"Pace in cambio di maggiori diritti, processo sotto supervisione Onu"
La Stampa
Diritti politici e civili e libera espressione dell’identità e della cultura curde in cambio di un cessate il fuoco definitivo. È la proposta avanzata dal leader degli indipendentisti curdi del Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), Murat Karayilan, alla Turchia per mettere fine a un conflitto che va avanti da 26 anni e ha già fatto decine di migliaia di morti.
In un’intervista alla Bbc da un nascondiglio sulle montagne del Kurdistian iracheno, Karayilan si è detto pronto a ordinare ai suoi uomini di abbandonare le armi, se la Turchia accetterà il cessate il fuoco e le condizioni del movimento, in un processo che dovrebbe svolgersi sotto la supervisione delle Nazioni UNite. Tra le condizioni elencate dal leader del Pkk, c’è la fine degli arresti di civili e di politici curdi, ma anche il riconoscimento di diritti politici, civili e culturali a una minoranza che, secondo stime non ufficiali, rappresenta un quinto della popolazione turca.
«Se la questione curda verrà risolta in modo democratico, attraverso il dialogo, abbandoneremo le armi», ha assicurato Karayilan, salvo poi tornare alle minacce: «Ma se il governo turco rifiuta di accettare questa opzione, saremo costretti ad annunciare l’indipendenza». Fredda, per il momento, la reazione del governo turco. Una fonte ufficiale interpellata sempre dalla Bbc si è limitata ad affermare che «non è abitudine (dell’esecutivo) commentare dichiarazioni di terroristi». Il Pkk è nelle liste nere Usa e Ue delle organizzazioni terroristiche e dalla metà degli anni Ottanta è impegnato in uno scontro armato con le autorità turche che ha già fatto oltre 40mila vittime.
Solo ieri sei soldati turchi avevano perso la vita e altri 17 erano rimasti feriti in uno scontro a fuoco con un gruppo di separatisti del Pkk nella provincia sudorientale di Hakkari. I combattenti avevano attaccato nella notte un’unità militare nel villaggio di Kavusak, distretto di Cukurca. I militari, con l’appoggio di elicotteri da guerra giunti sul posto. Da anni l’esercito turco è impegnato lungo la frontiera con l’Iraq contro i militanti del Pkk, che hanno le loro basi nella zona montuosa tra Turchia e Iraq. Le operazioni si intensificano nei mesi estivi e quest’anno hanno già fatto centinaia di vittime tra i combattenti curdi e decine tra i militari. Il ministro della Difesa, Vecdi Gonul, ha annunciato la scorsa settimana che l’esercito turco costituirà presto un’unità speciale per combattere il Pkk. Il compito della nuova unità sarà quello di pattugliare il confine sudorientale con l’Iraq e i suoi soldati saranno equipaggiati con armi sofisticate.