mercoledì 30 maggio 2012

500 attiviste kurde in prigione

Mentre l'ondata di arresti in Turchia continua freneticamente, Gultan Kisanak co-presidente del principale partito kurdo, il BDP, ha dichiarato che circa 500 attiviste donne e membri del partito sono ora nelle carceri turche. "La repressione dello Stato contro le donne è aumentato", ha detto Gultan Kisanak, in una conferenza tenutasi il 7 maggio alle "Forum femminista" a Stoccolma. L'arresto di 17 donne kurde il 4 maggio a Van conferma l'innalzamento senza precedenti della repressione contro le donne del BDP, oggi tra le più attive in tutte le proteste contro il femminicidio e per l'uguaglianza e la pace. Martedì 8 maggio, un'altra donna, membro del Consiglio delle Donne, è stata arrestata a Diyarbakir con altri 29 membri del partito kurdo, compresi i funzionari locali, nel corso di una operazione condotta simultaneamente in sei città come parte dell'inchiesta KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan). L'inchiesta KCK è stata lanciata nel mese di aprile 2009, poche settimane dopo lo storico successo del partito kurdo alle elezioni comunali. Circa 8.000 membri attivi del BDP sono in carcere in relazione a questa inchiesta, per non parlare di altre migliaia di arresti, con il pretesto della "lotta contro il terrorismo." Ogni settimana decine di persone vengono arrestate dal regime AKP, il partito al governo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan, sindacalisti, studenti, donne, politici, avvocati, giornalisti, intellettuali, bambini e difensori dei diritti umani. L'Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), è accusata dalle autorità di essere l'ala politica del PKK, in realtà è una particolare forma di organizzazione per l'istituzione di una "organizzazione confederale della società "attraverso l'autonomia, che rifiuta il concetto di uno stato kurdo indipendente. www.actukurde.fr

venerdì 25 maggio 2012

Dreams of Kurdistan

www.foreignpolicy.com - In a new shift, Kurds in Turkey are gradually giving up on independence. So why is the Turkish government so worried? From the outside looking in, the conflict between the Turkish state and the Kurds seems stuck in a kind of gruesome holding pattern. Articles written months and years apart are virtually indistinguishable from one another: "Three Turkish Soldiers Reported Killed In PKK Clash In Southeast" reads a headline from May 17, 2012 -- but it could just as easily have been from two decades ago. leggi su www.foreignpolicy.com

Revocare la condanna di Leyla Zana per l’avvio di un processo di pace

La "Peace in Kurdistan Campaign" deplora la decisione del tribunale di Diyarbakir del 24 maggio, che ha condannato Leyla Zana a dieci anni di carcere con l'accusa di "fare propaganda " a nome del PKK. A nostro avviso tale condanna fa emergere le carenze  della Turchia in merito alla democratizzazione del paese e mette seriamente in discussione l'imparzialità del sistema giudiziario turco. La situazione attuale non può far altro che acutizzare le tensioni preesistenti e portare ad un' ulteriore alienazione della comunità curda da parte dello Stato turco. Le accuse riguardano nove discorsi pronunciati da Leyla Zana, in merito al riconoscimento dell'identità curda e all'apertura dei negoziati di pace tra la Turchia e il Pkk. Leyla Zana gode attualmente dell' immunità parlamentare, che dovrebbe proteggerla dal rischio di finire in  prigione. Nel 1990 Leyla Zana è diventata un simbolo della resistenza curda contro l'oppressione dello Stato turco, dopo aver trascorso quasi un decennio in prigione. Fu rilasciata nel 2004. Invece di essere processata per presunti legami terroristici, Leyla Zana dovrebbe essere considerata come portavoce del suo popolo, poichè l'Onorevole ha assunto un ruolo di vitale importanza nel porre fine al conflitto curdo. Questa situazione è incline a durare all'infinito se la Turchia non inizierà ad accettare che l'unica strada per raggiungere una pace duratura e globale, è quella di impegnarsi in un dialogo significativo con i rappresentanti curdi. Per informazioni contattare: Campaign for a political solution of the Kurdish Question
Email: estella24@tiscali.co.uk   www.peaceinkurdistancampaign.wordpress.com

