Venerdì 7 ottobre 2011, tre giorni dopo il via libera dato dal Consiglio di sicurezza ad andare avanti con la repressione, Mesh'al Tammo, esponente di primo piano della minoranza kurda siriana e cofondatore del Consiglio nazionale, la neonata formazione politica di opposizione, è stato ucciso da sconosciuti a Qamishly, nei pressi del confine con la Turchia. Nell'agguato sono rimasti gravemente feriti il figlio di Mesh'al al Tammo, Marcel, e un'attivista kurda, Zaheda Rashkilo. Gli attivisti siriani hanno accusato le autorità di aver colpito Mesh'al al Tammo perché aveva mobilitato la minoranza kurda nelle proteste antigovernative. Secondo il governo, ad uccidere colui che è stato definito un "martire" sono stati "terroristi armati". Nell'ultimo fine settimana sono stati uccise almeno 51 persone, portando a oltre 2400 il numero delle vittime registrato da Amnesty International a partire dalla metà di marzo. Mesh'al al Tammo era un ex prigioniero di coscienza adottato da Amnesty International. Era stato in carcere dall'agosto 2008 al marzo di quest'anno. L'8 settembre era scampato a un tentato omicidio, mentre il 7 ottobre un altro esponente del Consiglio nazionale, Riad Seif, aveva subito la frattura di un braccio durante un agguato.