giovedì 25 febbraio 2010

Libertà per Berivan


Il 1 Febbraio 2010 il “The Guardian” ha reso nota la vicenda di una giovane 15enne kurda, Berivan, arrestata e condannata ad 8 anni di carcere.
La madre di Berivan afferma che la ragazza si sente sola e disperata. La madre riporta che le autorità carcerarie non le permettono nemmeno di sfiorarla nel corso delle visite periodiche e la obbligano a parlarle attraverso uno spesso vetro.

Vi preghiamo di scrivere a Berivan all’indirizzo sotto indicato e di mostrarle il vostro sostegno. Sapere che molte persone pensano a lei le farà crescere il morale e farà sapere che, nel mondo, è in corso una campagna per chiedere il suo rilascio!

Berivan Sayaca
B1 Kogusu E Tipi Diyarbakir Cezaevi
Diyarbakir
Turkey

La 15enne Beriwan è stata arrestata nel corso di una manifestazione in sostegno del PKK e condannata a 8 anni di prigione con l’accusa di terrorismo. È stata accusata di aver lanciato delle pietre contro le forze dell’ordine.
Il tribunale di Fiyarbakir l’ha condannata per “crimini compiuti a favore di una organizzazione illegale” dopo che la Procura della Repubblica l’ha ritenuta responsabile del lancio di pietre contro le forze dell’ordine. È stata anche accusato di aver partecipato a “Incontri e manifestazioni non autorizzate dalla legge” e di “diffusione di propaganda per una organizzazione illegale” nonostante che avesse affermato, nel corso del processo, di non conoscere il significato del termine propaganda.
La ragazza ha affermato di non aver tirato pietre, né di aver preso parte alla manifestazione ma ha detto di essersi fermata ad osservare la manifestazione soltanto per curiosità mentre si stava recando a visitare una zia. Ha concluso dicendo di aver confermato le accuse soltanto dopo essere stata picchiata in prigione.
Il quotidiano “Star” ha pubblicato la lettera della ragazzina: “Voglio uscire di qui. Mi viene sempre da piangere. Voglio stare con la mia famiglia. Non posso abituarmi a questa situazione. Sono in carcere dal 9 ottobre. Soffro tantissimo e mi manca la mia famiglia”.
Al pronunciamento della sentenza la madre ha urlato “E’ forse una assassina?”, “Nemmeno gli assassini sono condannati ad una pena così lunga!”.
In Turchia è usuale condannare i minori a pene detentive grazie all’introduzione, nel 2006, della legge antiterrorismo. Questa normativa consente alle Corti penali di considerare i minori alla stessa stregua degli adulti ed a condannarli a pene fino a 50 anni. Attualmente, secondo stime ufficiali, in Turchia sono detenuti 2622 minori.
Dai dati della sezione di Diyarbakir della Associazione per i diritti umani, circa 737 sono stati accusati in base alla normativa sull’ Antiterrorismo. Ben 267 sono stati condannati a Diyarbakir l’anno scorso e a 78 sono state inflitte lunghe pene detentive. Lo scorso Novembre la Procura della Repubblica ha richiesto la condanna a 23 anni ciascuno a 6 giovani, tra i 13 ed i 14 anni, accusati di aver lanciato pietre e bombe molotov. I promotori della Campagna ritengono che tali atti giudiziari turchi siano in palese violazione della “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei minori” che anche la Turchia ha sottoscritto.
Recentemente nel carcere di Diyarbakir è stata aperta anche una sezione femminile per accogliere le minorenni accusate di aver preso parte alle manifestazioni.
La Turchia è stata identificata come il paese dell’area europea che, dal 1959 al 2009, ha violato in maniera più grave e sistematica la “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei minori”. Contro la Turchia sono stati effettuati ben 2295 ricorso per la violazione della Convenzione. Nel 2009, da parte della Corte europea per i diritti umani, sono state emesse ben 347 sentenze di condanna contro la Turchia. Le violazioni più comuni sono la mancanza di un processo equo e le accuse per trattamenti inumani o degradanti.