Amnesty International: la Turchia non ha attuato le riforme

La relazione di Amnesty 2012 è incentrata sulla violazione dei diritti umani nell'ultimo anno e lo stato dei diritti umani nei paesi di tutto il mondo, Amnesty International deduce che la Turchia non ha adempiuto le promesse di riforma costituzionale. Il rapporto documenta la situazione dei diritti umani in 155 paesi e territori nel 2011. Il rapporto di Amnesty International rivela che la libertà di espressione continua ad essere limitata in almeno 91 paesi e le accuse di tortura e altri maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte delle forze dell'ordine persistono in almeno 101 paesi. Il rapporto mostra anche come leader nazionali e internazionali non sono riusciti a proteggere i diritti umani e come la comunità internazionale risponde alla crisi dei diritti umani attraverso risposte sfuggenti, ipocrisia e opportunismo. I punti salienti della sezione Turchia del rapporto sono le seguenti: "le riforme costituzionali e le altre riforme giuridiche non sono state attuate. Invece, il diritto alla libertà di espressione è sempre minacciato e la violenza della polizia è in aumento." "Nessun progresso è stato fatto nel riconoscere il diritto all'obiezione di coscienza o nella tutela dei diritti dei bambini nel sistema giudiziario. Così anche per i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo e le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. I meccanismi di prevenzione per combattere la violenza contro le donne sono ancora insufficienti ". ANF ​​/ LONDON

giovedì 24 maggio 2012

Leyla Zana condannata a 10 anni di carcere

L'Alta Corte Penale di Diyarbakır ha condannato Leyla Zana a dieci anni di carcere per nove discorsi tenuti in altrettanti comizi diversi negli anni 2007-2008. Zana è accusata di "crimine commesso per conto di un'organizzazione illegale, pur non essendo un membro di essa" e "propaganda per un'organizzazione illegale". ANF ​​/ DIYARBAKIR / AMED

mercoledì 16 maggio 2012

Sentenza KCK a Erzurum

Ad Erzurum l'udienza finale del processo cosiddetto "KCK" (Unione delle Comunità kurde) si è concluso con una condanna a 170 anni di reclusione per 10 persone. Gli imputati erano stati arrestati nell'ambito delle cosiddette operazioni KCK a Dogubayazit e nei distretti di Tutak e Ağrı nel gennaio 2011. Durante l'udienza finale a cui hanno partecipato dieci imputati, le loro famiglie e gli avvocati, il consiglio del tribunale ha respinto le richieste di nove imputati di parlare in kurdo. Uno degli imputati è stato condannato all'ergastolo, mentre gli altri nove sono stati condannati a pene detentive da dieci a venti anni per appartenenza a un'organizzazione illegale, svolgimento di attività per conto del KCK e a nome di un'organizzazione illegale. Tre persone sono ancora ricercate per la stessa indagine. In una dichiarazione dopo l'udienza, l'avvocato Timur Demir ha dichiarato che dieci imputati sono stati condannati a un totale di 170 anni di carcere. ANF ​​/ ERZURUM

martedì 15 maggio 2012

20 persone arrestate a Istanbul

Questa mattina unità antiterrorismo del Dipartimento di Polizia di Istanbul hanno arrestato 20 persone nei quartieri di Avcilar, Beylikduzu e Esenyurt. I nuovi arresti sono stati compiuti nel contesto dell'operazione KCK (Unione delle Comunità kurde). Gli arrestati sono stati portati al Consiglio di Medicina Legale (ATK) per un controllo sanitario obbligatorio e poi portati in una stazione di polizia nel distretto di Fatih a Istanbul. L'indagine KCK è iniziata nel dicembre 2009, e migliaia di politici kurdi, fra cui numerosi sindaci del BDP (Partito della Pace e la Democrazia), sono stati arrestati. ANF ​​/ ISTANBUL

