mercoledì 4 maggio 2011

Il Consiglio di Sicurezza Nazionale contro la Campagna di disobbedienza civile

Kurdish-info - Dopo il tentativo della commissione elettorale di escludere con un veto dalla competizione i candidati indipendenti appoggiati dal BDP e dalla sinistra, si è riunito il Consiglio di Sicurezza Nazionale (MGK) ed ha valutato le tende della pace, i sit-in, le azioni di disobbedienza civile, le preghiere pubbliche di protesta, tutte ammantate della maschera dei diritti umani, come una nuova minaccia ed in quanto tali devono essere combattute.
Il Consiglio è stato presieduto dal Presidente della Repubblica Abdullah Gul. Nonostante che il KCK avesse proclamato sino alla fine di giugno un stop alle armi unilaterale, la risposta,secondo le dichiarazioni del Consiglio nazionale di Sicurezza, è di una “politica speciale” in occasione delle elezioni. In seguito a questa politica speciale sono morte due persone nel corso delle manifestazioni delle ultime due settimane, 700 persone sono state fermate e 100 arrestate. Le operazioni militari di Dersim, Maras e Sirnak mirano ad annientare la guerriglia che si trova in una posizione difensiva. Erdogan nel 2009 aveva dichiarato:” Se loro non attaccano, non ci saranno operazioni militari.” Questa volta, l’AKP vuole, per conquistare voti nei settori nazionalistici, che le elezioni si svolgano in una fase di guerra.

Quello che colpisce particolarmente nella dichiarazione finale, alla fine della seduta del MGK durata sette ore, è l’uso e la ripresa di espressioni usate nella guerra degli anni ’90, come ad esempio la formula: “ sotto la maschera dei diritti umani”. Questa dichiarazione mostra chiaramente che i problemi in Turchia non vogliono essere risolti per via politica.

Inoltre, si pone l’accento sulla dichiarazione che, la guerra al terrorismo, non vuole essere condotta come è stato fatto sinora, sul piano della sicurezza nazionale, ma vanno introdotti ulteriori metodi che mirano all’ annientamento dei contesti di cui si nutre il terrorismo. Inoltre si vuole sottolineare che, i diritti fondamentali degli individui e della società non vanno intaccati e che tutti gli sforzi andranno nella direzione di rispettare i diritti umani.

Ancora si sottolinea,che andranno combattuti tutti i tentativi dell’organizzazione terroristica di agire sotto il mantello dei diritti umani e che minano l’unità del “nostro popolo”, la sua interezza, la sua sicurezza e la pace e che questo deciso atteggiamento sarà attuato sino alla completa eliminazione del pericolo terroristico.

Queste dichiarazioni aprono la porta all’uso di metodi antidemocratici. La formulazione estremamente vaga : “la guerra al terrorismo, non vuole essere condotta come è stato fatto sinora, sul piano della sicurezza nazionale, ma vanno introdotti ulteriori metodi che mirano all’ annientamento dei contesti di cui si nutre il terrorismo” lascia intendere una escalation del terrore statale.


Nella dichiarazione del MGK è stata fatta chiarezza sul vero obiettivo. La coalizione tra il partito di governo AKP e il MGK si caratterizza per combattere contro un Kurdistan autonomo e democratico e, obiettivo degli attacchi sono le tende della pace e tutte le altre azioni di disobbedienza civile. La dichiarazione che : “ andranno combattuti tutti i tentativi dell’organizzazione terroristica di agire sotto il mantello dei diritti umani e che minano l’unità del nostro popolo, la sua interezza, la sua sicurezza e la pace e che questo deciso atteggiamento sarà attuato sino alla completa eliminazione del pericolo terroristico” non lascia dubbi verso chi è diretto e, questa dichiarazione con i suoi toni aggressivi annunciale future aggressioni alle azioni che potrebbero provenire dalla società civile. Inoltre, in riferimento agli attacchi nei confronti dei deputati kurdi e dei candidati si parla di “ applicazioni di misure di sicurezza”. “ Affinché le elezioni del 12 giugno prossimo si possano svolgere in tranquillità si mettono in atto tutte le misure di sicurezza necessarie.”

Dopochè, in seguito alla decisa protesta del popolo kurdo, la commissione elettorale si è vista costretta a fare un passo indietro sulle decisioni prese, si pensa già ad un piano B. L’alta partecipazione della popolazione kurda alle preghiere del venerdì e alle tende della pace preoccupa la coalizione AKP-MGK. “ Le misure delle nostre forze di sicurezza devono avere come obiettivo, di impedire che l’organizzazione terroristica e i suoi complici possano mostrarsi, considerando la visione democratica del nostro popolo ed essa dovrà far fronte ai sinceri democratici.” La coalizione tra l’AKP e il MGK
Il punto centrale della dichiarazione del MGK riguarda le “misure di sicurezza”, che devono essere messe in atto a causa delle prolungate azioni di disobbedienza civile che si svolgono in Kurdistan e nell’Ovest della Turchia. E va anche chiarito che gli attacchi della magistratura e delle forze di sicurezza nei confronti dei politici kurdi sono il prodotto della collaborazione tra l’MGK e l’AKP. Mentre qualche volta si può dare l’immagine che vi siano dei contrasti tra l’AKP e l’MGK, in riferimento ad esempio al processo Energikon oppure alla questione della laicità nel Paese, il Comando Supremo delle forze armate ha apertamente dichiarato di stare dalla parte dell’AKP per quanto riguarda i Kurdi. L’obiettivo è di sabotare attraverso le provocazioni lo stop alle armi unilaterale.

La dichiarazione dell’MGK fa capire come si vogliono colpire le azioni di disubbidienza civile e dare un colpo anche alle pretese elettorali della parte kurda. Si ha l’impressione che le elite di Ankara abbiano deciso tutte insieme, giudici, polizia ed esercito di annientare la volontà politica della popolazione.


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