E così la comunità si assicura che il corpo sia portato a casa.

Nel finora silenzio assordante del mondo, ieri migliaia di persone hanno camminato fino al confine per reclamare i corpi dei loro ragazzi. L'esercito turco sta portando avanti queste mortali operazioni militari per mostrare la sua forza, ma soprattutto la mancanza di interesse per una soluzione pacifica possibile, percorribile, a portata di mano. Perchè la questione kurda può essere risolta con mezzi pacifici. Lo stato turco sembra preferire la guerra.

Ieri migliaia di persone hanno affrontato un lungo viaggio per assicurare ai loro figli il giusto cordoglio e una degna sepoltura. Ci sono stati disordini in molti posti. Pesanti scontri laddove l'esercito non intendeva permettere alla gente di raggiungere e prendere i corpi dei propri ragazzi. Il che dice molto delle regole di guerra. La gente ha dovuto lottare per reclamare i corpi dei propri figli e garantirgli una sepoltura secondo le usanze.

La dimostrazione di solidarietà in tutta la regione kurda non solo è stata spontanea e di massa, ma anche immediata. Tre giorni di lutto sono stati immediatamente dichiarati in tutta la regione. Appena la notizia delle morti si è diffusa, le serrande dei negozi si sono abbassate e il mattino successivo le strade erano deserte. Nessun negozio ha aperto, nessuna serranda si è alzata, sulle porte di casa e nei posti di lavoro sono apparse bandiere a lutto e nastri neri.

Tutti gli eventi elettorali, politici e culturali sono stati cancellati per consentire alla gente di osservare il lutto. E' stata una dimostrazione di unità, qualcosa che non c'è stato bisogno di dichiarare: questa è comprensione reciproca, questo è essere in sintonia.

Così la gente ha reclamato i propri figli per portarli a casa. La repressione non si è fermata. Anzi, continua come affermano rapporti che parlano di nuove violenze contro la popolazione. La notte scorsa l'esercito ha aperto il fuoco su una folla che chiedeva la restituzione dei corpi dei ragazzi.
ANF / SIRNAK
ANF NEWS AGENCY