martedì 20 aprile 2010

Bollettino Del Mondo Kurdo


Del Mondo Kurdo Anno 10 – numero 3 A cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia
www.kurdistan.it  e www.uikionlus.com (italiano),  www.kurdish-info.eu (multilingue)
info.uiki@gmail.com


INDICE: Guenther Grass:“La presenza kurda è una ricchezza per la Turchia” - Martin Schulz: sosteniamo l’autonomia culturale - Il politico kurdo Ahmet Turk è stato aggredito - Altri tre anni di carcere per Leyla Zana - Confermato: soldati uccisi da una mina dell’esercito stesso - 1483 membri del DTP in carcere da un anno senza un capo d'accusa - Le operazioni di polizia del 2009/2010 - Kurdistan turco: scudi umani contro le operazioni militari in corso - Morte sospetta di un dipendente di un quotidiano curdo - Rapporto preliminare: strangolamento non pestaggio - I Gruppi di Pace rischiano 127.5 anni di carcere - Più di 6 anni di carcere per un quindicenne - Sei minori condannati a 7 anni per lancio di pietre - Il presidente della sezione di Ankara del Bdp è in stato di fermo - Corte turca condanna il sindaco di Siirt a 10 mesi di prigione - Abdullah Demirbas: la corte nega la liberazione per motivi di salute - Prigioniero politico di 86 anni seriamente malato - 2.629 minori incarcerati
GUENTHER GRASS:
“LA PRESENZA KURDA È UNA RICCHEZZA PER LA TURCHIA”

In un incontro pubblico tenutosi il 15 aprile ad Istanbul, le due eminenti figure della letteratura contemporanea, il turco Yaşar Kemal ed il tedesco Günter Grass hanno affermato che il loro luogo d’origine è per loro il “centro del mondo”.
Entrambi gli autori sono nati in località periferiche: Kemal a Çukurova nella Turchia meridionale mentre Grass a Danzica, in Polonia. Sebbene sia entrato in Germania nel 1945 come rifugiato politico spesso Grass, nelle sue novelle, fa ritorno a Danzica, luogo della sua infanzia: “Yaşar Kemal ed io proveniamo da aree rurali e consideriamo i nostri luoghi di nascita come il centro del mondo”. Kemal ha aggiunto: “Colui che rompe completamente dai luoghi della sua infanzia non può essere un buon novellista” affermando che anche quando viveva ad Istanbul od in Svezia comunque scriveva sempre con riferimento alla sua terra d’origine, Çukurova.
Il rapporto tra i due scrittori ebbe inizio nel 1997 alla Fiera di Francoforte quando, dopo aver vinto premio letterario Kemal affermò che avrebbe voluto riceverlo da Guenther Grass. Grass, dopo aver letto Kemal, accettò di prestarsi affermando che leggere Kemal era stato come “leggere qualcuno che proveniva dalla mia stessa città natale”.
Da allora si è stretto un forte legame tra i due autori. L’incontro attuale fa parte del programma della Unione europea “Letteratura turca in Europa. Letteratura europea in Turchia”.
Entrambi gli scrittori sono considerati voci delle vittime, degli svantaggiati, delle minoranze. Un altro elemento che li accomuna, afferma Osman Okkan, portavoce del Forum culturale turco-tedesco che ha presieduto l’incontro, è il fatto che entrambi parlano anche due lingue appartenenti a minoranze etniche: Kemal è di madrelingua kurda mentre Grass parla il casciubiano, lingua slava distinta dal polacco.
Forse è per questo che la difesa delle minoranze è così centrale nella loro produzione letteraria. “Un autore dovrebbe dar voce alle minoranze e non certo alla maggioranza”: la risposta di Grass, ormai ultra ottantenne, ad una domanda postagli sul tema. Lo scrittore non ha certo risparmiato critiche all’Europa ed alla Turchia e, analizzando gli eventi del 1914, ha pesato ogni parola evitando con cura di utilizzare il termine genocidio.
Grass ha anche apertamente criticato i criteri per l’accesso alla UE affermando che nemmeno alcuni dei 27 stati membri sarebbero in linea piena coi criteri di adesione: “Alcuni paesi non soddisfano i criteri per l’ingresso nella UE. L’Italia di Berlusconi ne sarebbe parte oggi? Dobbiamo chiedercelo”.
Grass, acquistò una certa fama in Turchia con un suo lavoro sulla vita di un lavoratore turco emigrato in Germania: “Dobbiamo affrontare i problemi e smetterla di accusarci a vicenda. Come la Germania anche la Turchia dovrebbe imparare a fare i conti col suo passato. Noi non siamo orgogliosi del nostro passato. Ma i crimini che sono stati commessi dalle generazioni passate non possono essere accettati dalle generazioni future”. Lo scrittore ha fatto qui esplicito riferimento al massacro armeno del 1914, nel corso della I Guerra Mondiale, affermando che: “Un milione e mezzo di morti non possono essere ignorati”.
Sulla questione kurda Grass ha affermato di seguirla con attenzione sin dal 1997 e di essersi sempre opposto al commercio delle armi tra Germania e Turchia: “Questo commercio sta continuando da anni e purtroppo i tentativi di fermarlo sono stati vani”.
Lo scrittore ha anche aggiunto che la presenza kurda è una ricchezza inestimabile per tutta la Turchia: “L’esistenza del popolo kurdo è una ricchezza per tutta la Turchia che si sta disperdendo dicendo che tutti sono turchi. La Turchia dovrebbe utilizzare questa ricchezza e beneficiarne. Non si può affrontare una questione come quella kurda solo con le armi”.
Facendo infine riferimento all’incontro previsto da Erdogan con gli scrittori turchi, nell’ambito del processo per l’apertura democratica, Grass ha mostrato apprezzamento per il gesto affermando che gli scrittori spesso conosco bene la società ed i problemi sociali ma ha anche aggiunto che sarebbe necessario incontrare anche gli scrittori kurdi. (Firat News, Istanbul, 16 aprile 2010)