Il caso Ocalan

Il 28 maggio 2012 dalle ore 11,00 alle ore 16,00 presso la Sala Europa della Corte di Appello di Roma, Via Romeo Romei 2 (nuovo edificio), le associazioni Progetto Diritti, Europa Levante, Antigone, Giuristi Democratici, A buon diritto, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione organizzano un convegno sul tema CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO Divieto della tortura e dei trattamenti INUMANI E DEGRADANTI IL CASO OCALAN

domenica 13 maggio 2012

40 anni di carcere per la condivisione di una canzone su Facebook

I Pubblici ministeri turchi chiedono 40 anni di carcere nei confronti di un ragazzo kurdo, di 17 anni, accusato di aver partecipato a otto manifestazioni "illegali". Tra le "prove" la condivisione di una canzone kurda su Facebook. L'adolescente A.G. arrestato il 30 ottobre 2011, il 16 maggio deve comparire davanti al tribunale di Mersin. L'accusa è pesante. La pena richiesta contro di lui è pari al doppio della sua età. Il ragazzo kurdo sta affrontando otto accuse, tra le quali: "appartenenza a un'organizzazione terroristica", "violazione della legge sulle manifestazioni", "reati contro la proprietà pubblica", "possesso di esplosivi", "propaganda di un organizzazione terroristica","uso delle armi durante le manifestazioni", "resistenza a pubblico ufficiale "e "organizzazione di eventi per conto di un'organizzazione terroristica". Il tribunale per i minorenni ha accettato il 12 maggio l'atto d'accusa sulla base di "prove" come la condivisione di canzoni su Facebook e la testimonianza della polizia. I giovani kurdi sono spesso oggetto di arresti e condanne severe. Il 9 aprile, i pubblici ministeri turchi avevano chiesto 55 anni di carcere nei confronti di un ragazzo di 17 anni kurdo, con una pena di tre volte superiore a quella della sua età, per la partecipazione a manifestazioni "illegali" a Mersin. L'accusa della procura aveva fatto affidamento unicamente su testimonianze segrete. Secondo un rapporto trimestrale della Fondazione Migrazione (GOC Vakfi), almeno 52 bambini sono stati messi in custodia cautelare e 26 altri sono stati imprigionati dal 1 gennaio al 31 marzo 2012. Nonostante la modifica sotto la pressione internazionale della legislazione antiterrorismo, per porre fine alle sentenze dei minori dinanzi ai giudici penali degli adulti, la giustizia sotto il controllo del governo AKP del primo ministro Recep Tayyip Erdogan continua senza sosta ad imprigionare i bambini. La riforma per i bambini non ha cambiato la situazione, perché le accuse contro di loro sono sempre le stesse. Un bambino che lancia un sasso contro la polizia o grida slogan partecipando a manifestazioni illegali, può ancora essere incarcerato con l'accusa di essere un membro o di fare propaganda per un'organizzazione "terrorista". www.actukurde.fr

Liberato il giornalista Baha Okar


La Federazione europea dei giornalisti (EFJ) e il gruppo europeo della Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), hanno lanciato nella Giornata Mondiale della Libertà di Stampa un'azione speciale per gli oltre 100 giornalisti incarcerati in Turchia. Come parte della campagna del EFJ per la liberazione dei giornalisti in Turchia, l'organizzazione ha incoraggiato i suoi affiliati ad "adottare" un giornalista in carcere. Si tratta di mostrare solidarietà e sostegno ad un singolo giornalista fino al suo rilascio, seguendo le notizie sul suo caso. Il 30 aprile la Federazione Nazionale della Stampa, ha inviato un osservatore al processo del loro giornalista "adottato" Baha Okar, direttore della rivista ve Bilim Gelecek. Okar, che è stato in carcere dal 2010, è stato rilasciato in sede di udienza, anche se le accuse contro di lui sono ancora in piedi e il processo continuerà. Più di 100 giornalisti sono attualmente in carcere in Turchia, e l'affiliato EFJ dell'Unione turca dei giornalisti, TGS, sta conducendo una Freedom Coalition per la loro liberazione e per il rispetto dello Stato di diritto. Sempre in Turchia, l'EFJ è interessata da pressioni e intimidazioni effettuate su i giornalisti per lasciare il sindacato, che è una palese violazione dei diritti dei lavoratori. Ci sarà un dibattito specifico sulla libertà di stampa in Europa al prossimo Incontro EFJ annuale che si terrà quest'anno il 15-17 giugno a Bergamo. L'EFJ rappresenta oltre 260.000 giornalisti in 30 paesi ANF ​​/ NEWS DESK

