Il terzo giorno del processo è stato caratterizzato da un clima molto diverso da quello dei giorni precedenti. La partenza delle delegazioni estere ha prodotto l’inasprimento delle condizioni di controllo da parte della Polizia in piazza e dei Giudici nell’aula bunker dove si svolge il processo. Nell’aula i giudici hanno assunto un atteggiamento di spregio nei confronti degli imputati e dei difensori, non decidendo neanche sulle richieste di libertà formulate il giorno precedente, senza alcuna motivazione. In piazza, invece, la polizia ha provocato apertamente i compagni che presidiavano lo spazio vicino al tribunale, permettendo ad un poliziotto infiltrato di fotografare la gente presente. Sempre nella giornata di oggi, al presidio davanti al tribunale c’erano centinaia di persone. La delegazione italiana ha deciso di mostrare lo striscione in modo itinerante, girando per la piazza ed attestandosi davanti al palazzo del municipio. Alle 14 sono arrivate le madri della pace che hanno voluto sorreggere lo striscione per circa un’ora tra canti di lotta e danze collettive. La delegazione lo ha, poi, ripreso e rivolto verso il tribunale; così la scritta “Liberi tutti” è diventata un messaggio per i detenuti. A questo punto, però, la polizia ha cominciato ad indossare le uniformi antisommossa e, subito dopo, ha fatto infiltrare tra la gente della piazza un poliziotto che aveva già fotografato i compagni; costui è stato riconosciuto ed inseguito fino al cordone di Polizia con conseguente lancio di bottiglie di plastica vuote da parte dei ragazzi più giovani. Il servizio d’ordine del BDP, mediando con la polizia, ha energicamente bloccato gli eccessi, invitando tutti a tornare all’interno della piazza. Il presidio si è così ricompattato e, a quelì punto, lo striscione è stato posizionato come confine tra i due schieramenti. Alla fine della giornata lo stesso striscione, ormai “famoso”, è stato lasciato ai compagni kurdi in ricordo di queste giornate.