MARTIN SCHULZ: SOSTENIAMO L’AUTONOMIA CULTURALE
Il Presidente del gruppo del Partito socialista europeo (PSE) al Parlamento europeo ha affermato che in Turchia i diverso gruppi etnici presenti devono poter utilizzare la loro lingua madre liberamente e che il PSE è a favore dell’autonomia culturale. In una lettera d’invito al leader del Partito repubblicano del popolo (CHP) a Bruxelles, Deniz Baykal, Schulz ha affermato che laicità della Repubblica turca non può essere salvaguardata dall’esercito e che l’esercito non può intervenire sulla vita civile ma deve essere, invece, sottoposto all’autorità politica. Con specifico riferimento alla questione kurda Schulz ha affermato che: “Come principio base, per un paese che vuole entrare nella Unione europea è importante che sia riconosciuto il diritto alle minoranze etniche la propria identità culturale”.
Sollecitato sul fatto se il CHP avesse la stessa linea, Schulz ha affermato di non vedere differenze tra la loro posizione e quella del PSE.
È ovvio comunque il fatto che il CHP e Deniz Baykal, in materia di diritti culturali e linguistici delle minoranze interne, parlino ad Ankara e Bruxelles due lingue totalmente differenti dato che in Turchia il CHP non si è mai espresso a favore del diritto all’insegnamento in lingua madre  e dell’autonomia culturale. (ANF, 14 aprile 2010)

IL POLITICO KURDO AHMET TURK È STATO AGGREDITO
L’ex co-Presidente del Partito della società democratica (DTP) Ahmet Türk è stato aggredito dopo aver partecipato ad una udienza al Tribunale di Samsun il 12 Aprile. Turk era venuto sulla città costiera sul mar Nero per il processo riguardo alla morte di due persone a Bulanik, un distretto della provincia di Muş. In quel’occasione furono ferite altre 4 persone.
Turk stava tenendo una breve conferenza stampa al di fuori del Tribunale quando un uomo, İsmail Çelik, dopo aver rotto il cordone di sicurezza lo ha aggredito colpendolo in faccia con un pugno. Türk ha riportato la frattura del naso ed è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Ankara per essere operato. Secondo il bollettino medico non ha sofferto di altre complicazioni. Il Presidente del Partito della pace e della democrazia, Selahattin Demirtaş ha definito l’aggressione malvagia e crudele e ha chiesto la rimozione del Governatore di Samsun e del Capo della polizia con conseguente apertura di una inchiesta giudiziaria. Cemal Issı, Vice capo di secondo grado del Dipartimento provinciale della polizia e Murat Alkan, Comandante di IV grado del Distretto sono stati sospesi dai loro uffici per non essere stati in grado di prevenire l’attacco. Due ispettori sono stati nominati dal Ministro degli interni. L’aggressore, di 27 anni, lavoro in un locale della zona ed era già noto alle forze dell’ordine per possesso abusivo di arma da fuoco.
Dopo aver ricevuto le prime medicazioni al Pronto soccorso, Türk ha voluto fare un annuncio:
“Sono stato sottoposto all’attacco di un razzista e di un fascista. Chiedo che ognuno sia ragionevole. Spero che questo incidente non crei tensione nella società. Ovviamente la dinamica di quest’incidente e le misure di sicurezza dovrebbero essere posto sotto attente verifica. Ci deve essere stata qualche negligenza se qualcuno può rompere il cordone di sicurezza della polizia e dare un pugno in faccia ad un’altra persona. Spero che sulla vicenda si compia una indagine attenta”.
Aysel Tuğluk, l’altra ex Co-Presidente del DTP, in una dichiarazione rilasciata al canale televisivo NTV ha affermato quanto segue: “Da molto tempo, noi, il nostro Partito e il signor Türk riceviamo delle minacce. Anche Osman Baydemir (Sindaco di Diyarbakir del BDP) è stato recentemente minacciato. L’ultimo incidente accaduto non è altro che la logica continuazione di queste vicende. È una situazione molto pericolosa. C’è un attacco pianificato contro il popolo kurdo. Ci preoccupa. Anche la Turchia dovrebbe valutare con attenzione l’intera situazione”.L’attacco è stato condannato anche dal quotidiano Samsun Ekip e dal Partito Repubblicano del Popolo (CHP). (Samsun - Ankara - BİA News Center, 13 Aprile 2010.)