sabato 12 maggio 2012

Studente kurdo condannato a 11 anni di carcere

Lo studente kurdo Cihan Kirmizigül, è stato condannato venerdì 11 maggio a 11 anni e nove mesi di carcere dai giudici turchi con l’accusa di "far parte di un’organizzazione terroristica". L'unica ‘prova’ era la kefia che portava al collo. In dieci giorni, sono stati arrestati circa 90 studenti. La corte d'assise ha commutato la pena in 11 anni e 3 mesi di carcere, riducendo la pena di 33 anni e 9 mesi inizialmente. L'accusa aveva chiesto 45 anni di carcere durante l'ultima udienza tenutasi il 23 marzo. L’avvocato della difesa Fikret Ilkiz ha detto che impugnerà la sentenza. Lo studente di 22 anni della Galatasaray University di Istanbul è stato arrestato il 20 febbraio 2010 dalla polizia turca mentre aspettava a una fermata dell'autobus nel quartiere di Kagithane. Lo stesso giorno, poche ore prima, un gruppo di giovani che indossavano la kefia aveva lanciato bombe molotov contro una banca vicino alla fermata dell'autobus. Per la polizia, lo studente curdo rappresentava un possibile sospettato, solo perche’ anchesso indossava una kefia. Il processo è iniziato 9 dicembre 2011 e in quell’occasione la polizia aveva ammesso di non essere certa in merito all’identita’ della persona viste lanciare le bottiglie molotov. La prova? Curiosamente, le autorità non hanno mai difficoltà quando si tratta di trovare "prove" per inchiodare la vittima predestinata e non esitano a produrne di fittizie, ma quando si tratta di crimini di stato come l'assassinio del giornalista Hrant Dink, l'esecuzione di bambini e giovani davanti alle telecamere o il massacro di 34 civili nel bombardamento del 28 dicembre, tutte le prove scompaiono. La natura delle prove ei motivi che legittimano l'arresto delle centenaia di studenti in Turchia, sono i limiti della fantasia. Manifesti, insegne, libri, foto, kefiah, ombrelli, limoni, uova, confiscate durante le incursioni effettuate nelle case degli studenti, sono presentati come prove ‘schiaccianti’ che attestano l’appartenenza a un'organizzazione terroristica’. Nuove ondata di arresti Gli arresti di massa di studenti stanno continuando senza sosta. Ad Antep, cinque dei sette studenti arrestati il 10 maggio, sono stati messi in "detenzione preventiva" con l'accusa di appartenere ad una organizzazione "terroristica", mentre quattro membri dell'Associazione Democratica degli studenti sono stati arrestati lo stesso giorno a Erzincan. Inoltre, il Rettore dell'Università di Kocaeli ha aperto un'inchiesta l’ 11 maggio contro 32 studenti che avevano protestato contro la visita del presidente Abdullah Gul. A seguito di tale iniziativa, 40 studenti sono stati arrestati dalla polizia. Quasi 90 studenti detenuti in dieci giorni Almeno 88 studenti sono stati arrestati durante i primi dieci giorni di maggio, contro i 116 del mese di aprile. Tra questi, 29 sono stati condannati a una pena totale di 346 anni di carcere. La Turchia di Erdogan ha relegato in carcere oltre 600 studenti e quasi tutti sono curdi.

giovedì 10 maggio 2012

8 soldati turchi morti "suicidi"

