lunedì 12 settembre 2011

12 settembre 1980 colpo di stato in Turchia

www.balcanicaucaso.org - La mattina del 12 settembre 1980 la Turchia si svegliava con il fragore dei carri armati nelle strade ed uno scarno comunicato radiofonico: "Le forze armate hanno assunto il controllo dello stato per proteggere l'incolumità delle cose e delle persone". Si trattava del terzo colpo di stato militare nella storia della Repubblica, con il quale una giunta guidata dal generale Kenan Evren prendeva il potere "per mettere fine alla guerra fratricida" che da anni insanguinava il paese. Tre anni dopo, al momento del graduale ritorno a libere elezioni, i militari si lasciavano alle spalle un bilancio drammatico: 650.000 persone fermate, 230.000 sottoposte a procedimento penale, 50 condannate a morte, 171 morti in seguito alle torture in carceri dai nomi diventati tristemente famosi - Mamak, Metris, Diyarbakir - 300 "morti sospette", 14.000 persone private della cittadinanza, 30.000 lavoratori licenziati, 30.000 esuli all'estero, 4.000 docenti espulsi dalle università.
Il lascito dei militari comprendeva anche un impianto politico-istituzionale radicalmente riformato, fondato su di una nuova costituzione dai caratteri autoritari approvata con plebiscito popolare. Tre anni di potere militare avevano poi portato anche ad una ricostruzione ideologica della società, fondata sulla triade Dio-Patria-Famiglia, e ad una nuova versione del nazionalismo kemalista, ribattezzato Ataturkismo, che avvolgeva ogni aspetto della vita sociale. Allo stesso tempo, l'economia del paese subiva un ribaltamento traumatico con il passaggio al libero mercato e l'integrazione nel sistema internazionale.  www.balcanicaucaso.org