ALTRI 3 ANNI DI CARCERE PER LEYLA ZANA
La V Alta corte penale di Diyarbakir ha condannato la ex parlamentare kurda Leyla Zana dell’allora Partito kurdo per la democrazia –DEP- a tre anni di carcere per “propaganda in favore di organizzazione illegale” per aver definito il Presidente del PKK, Abdullah Ocalan “Leader del popolo kurdo”. La Corte ha basato la sua condanna sui discorsi pronunciati da Leyla Zana in occasione della riunione del Congresso della Società Democratica (DTK) del 20-22 Settembre 2008 e per aver partecipato ad un sit- in di protesta dal 1 al 3 Novembre 2008 contro il peggioramento delle condizioni detentive di Abdullah Ocalan. Condannata in sua assenza Secondo quanto affermato dall’avvocato Fethi Gümüş, né Leyla Zana né il suo rappresentante legale hanno avuto la possibilità di essere presenti all’udienza dell’8 Aprile perché sarebbe stata consegnata loro una citazione errata: “Questa è la massima pena che poteva essere inflitta e la Corte non ha concesso alcuna riduzione. Presenteremo appello”. Il Processo a Leyla Zana è stato aperto il 09/01/2009 ed inizialmente la pubblica accusa aveva richiesto una condanna a 1 anno e 6 mesi per ogni discorso pronunciato che avrebbe portato ad una condanna a circa 13 anni. Leyla Zana ha ricevuto una condanna a 2 anni dalla VI Alta corte penale di Diyarbakir per il dicorso fatto al Newroz del 2007. La frase è la seguente: “I tre leader dei kurdi Celal Talabani, Mesut Barzani e Abdullah Öcalan". Dovette poi affrontare un nuovo procedimento per “sostegno ad attività criminali” a causa della difesa da lei fornita in occasione del procedimento sopra indicato. La VI Corte allora la assolse.
In seguito Leyla Zana ha ricevuto una nuova condanna a 1 anno e 3 mesi per “propaganda di organizzazione illegale” a causa di un discorso pronunciato ad un seminario alla Scuola di studi orientali ed africani di Londra del 24 Maggio 2008. Nel corso dell’incontro la Zana avrebbe detto che Ocalan ed il PKK sono importanti per il popolo kurdo quanto lo sono il cervello ed il cuore per gli esseri umani: “Essi hanno creato una nuova vita per il popolo kurdo. Le persone che prima si vergognavano della loro esistenza hanno guadagnato uno spirito di libertà ed esistenza”.
Il 4 Dicembre 2008 Leyla Zana è stata condannata a 10 anni di carcere dalla V Alta corte penale di Diyarbakir per “propaganda a favore del PKK” in nove diversi discorsi. Secondo la Corte le attività dell’accusata dimostrano una sua attività a favore del PKK/Kongra Gel. La sentenza depriva la Zana anche del diritto all’elettorato attivo, passivo e di altri diritti politici. (Diyarbakir – Bia News Centre, 09 Aprile 2010)

