Intervista di André Métayer - Eyyup Doru, rappresentante del partito pro-kurdo BDP (Partito della Pace e della Democrazia) in Europa, è venuto da Bruxelles per partecipare al corteo silenzioso organizzato a Rennes sabato 26 Gennaio in memoria delle tre militanti kurde assassinate il 9 Gennaio 2013 a Parigi. Una di loro, Fidan Dogan (Rojbin), l´aveva di sovente accompagnato in Bretagna in occasione di incontri con militanti associativi, o per degli appuntamenti con sindaci, funzionari eletti e responsabili politici. Era l´interprete preferita delle personalità kurde per le interviste o le conferenze che organizzava in collaborazione con Eyyup Doru ed i loro contatti francesi.
Eyyup Doru, i cui legami con Rennes sono ben noti, ha parlato nel corso di un´intervista di queste attività militanti ed ha risposto alle domande che il triplice omicidio ha bruscamente sollevato.
Eyyup Doru: Abbiamo lavorato insieme, Rojbin ed io, per quattordici anni. Abbiamo condiviso per quattordici anni gli stessi uffici, anche lo stesso ufficio dove è stata giustiziata insieme alle nostre altre due compagne. Dei legami filiali ci univano: è affettivamente intollerabile. E´ politicamente inaccettabile. Gli assassini hanno voluto arrecare un colpo fatale alla lotta delle donne per la liberazione del popolo kurdo uccidendo Sakine, figura emblematica, co-fondatrice del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), Rojbin, la militante impegnata, l´ambasciatrice della causa kurda e della causa femminile presso tutti i francesi –cominciando dal primo di loro- e Leyla, una delle responsabili della gioventù kurda in Germania. Ció che è incoraggiante è la risposta del popolo kurdo, della gioventù kurda, degli amici del popolo kurdo: « siamo tutti Sakine, Rojbin, Leyla, prenderemo il loro posto».
AM: Chi sono i veri assassini? La polizia e la giustizia francese hanno arrestato un sospetto che è stato incriminato e imprigionato e che, come tutti, gode della presunzione d´innocenza. Ma chi sono quelli che hanno dato l´ordine?
Eyyup Doru: Mi sorprende che la stampa francese, così pronta a voler trovare l´assassino/gli assassini dentro una non so quale storia di regolamento di conti interno, non si interessa più alle sorprendenti dichiarazioni del capo del governo turco, Recep Tayyip Erdogan, a proposito di questi omicidi. Si è lasciato scappare una confessione, abbastanza sorprendente per un capo di governo, quando ha apertamente lamentato la riluttanza delle autorità tedesche a procedere nell´estradizione dei militanti kurdi rifugiati in Germania: evocando direttamente il caso di Sakine Cansiz che i tedeschi avevano rifiutato di estradare nel 2007, ha detto:«avete rifiutato l´estradizione di Sakine Cansiz! Vedete il risultato: dopo Parigi, sarà presto il turno della Germania».
AM: Questi omicidi sarebbero dunque utilizzati come mezzo di pressione verso governi giudicati troppo indulgenti nei confronti di « terroristi » rifugiati nel loro paese?
Eyyup Doru: E´ chiaro: la responsabilità dello stato turco è coinvolta in questi omicidi. Le autorità e le istituzioni francesi dovrebbero riconoscerlo. Erdogan ha ricordato anche che l´ex-presidente francese, Nicolas Sarkozy, gli aveva promesso, durante un summit del G20, di estradare qualche leader kurdo di alto rango: «Ho una bella sorpresa per lei», gli avrebbe sussurrato all´orecchio. Erdogan rimprovera oggi alla Francia di non aver mantenuto la promessa e questo triplice omicidio in pieno centro di Parigi è in qualche modo un avvertimento indirizzato al Presidente Hollande.
AM: Tuttavia si potrebbe pensare che aprendo dei negoziati con il leader kurdo imprigionato, Abdullah Öcalan, Erdogan voglia trovare una soluzione politica della questione kurda.
Eyyup Doru: Ma lo vuole veramente? Ci si puó porre la domanda alla luce degli ultimi avvenimenti: i bombardamenti sui combattenti che hanno la loro base nel Kurdistan iracheno non sono mai stati così intensi, gli arresti di giornalisti ed avvocati continuano e le udienze dei processi per giudicare i nostri prigionieri politici sono riprese a Diyarbakir, Van e Sirnak. Il tribunale di Diyarbakir nega agli imputati il diritto di difendersi in kurdo, anche se la legge è stata appena votata dal Parlamento. La sociologa turca Pinar Selek, assolta tre volte, è condannata all´ergastolo da un tribunale di Istanbul per terrorismo, per un attentato che non ha avuto luogo. La vostra compatriota, la giovane franco-kurda Sevim Sevimli, studentessa di Lione, è ancora agli arresti in Turchia per aver partecipato ad una manifestazione addirittura autorizzata. La giornalista Özlem Agus che ha rivelato i maltrattamenti commessi contro degli adolescenti all´interno del carcere di Pozanti (Adana) è sempre in prigione come altri settanta colleghi giornalisti. Nove avvocati sono appena stati incarcerati, questo fa in modo che il numero degli avvocati dietro le sbarre superi la cinquantina, letteralmente svuotando studi interi di difensori di prigionieri politici: lo studio legale Asrin, per esempio, che difende Abdullah Öcalan, ha perso cinque dei suoi sei avvocati, la responsabilità di difendere il detenuto più illustre della Turchia è sulle spalle di un giovane praticante di 25 anni, che è stato l´unico a sfuggire alla retata. Più di settemila detenuti del partito BDP, di cui sono il rappresentante in Europa, sono in prigione, alcuni da quasi quattro anni.
