sabato 22 gennaio 2011

Processo KCK nessun microfono per la difesa in kurdo

Anche la 17a udienza del caso KCK è stata bloccata dal rifiuto della Corte di permettere la difesa in kurdo. Gli avvocati della difesa Beştaş e Aktar hanno sostenuto che la resistenza della Corte alla lingua kurda è diventata senza senso. La 17a udienza del processo riguardante la Confederazione Democratica del Kurdistan (KCK) si e' svolta martedi (18 Gennaio). Ancora una volta la richiesta per una difesa in kurdo come madre lingua dei 151 imputati è stata respinta. Gli imputati che attendevano di parlare in kurdo sono stati messi a a tacere dalla Corte che ha fatto spegnere i loro microfoni sostenendo che: "gli imputati hanno fatto la loro difesa in una lingua che dovrebbe essere kurdo".
Nessun microfono se tu parli in kurdo
"Sfortunatamente la richiesta per presentare i discorsi di difesa in kurdo e' stata di nuovo respinta oggi.Non e' stato permesso di parlare in kurdo.Loro non hanno fornito microfoni sostenendo che "non ci sono microfoni se tu parli in kurdo"
"D'ora in poi non possiamo piu' chiamare questo come procedimento(gli imputati) sono deprivati del loro diritto alla difesa.
"La procedura e' bloccata a questo punto.Un processo che non e' in linea con le procedure non puo' essere chiamato procedimento.La corte ignora le regole nazionali e internazionali del diritto.
Il piu' sacrosanto diritto alla difesa in madre lingua e' ignorato.I politici usano la magistratura per fare quello che attualmente non possono fare.La Corte deve riconoscere questo diritto al piu' presto possibile.

Una lingua che dovrebbe essere kurdo
Il presidente dell'associazione del Baro di Diyarbakir Mehmet Emin Aktar, ha sostenuto:
"Nulla di nuovo e' uscito dall'udienza di Martedi.Il presidente della Corte non ha dato permesso per una difesa in kurdo sostenendo che"gli imputati parlano una lingua che dovrebbe essere kurdo". Ha dichiarato che la resistenza della Corte contro la difesa in kurdo era priva di significato".
Riguardo alla possibilita' di rilascio il 28 Gennaio,Aktar ha indicato:"se gli imputati verranno rilasciati durante l'audizione a venire,questo verra' percepito come un proscioglimento perche' in Turchia chiunque pensa che la detenzione rappresenti una punizione.E 'una questione difficile da quando il giudice la vede anche in quel modo.Noi ci aspettiamo rilasci ad ogni udienza naturalmente".

21 mesi dietro le sbarre 
Il gruppo di imputati, include dirigenti di associazioni di diritti umani, avvocati,accademici,membri di organizzazioni non governative e sindacati, dirigenti di televisioni locali e lavoratori di quotidiani.
Sono accusati di disturbare l'unita' dello stato e l'integrità territoriale, appartenenza e gestione di organizzazione terroristica e di assistenza e favoreggiamento di organizzazione terroristica. La lunga imputazione comprende un totale di 7.587 pagine e persegue termini di carcerazione tra i 15 anni e condanne all'ergastolo per gli accusati. Una parte dei 104 imputati detenuti è in prigione da 21 mesi.