CONFERMATO: SOLDATI UCCISI DA UNA MINA DELL’ESERCITO
Il Laboratorio Criminale della Gendarmeria ha confermato che la mina che uccise 7 soldati nel 2009 apparteneva all’esercito e che fu prodotta dalla Machinery e Chemical Industry Corporation (MKEK).. Il fascicolo è stato trasferito dalla Procura della Repubblica di Van alla Procura presso Stato maggiore.
I soldati uccisi il 27 Maggio 2009 nei pressi di Cucurka , furono: Ziya Bener, Deniz Demirci, Özkan Dumlu, Cafer Çelik, Kemal Özer, Adil Yılmaz e Oğuz Kır. Altri 7 rimasero feriti: Muhterem Akalın, Samet Koca, Ferhat Bilmez, Muhammet Akdeniz, Aytaç Güney, Fırat Güneş eMehmet Solmaz.
Nel rapporto del Luglio 2009 redatto dal Laboratorio Criminale della Gendarmeria di Van fu confermato che alcuni pezzi prodotti dalla MKEK vennero usati per la preparazione della mine. Subito dopo l’incidente lo Stato maggiore dell’esercito dichiarò che la mina era stata piazzata dal PKK. Nonostante ciò in una registrazione audio, attribuita al Generale in capo della Divisione di Hakkari Gürbüz Kaya (G.K.) e al Comandante della Brigata di Çukurca, Brigadiere maggiore Zeki Es (Z.E.) fu dichiarato da quest’ultimo “Sono stato io a scavargli la fossa”, senza che il generale negasse quest’affermazione.
L’inchiesta iniziò dopo che i familiari di due vittime Ziya Bener e Deniz Demirci presentarono formale richiesta. Subito dopo l’esplosione della mina il PM Recep Tayyip Erdoğan si rifutò di invitare il Partito della Società Democratica (DTP) ad un incontro programmato da tempo. In quel momento un incontro tra il Primo Ministro e il Co Presidente del DTP Ahmet Türk sarebbe potuto essere un passaggio cruciale per la risoluzione politica della questione kurda, dato anche l’avvio, da parte del governo, all’allora chiamata “iniziativa democratica”. Il Capo di Stato maggiore disse: “La Turchia sfortunatamente deve convivere col terrore. Troverò ed eliminerò quelli del PKK”. L’incontro col DTP si tenne solo il 5 Agosto. È passato quasi un anno da quell’incidente, il DTP è stato chiuso dalla Corte costituzionale e Ahmet Türk è stato bandito dalla politica.
Cosa farà ora Erdogan? Preferirà parlare col Capo di Stato Maggiore, generale İlker Başbuğ?
Erdogan non ha commentato le tracce audio. Tantomeno sono state rilasciate delle dichiarazioni da parte dello Stato Maggiore.
Erdogan dovrebbe comunque scusarsi col DTP, con i dirigenti politici kurdi e con Türk. Ricordiamo il recente discorso di Erdogan col quale ha minacciato di rimpatriare gli immigrati illegali armeni. Non disse che sapeva verso chi avrebbe dovuto scusarsi? (Van - Hakkari - BİA News Center, 09 Aprile 2010)

1483 MEMBRI DEL DTP IN CARCERE DA UN ANNO SENZA UN CAPO D'ACCUSA
Non è stato ancora formalizzato alcun capo d'accusa sebbene sia già trascorso un anno dall'inizio delle operazioni di polizia contro il Partito della società democratica (DTP), ed altri esponenti della società civile kurda. L'operazione di polizia iniziò dopo le amministrative del Marzo 2009 che portarono ad una nettissima affermazione del DTP nella regione kurda e ad una conseguente netta sconfitta del partito di governo AKP (Partito della giustizia e dello sviluppo).
Nell'incontro del 13 Aprile c.a., l'attuale segretario del Partito per la pace e la democrazia (BDP) Selahattin Demirtaş ha aspramente criticato lo stato attuale della situazione: “L'operazione di polizia iniziata contro il nostro partito è poi continuata come una operazione politica. I nostri amici e colleghi sono detenuti sulla base di false dichiarazioni e prove prefabbricate. 1483 militanti sono ancora incarcerati. I nostri amici in prigione sono una priorità. Su questa vicenda cerchiamo di produrre il nostro massimo sforzo. Combattiamo per la democrazia in ogni campo. Questo periodo di governo dell’AKP potrebbe essere un periodo di grande prosperità nel quale la democrazia può creare benessere. Ma per quello che ci riguarda non abbiamo visto altro che crudeltà, negli scorsi 8 anni, da parte dell’AKP. Nessun singolo spazio di libertà è stato creato dall’AKP a beneficio del popolo ”. (Ankara - BİA News Center, 14 April 2010)