Il Ministro della Difesa Ismet Yılmaz ha risposto all’ interrogazione parlamentare del CHP e ha dichiarato che 934 soldati si sono suicidati negli ultimi 10 anni. L’On. Veli Ağbaba del CHP, ha chiesto al Ministro della Difesa Ismet Yılmaz chiarimenti in merito alla morte del soldato Eren Özel e il numero dei soldati morti durante il servizio di leva. Il Ministro Ismet Yılmaz ha dichiarato che: "1470 persone sono morte nel corso di operazioni militari tra 2002-2012". La lista conteneva anche la causa della morte: "incidenti con armi, gli incidenti con veicoli militari, “sentendosi inadatto al servizio militare”, infortuni sul lavoro e suicidio". L’On. Ağbaba ha chiesto "Qual è il numero di soldati che si sono suicidati negli ultimi 10 anni?" e la risposta di Yılmaz è stata "934". "Il soldato semplice Eren Özel stava facendo il servizio militare obbligatorio a Kahramanmaraş ed è deceduto l'8 settembre 2011. Per prima cosa è stato detto che aveva commesso un suicidio, ma il suicidio si è rivelato un omicidio commesso da un commilitone di Eren". " (Fonte Bianet)

La Turchia dovrà pagare 75.000 euro alla famiglia di un detenuto deceduto a causa delle torture subite in carcere

La CEDU ha decretato che la Turchia ha violato il diritto alla vita di Yelden, che è stato torturato a morte in carcere 12 anni fa. E ha condannato la Turchia a pagare € 75.000 di risarcimento alla famiglia della vittima. La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), ha decretato che la Turchia ha violato "il diritto alla vita" di Alpaslan Yelden che è stato torturato a morte in carcere il 14 luglio 1999 a Smirne. La Turchia pagherà € 75.000 (137.700 TL) di risarcimento alla famiglia di Yelden. Il termine per l’opposizione a tale decreto è di 3 mesi. Secondo la CEDU, la Turchia ha violato l'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il signor Yelden si trovava sotto la responsabilità dello Stato ed è morto sotto custodia. Inoltre, non c’è stata nessuna indagine approfondita dopo la sua morte. Yelden è stato ucciso quando aveva 37 anni e sua madre Cennet Yelden, il padre Halil Yelden, suo fratello Kudret Çiftçi e il figlio Tansu Halil Yelden, si sono rivolti alla CEDU poiché non avevano ottenuto nessun risultato in Turchia. Yelden è stato messo sotto custodia cautelare nell'ambito di un'indagine per omicidio e detenuto presso il dipartimento di polizia di İzmir. L'uomo era in perfetta salute, come si evince dai rapporti. Il giorno dopo è 'stato portato in ospedale e da quanto scritto nelle cartelle cliniche, il medico aveva indicato che il paziente "rischiava la morte". "Yelden era depresso. È caduto e ha battuto la testa sul pavimento. Abbiamo cercato di aiutarlo, ma cadeva di nuovo, è stato portato d'urgenza in ospedale…", riportano i verbali della polizia. Yelden è morto a causa di un trauma cranico il 14 luglio. L’esame autoptico ha evidenziato " cicatrici sul corpo" e "lividi sulle piante dei piedi". Suo padre Halil Yelden ha detto che il figlio è stato assassinato dagli agenti di polizia e ha presentato una denuncia contro di loro. Gli agenti di polizia İbrahim Peker, Hakan Ergüden, Muharrem Cetinkaya, Tarkan Gündogdu, Ali Akyol, Hikmet Kudu, Yusuf Oyan, Uğur Kocal, Cemil Bulut e Nevzat Sağoğlu, sono stati processati. La natura del trauma cranico non emerge dal rapporto dell’ Istituto di Medicina Legale; tuttavia tre medici hanno detto che potrebbe essere stato causato dalla tortura. Due separate relazioni del 2002 e del 2005 hanno evidenziato che Yelden era stato sottoposto a falaka (percosse sulle piante dei piedi), altri tipi di torture e che il trauma cranico non era stato provocato dalla caduta. 10 agenti di polizia sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione dall’Alta Corte penale il 6 novembre 2008. Ma nel 2010 la Corte ha deciso per l'assoluzione degli agenti e la Corte Suprema ha approvato la decisione. "La corte non è riuscita ad indagare in merito alla tortura, nonostante le relazioni mediche e lo Stato è responsabile della sua morte" ha decretato la CEDU. La Turchia pagherà € 50.000 a Tansu Halil Yelden, € 15.000 a Halil e Cennet Yelden, € 5.000 a Kudret Çiftçi e € 5.000 alla famiglia per le spese legali. (Fonte Bianet)

