mercoledì 31 marzo 2010

I sardi al Newroz di Yuksekova, Bingol e Diyarbakir


Abbiamo partecipato ai festeggiamenti del Newroz in tre diverse città: a Yuksekova (in kurdo Gever) il 17 marzo 2010, a Bingol (Çewlik) il 20 marzo e a Diyarbakir (Amed) il 21, in una atmosfera insolita: priva della ben nota, brutale arroganza poliziesca e arricchita da una straordinaria partecipazione popolare che ha frantumato tutti i numeri degli anni precedenti.

Qualche giorno prima, Murat Karayilan, membro del comitato centrale del Pkk, aveva detto che il Newroz, celebrato dopo l’ondata di arresti di centinaia di persone, tra cui sindaci, difensori dei diritti umani, giornalisti, sindacalisti sarebbe stata una dimostrazione di forza della resistenza del popolo kurdo, un vero e proprio referendum.
E così è stato.
A Yuksekova non si era mai vista una folla così grande. Proveniente anche da villaggi e paesi lontani ha riempito sia il grande piazzale che avrebbe dovuto contenerla sia le strade circostanti. Una folla strabocchevole, incurante della gigantesca scritta apposta dai militari sul fianco della collina che sovrasta il piazzale: “Ne mutlu turkum diyene” (Felice chi può dire sono turco).
Il giorno dopo il giornale filokurdo Gunluk, unendo in un gioco di parole “Newroz” e “Yuksekova” titolava entusiasticamente: “NEWROZOVA”!
Anche a Bingol viene superata ogni precedente partecipazione: anche per i grandi numeri e per il grande calore; anche lì, la polizia ha transennato l’intera area del Newroz e costretto tutti i partecipanti a passare nei varchi dove sarebbero stati perquisiti.
A Diyarbakir infine si è registrata la più grande manifestazione kurda di tutti i tempi. Una folla oceanica che si espande in tutte le direzioni. Gunluk riferisce di un milione e mezzo di partecipanti mentre la polizia certifica soltanto centomila presenze. Noi, durante la festa, eravamo propensi a considerare anche cifre più alte tenuto conto della vastità dell’area interessata all’evento e dell’andirivieni affollato e continuo che per circa otto ore ha avuto come teatro il sito della festa.
Dovunque si dedica un minuto di silenzio per onorare il presidente Abdullah Ocalan, tutti aderiscono stando in piedi con una mano alzata nel classico segno della v della resistenza e della vittoria. Dovunque si accendono i fuochi del Newroz e dovunque si riafferma la speranza e la voglia di lottare per i diritti dell’uomo e “non solo per il Kurdistan”. Dovunque vengono liberate le colombe, simbolo della pace.
Dovunque hanno preso la parola Ahmet Turk, presidente del disciolto Partito, DTP, e il Presidente del nuovo (BDP), Selahattin Demirtas.
A Diyarbakir prende la parola anche Osman Baydemir al quale la magistratura ha vietato la possibilità di viaggiare all’estero e Leyla Zana. E poi, con gran sorpresa di tutti, parla anche Apo – Abdullah Ocalan, seppure attraverso una vecchia registrazione in cui parla di pace, libertà e diritti.
Una folla straordinaria, dalla parte degli arrestati, del disciolto DTP, del nuovo BDP, del PKK e di Abdullah Ocalan; un mare di folla contro chi li accusa di terrorismo, accusando così, allo stesso modo, il popolo medesimo.
In tutto il Kurdistan turco 4 milioni, forse cinque o di più hanno festeggiato il Newroz come festa di resistenza e liberazione. E’ come se in Italia, tenendo conto della diversa popolazione scendessero nelle varie Piazze 10 milioni di persone
Salutiamo i kurdi con il nostro “Biji biratiya gellan” (viva la fratellanza dei popoli). Ci sembra il modo migliore, doveroso, di congedarci, ringraziando dell’ennesima lezione di civiltà.