LE OPERAZIONI DI POLIZIA DEL 2009/2010
L'operazione ebbe inizio il 14 Aprile di un anno fa, la ragione degli arresti fu il sospetto di “far parte del KCK – Confederazione del popolo del Kurdistan- (Organo esecutivo del Movimento kurdo di liberazione), considerato come l'ombrello organizzativo del PKK e di “rafforzare la struttura del PKK”. L’operazione si sviluppò contemporaneamente in 13 città e portò all’iniziale arresto di 40 persone. Tra gli arrestati, l’esecutivo del DTP e gli avvocati del Presidente del PKK, Abdullah Ocalan.
Altre 10 persone furono arrestate il 14 Settembre, tra le quali il Presidente del Consiglio municipale di Diyarabakir Şeyhmus Bayhan, il Vice Sindaco di Baglar Haci Erdemir, il Vice Sindaco di Kayapinar Sebahattin Dinc, il Segretario generale della Municipalità di Büyükşehir Hüseyin Bayrak, , H. Hüseyin Ebem della Direzione del DTP, l’ex Presidente dell’Assemblea Provinciale Kerem Duruk, il Segretario del Congresso della Società Democratica Alaatin Aktaş e il Direttore della Direzione del DTP.
Nel corso del Congresso del DTP, Settembre 2009, furono arrestati più di 100 tra militanti e dirigenti. Altri 22 esponenti del Sindacato dei dipendenti pubblici (KESK) arrestati a Maggio furono liberati a Novembre. Nel corso delle operazioni di polizia, in 11 diverse città, di Dicembre furono arrestate altre 80 persone. Fece molto scalpore l’immagine ripresa dai media della lunga fila di dirigenti del DTP e altri attivisti ammanettati in attesa di entrare in carcere. Tra loro c’era il Sindaco della Municipalità di Sur Abdullah Demirbaş, il Portavoce del Congresso della Società Democratica ed ex Deputato del DEP Hatip Dicle e Muharrem Erbey, Segretario di Diyarbakir e Vice Presidente nazionale dell’Associazione per i diritti umani (IHD). Altre operazioni furono portate avanti nel Febbraio 2010 che portarono all’arresto di altre 100 persone, in maggioranza dirigenti locali del BDP. 24 persone arrestate nella prima ondata hanno fatto ricorso alla Corte europea per i diritti umani. (ANF)

KURDISTAN TURCO:
SCUDI UMANI CONTRO LE OPERAZIONI MILITARI IN CORSO

Selahattin Demirbas, co-presidente del Partito della Pace e della Democrazia -BDP- ha dichiarato che lui ed altri esponenti del Partito sono pronti a offrirsi come scudi umani per fermare i carri armati se l’esercito insisterà nella prosecuzione delle operazioni militari.
Il BDP ha rilanciato i suoi auguri di pace e ha chiesto al governo di fermare le operazioni militari contro il PKK, che continua nella sua linea di cessate il fuoco unilaterale.
"Il governo ha annunciato che loro stanno risolvendo il problema kurdo ma, al contrario, stanno continuando le operazioni militari invece di fermare gli scontri tra le due parti. I giovani non si devono uccidere gli uni con gli altri. Se necessario noi andremo nelle zone delle operazioni e chiuderemo la via ai carri armati con i nostri corpi. Noi non andiamo per evitare il conflitto tra le due parti. Quando è troppo è troppo.” (ANKARA, DİHA, 06.04.2010)

MORTE SOSPETTA DI UN DIPENDENTE DI UN QUOTIDIANO CURDO
Metin  Alataş, del giornale Azadiya Welat, è stato trovato morto ad Adana nel quartiere Hadırlı. L'editore del giornale Boltan dubita dell’ipotesi suicidio: "Altaş è stato ucciso da forze illegali o è stato costretto a commettere un suicidio.”
Il 34enne Metin Alataş, che lavorava per Azadiya Welat un quotidiano pubblicato in kurdo, è stato trovato morto il 4 Aprile. Non si avevano più notizie di Alataş sin dalla mattina del 3 aprile quando l’uomo si era recato in quel quartiere di Adana per distribuire le copie del quotidiano.
Boltan: Potrebbe essere stato ucciso da forze illegali.
"Ci sono aspetti contradditori nella ricostruzione. Ma tutto sarà presto chiarito. In tempi in cui il nostro personale sta incontrando pressioni cosi intense, noi pensiamo che ci sia anche la possibilità che Alataş sia stato ucciso da forze illegali o che sia stato costretto a commettere il suicidio".