AM: Si sente direttamente minacciato?
Eyyup Doru: Tutti i militanti politici rifugiati in Europa sono in pericolo. Abbiamo delle informazioni che rivelano che assassini sono stati inviati dalla Turchia e dall´Iran per eliminare dei responsabili politici kurdi in esilio in Europa. Hadji Ahmadi, presidente del PJAK iraniano, Remzi Kartal, presidente del Congresso del Popolo del Kurdistan, Zubeyir Aydar, membro del comitato esecutivo del KCK, hanno ricevuto minacce. Sono stati effettuati attacchi contro le persone e le proprietà kurde in molte città d´Europa. Ancora più grave, il Belgio ha appena firmato due accordi in materia di cooperazione giudiziaria con la Turchia, che non nasconde le sue intenzioni: quello che le interessa, secondo le dichiarazioni di Ahmet Davutoglu, ministro degli Affari Esteri, è «la lotta contro il terrorismo, l´estradizione dei criminali», da intendere come gli oppositori politici kurdi che Bruxelles ospita con gran dispiacere da parte di Ankara. Io stesso, anche se vivo in Europa da trent´anni, sono perseguito dallo Stato turco che non sopporta l´attività di lobbying che esercito presso le istituzioni europee ed il Consiglio d´Europa. Mi persegue attraverso l´Interpol che ha emesso un mandato contro di me, ció mi ha già fatto subire molti arresti e periodi di detenzione in diversi paesi europei.
AM: Anche la Francia ha firmato un accordo di cooperazione nell´ambito della sicurezza interna, che deve essere ratificato dal Parlamento.
Eyyup Doru: Voi francesi dovete essere vigili e mettere in guardia i vostri parlamentari che rischiano di approvare innavertitamente un progetto di legge in apparenza innocuo ma con pesanti conseguenze per tutti i militanti kurdi che vivono in Francia, che la Turchia vorrebbe vedere in carcere, giudicati e condannati come «terroristi». Coloro che sono accusati di «terrorismo» o di appartenere a, o di sostenere una «organizzazione terrorista» sono tutti quelli che militano per la soluzione democratica della questione kurda e per la democratizzazione della vita politica turca. Se questo accordo di cooperazione fosse firmato, permetterebbe per esempio alla Turchia di reclamare ed ottenere l´estradizione di Pinar Selek e di centinaia di militanti kurdi, tutti quelli che prendono già il posto delle Sakine, delle Leyla, delle Rojbin.
Eyyup Doru: Abbiamo lavorato insieme, Rojbin ed io, per quattordici anni. Abbiamo condiviso per quattordici anni gli stessi uffici, anche lo stesso ufficio dove è stata giustiziata insieme alle nostre altre due compagne. Dei legami filiali ci univano: è affettivamente intollerabile. E´ politicamente inaccettabile. Gli assassini hanno voluto arrecare un colpo fatale alla lotta delle donne per la liberazione del popolo kurdo uccidendo Sakine, figura emblematica, co-fondatrice del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), Rojbin, la militante impegnata, l´ambasciatrice della causa kurda e della causa femminile presso tutti i francesi –cominciando dal primo di loro- e Leyla, una delle responsabili della gioventù kurda in Germania. Ció che è incoraggiante è la risposta del popolo kurdo, della gioventù kurda, degli amici del popolo kurdo: « siamo tutti Sakine, Rojbin, Leyla, prenderemo il loro posto».
AM: Chi sono i veri assassini? La polizia e la giustizia francese hanno arrestato un sospetto che è stato incriminato e imprigionato e che, come tutti, gode della presunzione d´innocenza. Ma chi sono quelli che hanno dato l´ordine?
Eyyup Doru: Mi sorprende che la stampa francese, così pronta a voler trovare l´assassino/gli assassini dentro una non so quale storia di regolamento di conti interno, non si interessa più alle sorprendenti dichiarazioni del capo del governo turco, Recep Tayyip Erdogan, a proposito di questi omicidi. Si è lasciato scappare una confessione, abbastanza sorprendente per un capo di governo, quando ha apertamente lamentato la riluttanza delle autorità tedesche a procedere nell´estradizione dei militanti kurdi rifugiati in Germania: evocando direttamente il caso di Sakine Cansiz che i tedeschi avevano rifiutato di estradare nel 2007, ha detto:«avete rifiutato l´estradizione di Sakine Cansiz! Vedete il risultato: dopo Parigi, sarà presto il turno della Germania».
AM: Questi omicidi sarebbero dunque utilizzati come mezzo di pressione verso governi giudicati troppo indulgenti nei confronti di « terroristi » rifugiati nel loro paese?