mercoledì 9 maggio 2012

Oltre 500 attiviste kurde in prigione

"La repressione dello Stato contro le donne è aumentata!" Gultan Kisanak, ha pronunciato queste parole durante una conferenza tenutasi il 7 maggio al "Forum femminista" di Stoccolma. La Co-presidente del BDP ha dichiarato che circa 500 donne del suo partito si trovano attualmente in carcere, tra cui due deputate, due sindache e 25 membri del Consiglio delle donne del BDP. L'arresto di 17 funzionarie e attiviste il 4 maggio a Van, conferma l’intensificarsi senza precedenti della repressione ai danni delle donne del BDP. Martedì 8 maggio, un'altra donna, è stato arrestata a Diyarbakir insieme a 29 colleghi del partito curdo, compresi alcuni funzionari locali, nel corso di una operazione condotta simultaneamente in sei città. Inoltre, un addetto alla distribuzione di Ozgur Gundem e Azadiya Welat è stato arrestato a Bitlis. Le operazioni KCK sono iniziate nel mese di aprile 2009, poche settimane dopo lo storico successo del partito curdo alle elezioni amministrative. Circa 8.000 membri del BDP sono in carcere in relazione a queste indagini, per non parlare di altre migliaia di individui arrestati, con il pretesto della "lotta contro il terrorismo." L'Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), è accusata dalle autorità di essere l'ala politica urbana del PKK. Per il principale partito curdo BDP, il caso KCK rappresenta un chiaro "golpe politico" volto a eliminare tutti coloro che criticano il governo. (fonte ActuKurde)

martedì 8 maggio 2012

Erdogan assassino!

Con questo grido la comunità kurda di Roma ha accolto oggi il capo di stato turco in visita in Italia.
 
 
 

Erdogan da Napolitano e Monti e i curdi protestano al Pantheon

 Cori di incoraggiamento al Pkk (Partito comunista turco) e al leader Ocalan, da anni agli arresti. Il premier turco in visita ufficiale. Arriva a Roma il premiero turco Erdogan e in piazza del Pantheon una trentina di curdi protesta contro la "politica di genocidio" nel Kurdistan turco. Cori di incoraggiamento al Pkk (Partito comunista turco) e al leader Ocalan, da anni agli arresti. roma.repubblica.it

domenica 6 maggio 2012

Erdogan in visita a Roma: latitano discussioni sui diritti umani negati in Turchia

Emergency - Il prossimo otto maggio il Primo Ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, sarà in visita a Roma, ospite del Premier italiano Mario Monti. L’incontro segue alla visita ad Istanbul di una delegazione di confindustria e servirà a rafforzare i rapporti commerciali tra i due Paesi. Erdogan, leader di una potenza sempre più consolidata economicamente e politicamente, è l’uomo che è riuscito a smussare gli interessi militari sdoganando alla guida del Paese un partito islamico, l’AKP, in grado di divenire ben presto il faro di tutti gli altri movimenti politici usciti dalle cantine della Primavera Araba. Il premier Mario Monti lo accoglierà in un vertice che avrà al suo centro possibili partenariati economici, ma che quasi sicuramente non contemplerà discussioni sui disastri della Turchia in tema di diritti umani. Potrebbe essere interessante chiedere al Presidente del Consiglio Mario Monti d’inserire nella scaletta del summit anche un’analisi sulla questione dei curdi in Turchia, che continuano ad essere umiliati e rinnegati da tutte le istituzioni turche. I curdi vengono, quando considerati, accusati di un tremendo e violento separatismo. In realtà in Turchia i curdi non sono solo resistenza armata, ma anche componenti di una società civile richiedente il riconoscimento della propria identità, pronta a convivere con il resto dei turchi e che vorrebbe poter uscire dallo stato di tortura psicologica e fisica. I curdi, molte volte, sono perseguitati solo per il fatto di essere curdi. leggi su www.eilmensile.it

giovedì 3 maggio 2012

Quale differenza tra la Tymoshenko e i prigionieri kurdi e palestinesi?