Boltan ha indicato che il procuratore che sta eseguendo le indagini non sarebbe in grado di approdare a una conclusione definita con le informazioni a disposizione.
Una lettera chiusa nella quale era scritto soltanto "Agli amici e alla famiglia... " è stata ritrovata accanto al corpo di Alataş. Boltan ha aggiunto: “Perché una persona come lui, che è stata capace di uscire da grandi difficoltà economiche avrebbe dovuto terminare la sua vita così?”
La famiglia di Alataş si è rifiutata di testimoniare.
Alatas è stato trovato impiccato ad un albero. Il suo corpo è stato portato all'Istituto di Medicina Forense di Adana. L’atteggiamento della polizia, che ha tentato di obbligare il padre di Alataş ha rilasciare delle dichiarazioni proprio di fronte all’Istituto di Medicina Legale, è stato duramente criticato dagli amici e dai congiunti della vittima. L’avvocato del quotidiano, Vedat Özkan ha invece espresso la volontà di rilasciare le  sue dichiarazioni presso la Stazione di polizia ma quando la polizia ha affermato che le dichiarazioni dell’avvocato non sarebbero state accettate allora sia il padre che il fratello della vittima hanno affermato di non voler più rendere le proprie dichirazioni.
Rapporto preliminare: strangolamento non pestaggio
L'autopsia preliminare ha riferito lo strangolamento come ragione della morte. L'avvocato Özkan ha detto che il rapporto definitivo sarà pronto entro due o tre mesi. Il rapporto preliminare è stato basato su un'indagine sotto la supervisione del padre e di un procuratore della Repubblica. Secondo quanto riportato dall'avvocato Özkan, sembra che il corpo non presenti segni di violenza e di percosse e che la causa della morte sarebbe stata lo strangolamento della vittima.
Özkan ha inoltre confermato che accanto al corpo della vittima è stata ritrovata una lettera con una sola riga scritta.
La famiglia di Alatas si è spostata negli anni ’90 dalla città di Mardin ad Adana a causa delle pressioni che avevano subito nella loro città d’origine.
Precedente ricorso alla procura a causa di un assalto.
Alatas è stato vittima di un attacco già quattro mesi fa. Cinque persone non identificate si avvicinarono con una macchina con un numero di targa di Adana mentre il giornalista stava distribuendo le copie del giornale di fronte all'edificio del Partito della Pace e della Democrazia(BDP). Alatas venne picchiato e, a causa delle ferite ricevute, dovette essere ricoverato.
Atalas aveva presentato una denuncia penale alla Procura di Adana e aveva denunciato di essere costantemente osservato. Tuttavia nessuna azione era stata intrapresa.
Il padre di Alatas ha dichiarato che non ci sono problemi personali del figlio alla base del suo omicidio. (Adana - BİA News Center,06 Aprile 2010)

I GRUPPI DI PACE RISCHIANO 127.5 ANNI DI CARCERE
La Procura della Repubblica di Diyarbakir ha chiesto un totale di 127.5 anni di carcere per 17 membri dei "Gruppi di Pace" che sono entrati in Turchia nel 2009. Con l’accusa di "diffusione di propaganda illegale" e "di sostegno ad attività criminali" nel corso di una conferenza stampa alla Fondazione dei Diritti Umani di Diyarbakir del 30/11/2009. le condanne personali variano da 1 anno e 6 mesi a 7 anni e 6 mesi ciascuno.
26 rifugiati provenienti dal campo delle Nazioni Unite di Mahmur e 8 membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) avevano attraversato, il 19 Ottobre 2009, il confine del sud est della Turchia con l’Iraq, su richiesta del leader Abdullah Ocalan.
Lo fecero liberamente per tentare di portare avanti il processo politico bloccato e quindi per trovare una soluzione alla questione curda. I membri dei Gruppi di Pace avevano rilasciato le loro dichiarazioni alla Procura della Repubblica dopo essere entrati in Turchia. Cinque persone furono inizialmente bloccate prima che tutti i membri del gruppo furono finalmente rilasciati il 20 ottobre.
I membri dei Gruppi di Pace sono processo sono i seguenti Elif Uludağ, Gülbahar Çiçek, Lütfü Taş, Mustafa Ayhan, Vilayet Yakut, Şerif Gençdal, Hamyet Dinçer, Hüseyin İpek, Abdullah Yaman, Fatma İzer, Ayşe Kara, Bülent Aka, Nizar Buldan, İsmail Ayas, Zehra Tunç, Sisin Yaman e Nurettin Turgut.
Subito dopo essere entrato in Turchia,Mehmet Şerif Gençdağ del gruppo proveniente dal Monte Qandhil (base della guerriglia kurda del PKK -NdT) aveva dichiarato che la loro intenzione era di trovare una soluzione alla questione kurda: "Le nostre mani non possono rimanere vuote, questa volta dobbiamo afferrare la pace. Noi diciamo che la guerra non è una soluzione. Tutti devono leggere attentamente questo messaggio. La via del dialogo e del negoziato devono essere aperte. Noi vogliamo andare verso una pace onorevole".
Nell’incontro del 30 novembre, il gruppo aveva anche toccato il problema delle condizioni di detenzione di Ocalan. Il leader del Pkk incarcerato sull'isola di Imrali nel Mar di Marmara sin dal 1999. (Diyarbakır - BİA News Center, 06 Aprile 2010)
 