Eyyup Doru: E´ chiaro: la responsabilità dello stato turco è coinvolta in questi omicidi. Le autorità e le istituzioni francesi dovrebbero riconoscerlo. Erdogan ha ricordato anche che l´ex-presidente francese, Nicolas Sarkozy, gli aveva promesso, durante un summit del G20, di estradare qualche leader kurdo di alto rango: «Ho una bella sorpresa per lei», gli avrebbe sussurrato all´orecchio. Erdogan rimprovera oggi alla Francia di non aver mantenuto la promessa e questo triplice omicidio in pieno centro di Parigi è in qualche modo un avvertimento indirizzato al Presidente Hollande.
AM: Tuttavia si potrebbe pensare che aprendo dei negoziati con il leader kurdo imprigionato, Abdullah Öcalan, Erdogan voglia trovare una soluzione politica della questione kurda.
Eyyup Doru: Ma lo vuole veramente? Ci si puó porre la domanda alla luce degli ultimi avvenimenti: i bombardamenti sui combattenti che hanno la loro base nel Kurdistan iracheno non sono mai stati così intensi, gli arresti di giornalisti ed avvocati continuano e le udienze dei processi per giudicare i nostri prigionieri politici sono riprese a Diyarbakir, Van e Sirnak. Il tribunale di Diyarbakir nega agli imputati il diritto di difendersi in kurdo, anche se la legge è stata appena votata dal Parlamento. La sociologa turca Pinar Selek, assolta tre volte, è condannata all´ergastolo da un tribunale di Istanbul per terrorismo, per un attentato che non ha avuto luogo. La vostra compatriota, la giovane franco-kurda Sevim Sevimli, studentessa di Lione, è ancora agli arresti in Turchia per aver partecipato ad una manifestazione addirittura autorizzata. La giornalista Özlem Agus che ha rivelato i maltrattamenti commessi contro degli adolescenti all´interno del carcere di Pozanti (Adana) è sempre in prigione come altri settanta colleghi giornalisti. Nove avvocati sono appena stati incarcerati, questo fa in modo che il numero degli avvocati dietro le sbarre superi la cinquantina, letteralmente svuotando studi interi di difensori di prigionieri politici: lo studio legale Asrin, per esempio, che difende Abdullah Öcalan, ha perso cinque dei suoi sei avvocati, la responsabilità di difendere il detenuto più illustre della Turchia è sulle spalle di un giovane praticante di 25 anni, che è stato l´unico a sfuggire alla retata. Più di settemila detenuti del partito BDP, di cui sono il rappresentante in Europa, sono in prigione, alcuni da quasi quattro anni.
AM: Si sente direttamente minacciato?
Eyyup Doru: Tutti i militanti politici rifugiati in Europa sono in pericolo. Abbiamo delle informazioni che rivelano che assassini sono stati inviati dalla Turchia e dall´Iran per eliminare dei responsabili politici kurdi in esilio in Europa. Hadji Ahmadi, presidente del PJAK iraniano, Remzi Kartal, presidente del Congresso del Popolo del Kurdistan, Zubeyir Aydar, membro del comitato esecutivo del KCK, hanno ricevuto minacce. Sono stati effettuati attacchi contro le persone e le proprietà kurde in molte città d´Europa. Ancora più grave, il Belgio ha appena firmato due accordi in materia di cooperazione giudiziaria con la Turchia, che non nasconde le sue intenzioni: quello che le interessa, secondo le dichiarazioni di Ahmet Davutoglu, ministro degli Affari Esteri, è «la lotta contro il terrorismo, l´estradizione dei criminali», da intendere come gli oppositori politici kurdi che Bruxelles ospita con gran dispiacere da parte di Ankara. Io stesso, anche se vivo in Europa da trent´anni, sono perseguito dallo Stato turco che non sopporta l´attività di lobbying che esercito presso le istituzioni europee ed il Consiglio d´Europa. Mi persegue attraverso l´Interpol che ha emesso un mandato contro di me, ció mi ha già fatto subire molti arresti e periodi di detenzione in diversi paesi europei.
AM: Anche la Francia ha firmato un accordo di cooperazione nell´ambito della sicurezza interna, che deve essere ratificato dal Parlamento.
Eyyup Doru: Voi francesi dovete essere vigili e mettere in guardia i vostri parlamentari che rischiano di approvare innavertitamente un progetto di legge in apparenza innocuo ma con pesanti conseguenze per tutti i militanti kurdi che vivono in Francia, che la Turchia vorrebbe vedere in carcere, giudicati e condannati come «terroristi». Coloro che sono accusati di «terrorismo» o di appartenere a, o di sostenere una «organizzazione terrorista» sono tutti quelli che militano per la soluzione democratica della questione kurda e per la democratizzazione della vita politica turca. Se questo accordo di cooperazione fosse firmato, permetterebbe per esempio alla Turchia di reclamare ed ottenere l´estradizione di Pinar Selek e di centinaia di militanti kurdi, tutti quelli che prendono già il posto delle Sakine, delle Leyla, delle Rojbin.