venerdì 23 marzo 2012

Delegazione italiana ad Hakkari

Dopo essere stata a Roboski, (su questo, poi, torneremo) la nostra delegazione è partita per Hakkari. Al primo posto di blocco, come da prassi, siamo stati fermati, precisamente al ponte sul fiume Habur/Khabur, nella cui vallata gli Accadi, primi in assoluto, cominciarono a coltivare la vite intorno al 2.500 A.C.; fiume, quindi, carico di Storia, soprattutto per i seguaci di Bacco. Dopo un rapido controllo, i militari ci hanno restituito i documenti, cosicché siamo ripartiti ed abbiamo superato altri 5 posti di blocco, ove non siamo stati neppure fermati. A pochi chilometri da Hakkari, siamo stati fermati da poliziotti in borghese, le cui facce erano meno raccomandabili delle nostre, il che è tutto dire. Dopo aver controllato e restituito i documenti, ci hanno detto, però, che era preferibile che non andassimo ad Hakkari, perché i ragazzi, che avevano già cominciato a tirare i sassi, li avrebbero scagliati pure contro l’autobus straniero, (in virtù della nota proprietà transitiva, grazie alla quale lo straniero trasmette la sua essenza all’autobus turco, perché tale è quello su cui viaggiamo).
Di fronte alla nostra decisione di proseguire, l’atteggiamento è completamente cambiato: hanno fatto fermare nuovamente l’autobus, ci hanno fatto scendere, lo hanno perquisito, “naturalmente” senza alcun mandato, hanno cominciato a piantare altre grane. La situazione si è sbloccata dopo un’ora e mezza, grazie sia alla telefonata fatta all’Ambasciata italiana, sia all’avvocato, giunto da Hakkari. Ci siamo soffermati su questo episodio per i seguenti motivi: 7 posti di blocco in 150 chilometri; il posto di blocco prevede la presenza di due piccole fortificazioni, sacchi di sabbia, due carri armati, sia pur vecchi, nonché i fucili spianati; di fronte alle vessazioni, che dipendono anche dall’umore dei militari, in uniforme o in borghese che siano, i Kurdi non hanno Ambasciate a cui rivolgersi. Ultimi due particolari: i soli contenti erano Roberto e Daniela, che, venendo dalla Val Di Susa hanno riassaporato l’aria di casa in quell’oretta e mezza. All’ingresso di Hakkari, i ragazzi, che, effettivamente,avevano preso a sassate la lunga colonna di blindati, che ci aveva superato, mentre eravamo fermi al posto di blocco, ci hanno salutato molto calorosamente: Kurdi sì, scemi no! Oggi, Mercoledì, 21 Marzo 2012, primo giorno di Primavera, abbiamo preso parte al Newroz di Hakkari. Insieme a decine di migliaia di persone, dalle/dai bambine/i di pochi anni alle/agli ottantenni, partendo dal Comune, abbiamo raggiunto in corteo la spianata delle celebrazioni. Sicuramente, l’elemento che colpisce è la molto piacevolmente asfissiante presenza delle/dei giovani di tutte le fasce d’età, cosa che costituisce uno dei punti di forza delle/dei Kurde/i e di cui loro sono ben consapevoli. Non a caso, il Dirigente del BDP, che ci ha salutato, prima della partenza da Roboski, ha detto: “Qui, hanno ucciso 34 ragazzini, ma non possono ucciderci tutti; io ho 38 anni ed ho cinque figli; alcuni della mia età ne hanno dieci”. Tra canti, balli e discorsi politici, si è giunti alle 15,00, ora in cui il Newroz di Hakkari è arrivato alla fine e senza incidenti. Pure qui, comunque, il molto democratico Governo turco ha voluto far sentire la Sua presenza. il Capo della Polizia ha minacciato di far accompagnare la nostra delegazione all’aeroporto, se fosse stato letto il discorso, che avevamo preparato, cosicché ci siamo dovuti limitare ad un breve saluto. Inoltre, la Polizia aveva inizialmente sequestrato le bandiere del BDP, perché vi erano i colori del Kurdistan; i dirigenti del BDP hanno, però, dichiarato che avrebbero annunciato immediatamente la fine dei festeggiamenti del Newroz e che non avrebbero risposto delle reazioni dei giovani, a quel punto le bandiere del Bdp sono state riconsegnate e nuovamente issate. Buona Primavera a tutte/i!