PIÙ DI 6 ANNI DI CARCERE PER UN QUINDICENNE

In una singola udienza tenutasi il 1 Aprile, la VII Suprema Corte Penale di Adana ha condannato un ragazzo di 15 anni a più di 6 anni di carcere. La condanna è stata basata su una dichiarazione della polizia e da una prova fotografica che mostrava il ragazzo da dietro.
Sembra che il ragazzo avesse preso parte ad una manifestazione il 27 Dicembre 2009.
Nel corso dell’udienza il giovane sospetto ha affermato di non avere partecipato alla manifestazione. Tuttavia la Corte ha accettato le registrazioni della polizia e una fotografia che mostra il ragazzino da dietro come prova di colpevolezza.
La Corte ha condannato il quindicenne precisamente a sei anni, tre mesi e 11 giorni di prigione con l'accusa di "diffusione di propaganda per organizzazione terroristica", basandosi sulla legge antiterrorismo e di "commettere crimini per conto di una organizzazione terroristica", "resistenza alla polizia" e "danneggiamento alla proprietà pubblica" secondo il Codice Criminale Turco(TCK).
            Una fotografia fatta da dietro e' stata ammessa come prova decisiva
Turgay Berk avvocato della difesa del ragazzo dell'Associazione del Foro di Adana ha dichiarato:"Ancora una volta un ragazzino è stato penalizzato sulla base di una fotografia che non consentiva alcuna identificazione. La fotografia presentata come prova alla Corte mostra la schiena di un bambino e non ha nulla a che fare con il mio cliente.”
Accuse insostenibili
L'avvocato Berk ha spiegato che il suo giovane cliente è stato anche accusato di aver rotto il vetro di una macchina della polizia: “Non è stato trovato alcun oggetto atto a commettere il danno nei pressi del veicolo né tracce che possano dimostrare la colpevolezza del mio assistito. Come può un piccolo ragazzino rompere il vetro di una macchina? C’è bisogno di avere bisogno di una certa forza per poterlo fare. Il bambino è stato penalizzato dall’accusa di  'danneggiamento di proprietà pubblica", perché questa non ha potuto essere provata ".
L'avvocato Berk ha presentato un ricorso contro la decisione. Il fascicolo è stato trasmesso al Corte d'Appello.
In seguito a modifiche legislative eseguite nel 2006, i minori di età compresa tra 15-18 sono attualmente sottoposti alle stesse procedure giudiziarie previste per gli adulti. Dopo le critiche espresse dai difensori dei diritti umani, il governo ha disposto ulteriori modifiche legislative per modificare il regolamento che è considerato in violazione di disposizioni nazionali e internazionali sui diritti dei bambini. Il progetto di legge  non è  ancora stato trasferito in Parlamento. (Adana - BİA News Center, 05 Aprile 2010)

SEI MINORI CONDANNATI A 7 ANNI PER LANCIO DI PIETRE
La V Corte penale del tribunale di Diyarbakir, ha condannato sei minori, di età compresa fra 15 e 17 anni  a sette anni e cinque mesi di carcere ciascuno per aver lanciato pietre contro la polizia durante una delle manifestazioni nell'est del Paese in supporto del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan che lotta per i diritti del popolo kurdo. Lo rende noto il quotidiano Zaman.
I ragazzi non erano presenti al momento della sentenza, per loro ha parlato l'avvocato Baris Gungor, che ha detto: "Contestiamo la ricostruzione dell'accaduto. Secondo le deposizioni dei testimoni non ci sono prove che loro fossero effettivamente coinvolti nell'incidente".
I minori sono stati condannati con l'accusa di "propaganda di organizzazione terrorista", oltre a "resistenza armata" e "crimine commesso per difendere un'organizzazione terroristica". La pena, inizialmente di 13 anni, è stata poi ridotta a sette.
Sono centinaia i minori che stanno scontando il carcere per lo stesso motivo, spesso in condizioni detentive non adatte alla loro età e al reato che hanno commesso. Il governo al momento è al lavoro con l'opposizione per modificare la legge che al momento permette alla magistratura di giudicare chi tira sassi secondo la legge antiterrorismo. (ApCom, 31/03/2010)

IL PRESIDENTE DELLA SEZIONE DI ANKARA DEL BDP È IN STATO DI FERMO
Mehmet Hanefi Şelem, presidente della sezione del Partito della pace e della democrazi –Bdp- di Ankara e' stato sottoposto a procedure di restrizione della libertà personale dalla gendarmeria regionale.
Mehmet Hanef Şelem è stato fermato sull’autobus mentre era diretto ad Amara. L'autobus e' stato fermato e controllato dalla  gendarmeria a Suruç che ha tratto in arresto Şelem. Secondo le informazioni Şelem è stato trasferito a Sanliurfa. (Ankara - BİA News Center, 05 Aprile 2010)

