lunedì 23 aprile 2012

47 anni di carcere per un bambino kurdo


Il 23 aprile in Turchia si celebra la Giornata Nazionale dei bambini ma il diciasettenne  V.Ç. non ha nulla da festeggiare. Il  ​ ​ragazzo curdo, che da 4 mesi si trova nel carcere minorile di Pozantı, sta vivendo con l’angoscia di trascorrere i prossimi 47 anni della sua vita in carcere. V.Ç. è stato arrestato l'8 gennaio a Mersin con l’accusa di aver partecipato a una manifestazione di protesta contro le operazioni militari. Le accuse con cui è stato fermato sono le seguenti: "favoreggiamento di un'organizzazione terroristica", "partecipazione a una manifestazione illegale ", "diffusione di propaganda per conto di un'organizzazione terroristica", "resistenza alle forze di sicurezza" e "non aver obbedito all’ordine di dispersione della folla". Contro il ragazzo hanno testimoniato alcuni funzionari di polizia e dei testimoni rimasti anonimi. V.Ç. è stato inoltre accusato di aver cantato slogan durante la protesta del 15 febbraio e del 9 settembre e in occasione delle celebrazioni del Newroz. V.Ç., rifiutando tali accuse, ha dichiarato che partecipare al Newroz non costituisce un crimine. Il Sig. ISA Cakir padre del ragazzo, ha chiesto l'immediata liberazione del figlio rimarcando che è stato arrestato illegalmente. L’uomo ricorda che oltre alla privazione della libertà, stando in carcere il ragazzo non potrà godere del diritto a un’istruzione adeguata. La prima udienza del processo contro V.Ç. si terrà a Mersin l'8 aprile. In una dichiarazione in merito alla giornata turca dedicata ai minori, il KCK ha invitato tutti i bambini del Kurdistan a protestare e boicottare la festa dello Stato turco, a causa delle pressioni, delle violenze e degli abusi a cui quotidianamente vengono sottoposti. La dichiarazione del KCK, sottolinea che ai figli del Kurdistan non è nemmeno concesso parlare nella propria lingua madre. Il comunicato continua ponendo l’accento sul fatto che i bambini sono le prime vittime della politica repressiva  che lo Stato turco applica al popolo curdo "Essere bambini in Kurdistan vuol dire vivere  costantementesotto sotto la minaccia dei proiettili, delle bombe e dei panzers , essere sottoposti ad abusi in carcere, lavorare nei campi di cotone per un tozzo di pane, essere abbandonati in orfanotrofio, essere discriminati, testimoni delle torture subite dai genitori, rimanere affamati, senzatetto e privati del futuro. Siamo testimoni della vita dei bambini curdi. Si tratta di una realtà che non può e non deve essere nascosta in alcun modo. " (Fonte Firat news)