actukurde.fr - Il 20 aprile quando l'ex primo ministro ucraino Yulia Tymoshenko stava iniziando il suo primo giorno di sciopero della fame, 15 kurdi erano in sciopero da 51 giorni a Strasburgo e circa duemila prigionieri politici kurdi, compresi parlamentari e sindaci, avevano partecipato agli scioperi fin dal 15 febbraio, mentre i 1200 detenuti palestinesi stavano affrontando il loro quarto giorno di sciopero. Yulia Tymoshenko è il volto della "rivoluzione arancione" del 2004 in Ucraina, condannata a sette anni di carcere per abuso di potere nei giorni in cui ha governato, fu incarcerata nell'agosto 2011. L'ex primo ministro conduce uno sciopero della fame dal 20 aprile e sostiene di aver subito violenze in carcere. La reazione è stata immensa. Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha minacciato di bloccare la ratifica dell'accordo di associazione UE / Ucraina, in un'intervista il 3 maggio il governo austriaco ha deciso di boicottare le partite del campionato europeo di calcio 2012 che si terrà in Ucraina. A Strasburgo, 15 kurdi hanno attuato uno sciopero della fame per 52 giorni, tra il 1 ° marzo e il 21 aprile. Circa duemila prigionieri politici kurdi, tra cui sei deputati e sindaci hanno partecipato allo sciopero della fame lanciato il 15 febbraio da 400 detenuti nelle carceri turche. Di questi, 15 hanno portato il loro sciopero ad oltranza fino a 52 giorni nella prigione di Osmaniye per protestare contro le condizioni disumane e le torture di tutti i giorni. Nessuna reazione dei governi europei, neanche di fronte alla repressione fascista contro ogni forma di opposizione in questo paese! L'Associazione dei Diritti Umani (IHD) ha dichiarato nella sua relazione annuale che nel corso del 2011 in Turchia le violazioni dei diritti umani hanno raggiunto livelli record, con oltre 12.600 arresti e 3.252 casi di torture e maltrattamenti. L'IHD denuncia inoltre l'istituzionalizzazione dello stato di polizia. Più di 600 studenti, quasi 100 giornalisti, 32 sindaci e sei deputati kurdi, quaranta sindacalisti e avvocati sono attualmente in carcere. Ancora nessuna risposta! 17 aprile 1200 prigionieri palestinesi hanno iniziato uno sciopero della fame illimitato, per ottenere diritti fondamentali. Oggi il numero degli scioperanti della fame ha raggiunto i 3.000, secondo fonti palestinesi, i governi europei tacciono! Silenzio totale a livello di tutti i governi! www.actukurde.fr

1 maggio in Turchia

Centinaia di migliaia di persone hanno riempito le piazze di tutta la Turchia per celebrare il 1 ° maggio, Festa dei lavoratori. Ad Istanbul  i sindacati e le organizzazioni della società civile si sono incontrati in Piazza Taksim. Le celebrazioni sono iniziate con una cerimonia di commemorazione per le vittime del 1 ° maggio di sangue del 1977, quando cecchini aprirono il fuoco sulla folla, uccidendo decine di persone. I sindacati KESK e DİSK si sono raccolti in Piazza Sihhiye ad Ankara, dove in centinaia di migliaia si sono riuniti per celebrare la giornata. A Diyarbakır schermaglie tra un gruppo di giovani e la polizia sono scoppiate nel quartiere di Bağlar. ANF ​​/ NEWS DESK