CORTE TURCA CONDANNA IL SINDACO DI SIIRT A 10 MESI DI PRIGIONE 
Una Corte turca ha condannato Selim Sadak, sindaco della città della provincia del sud est di Siirt, a 10 mesi di prigione con l'accusa di svolgere propaganda a favore di organizzazione terroristica.
Sadak non ha partecipato all'udienza che ha avuto luogo nella corte Criminale di Diyarbakir.
Sakir Demir, avvocato, ha dichiarato che il caso è stato aperto contro Sadak a causa di una fotografia apparsa nell'agenda 2010 della municipalità. C'è una fotografia che è nell'agenda che e' stata fatta durante le celebrazioni del Newroz nel 2009. Sadak ha ricevuto una condanna al carcere a causa di questa fotografia. (Diha)

ABDULLAH DEMIRBAS: LA CORTE NEGA LA LIBERAZIONE PER MOTIVI DI SALUTE
Gli avvocati del sindaco di Sur, Abdullah Demirbas, hanno confermato il peggioramento dello stato di salute del loro assistito. Gli stessi,  a tal proposito, avevano presentato un rapporto medico dell’Università di Dicle alla V Sezione dell’Alta corte di Diyarbakir per chiedere la sua immediata liberazione per motivi di salute. Nonostante la richiesta degli avvocati il tribunale ha negato la liberazione adducendo la seguente motivazione “Quando si guarda la qualità del reato e c’è il forte sospetto della colpevolezza, con l’inchiesta ancora in corso e la fase istruttoria ancora aperta non è possibile concedere la libertà per motivi di salute”. L’avvocato del Sindaco di Sur Sertac Eke ha sottolineato che il suo stato di salute è molto grave e la detenzione lo sta aggravando in maniera molto evidente: “Il 25/03/2010 è stato ricoverato al Policlinico Universitario di Dicle dove è stato preparato il rapporto medico poi presentato al tribunale ma non c’è stato alcuno sviluppo positivo. Nel rapporto è scritto che soffre di ‘tromboembolisi genetica alle gambe’ e questo crea un grave rischio alla sua vita e necessita che la situazione sia seguita molto da  vicino da specialisti. Il rapporto dimostra molto chiaramente che è a rischio di perdere la vita e le condizioni carcerarie influiscono negativamente sulla sua situazione. Il tribunale doveva prenderne atto, non ha fatto una giusta valutazione”. (ANF, 15 aprile 2010)

PRIGIONIERO POLITICO DI 86 ANNI SERIAMENTE MALATO
Yusuf Kaplan, arrestato due anni fa con l’accusa di aver dato sostegno al PKK è seriamente ammalato a causa delle sue condizioni detentive. Kaplan, che ha 86 anni ed è paralizzato nel 79% del corpo soffre di una grave polmonite. Le autorità non consentono il suo rilascio malgrado l’età e le condizioni di salute. È stato condannato a 3 anni e 9 mesi di prigione e dovrà trascorrere in carcere almeno altri 2 anni, se sopravvivrà.
Hacer Kaplan, figlia di Yusuf ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Mio padre è un uomo molto anziano che soffre di una serie di patologie come deficit cardiaco, problemi alle coronarie, problemi alla vista oltre ad essere paralizzato nel 79% del corpo. Non sappiamo quanto debba stare male per poter essere liberato. Adesso soffre anche di una grave polmonite, come se il resto non fosse già abbastanza. Vogliamo che sia rilasciato. Abbiamo fatto appello al Presidente della Repubblica ed al Ministro della Giustizia per chiedere il suo rilascio ma nessuno ci ha risposto”. (TUNCELI (DIHA), 13 Aprile 2010)

2.629 MINORI INCARCERATI
Secondo il rapporto diffuso dal Ministero della giustizia, ad oggi la popolazione carceraria turca assomma a 119082 persone, 2629 delle quali sono minori.
Il Presidente dell’Associazione turca per i diritti umani, Ozturk Turkdogan, commentando le cifre del rapporto, ha affermato che un numero così alto di minori detenuti è un disastro umanitario che dovrebbe essere sanato quanto prima.
Dei minori indicati, 2000 sono in attesa di giudizio mentre 629 sono già stati condannati. Dall’altra parte il numero degli adulti già condannati è pari a 39032.
Un’altra cifra interessante è il numero di detenuti tra i 18 ed i 20 anni che è pari a 8554 persone. Turkdogan ha quindi concluso: “Dobbiamo considerare questi numeri ed il funzionamento della macchina giudiziaria in Turchia. Questi dati ci dicono chiaramente che non c’è democrazia in Turchia. Il numero dei minori detenuti è elevatissimo e non è paragonabile con le cifre di nessun altro paese democratico. È evidente l’esistenza di un sistema arbitrario e oppressivo. Dobbiamo cambiarlo altrimenti non possiamo fare altro che aspettarci una crescita costante di queste cifre”. (ANKARA (DIHA),  17 aprile 2010)