Il 17 giugno 2010 sono stato espulso dalla Turchia, ed è stata vietata qualsiasi mia possibilità di rientro e di soggiorno in Turchia, con decisione assunta dal Ministero degli Interni turco.
Attendo di apprendere dal Consolato italiano in Turchia maggiori dettagli su quanto esattamente è avvenuto.La modalità in cui è avvenuta tale espulsione è stata grossolana ed essa pure irregolare, senza che mi venisse notificato nulla. La mattina del 17 giugno mi trovavo in Turchia, nella città di confine di Nusaybin, e come di consueto mi sono recato nella confinante cittadina siriana di Qamislo (le formalità del Visto d'Ingresso turco prevedono infatti che i cittadini italiani europei etc. ogni tre mesi di permanenza in Turchia fuoriescano dal confine nazionale anche solo per… pochi minuti, per effettuare poi un nuovo ingresso che avrà nuovamente la durata di tre mesi). La polizia turca di frontiera, pur avendo subito appurato tramite computer che era stato emesso tale provvedimento contro di me da parte del Ministero (cosa di cui io invece ero del tutto ignaro) non mi ha ditto nulla, mi ha lasciato uscire in Siria, poi mi ha impedito il rientro in Turchia con parole grossolane e senza nessuna spiegazione. Ho poi saputo il retroscena telefonando al Consolato italiano in Turchia.
La decisione del Ministero degli Interni turco contro di me si pone in evidente continuità con la brutale aggressione compiuta su di me il 12 settembre 2009 da parte di 'ignoti' che da numerosi indizi risultano evidentemente appartenere alla rete di servizi segreti turchi assai nota come 'Jitem' strettamente collegati con la polizia e con quello 'Stato Profondo' che da mezzo secolo trama stragi, colpi di Stato, eliminazione fisica degli oppositori etc. e che e' strettamente intrecciato con la rete eversiva di Ergenekon… la Gladio turca.
Il Ministero degli Interni del governo sedicente democratico di Erdoğan e del partito di governo islamico moderato AKP ha avvallato una manovra contro di me che (attuata prima il 12 settembre con un brutale pestaggio) ha la sua origine nella prassi dei più repressivi e feroci apparati dello Stato.
La decisione del Ministero degli Interni turco contro di me si colloca contro le norme della legislazione turca, contro i Criteri dell'Unione Europea (in cui la Turchia vuole entrare), contro le elementari norme di convivenza civile internazionale, e contro i miei diritti di cittadino italiano a soggiornare liberamente in un Paese con cui l'Italia intrattiene normali relazioni diplomatiche.
La mia lunga permanenza in Turchia (iniziata in modo stabile nel 2002 e continuata sino ad oggi con qualche breve interruzione) si è SEMPRE svolta nel rigoroso rispetto della legislazione turca, contro la quale non ho mai commesso nessuna infrazione, e non ho MAI ricevuto alcuna contestazione diretta da parte di alcuna autorità turca (lo Stato Profondo preferisce lavorare nell'ombra, evidentemente…). La mia presenza in Turchia si è alimentata soprattutto della intensa rete di amicizia che gli amici kurdi e turchi hanno intessuto attorno a me, nelle famiglie, nei villaggi, nei quartieri. Ho avuto diverse occasioni momentanee di collaborazione con Municipalità, con associazioni culturali, con associazioni per lo sviluppo economico e sociale, con studiosi, semplici cittadini, amici, ho partecipato come spettatore a conferenze che si sono svolte nella piì completa legalità, ho camminato in cortei che si sono svolti pacificamente nella più completa legalità, la mia presenza sul territorio turco non si è mai minimamente posta contro quei criteri di democraticità che la Turchia proclama 'ai quattro venti', in particolare quando sono in gioco i suoi rapporti con l'Europa ed i Paesi europei.
Di conseguenza, nella mia qualità di cittadino della Repubblica Italiana e dell'Unione Europea richiederò immediatamente che le istiuzioni italiane ed europee protestino contro tale decisione arbitraria ed illegale (illegale sia sul piano interno che internazionale) e ne esigano l'immediata abrogazione.
La mia decisione resta immutata. Il mio posto è in Turchia. Nutro i più profondi sentimenti di solidarietà con il popolo kurdo e con la miriade di componenti della popolazione dell'Anatolia, tra le quail tutte le ampie componenti del popolo turco orientate verso la pacifica e democratica convivenza. Questi sentimenti di solidarietà sono anche intrecciati con i sentimenti di amicizia con una vasta rete di persone e famiglie che ho avuto la fortuna di conoscere durante la mia permanenza. Il mio posto è in Turchia, perciò la decisione arbitraria ed illegale presa dal Ministero degli Interni turco equivale per me ad una sentenza di ESILIO, contro la quale lotterò con tutte le mie possibilità per tutto il resto della mia vita fino a quando non potrò tornare a vivere in Turchia ed ivi esercitare democraticamente i miei diritti di straniero legalmente soggiornante nel Paese.
Nel frattempo metterò al primo posto la continuazione 'a distanza' dei legami di solidarietà, tramite le possibilità offerte da Internet, ed in collaborazione con gli amici italiani che condividono analoghi orientamenti solidali.
Siria, 19 giugno 2010
Aldo Canestrari