domenica 21 novembre 2010

Minori in carcere e "lotta al terrore" il caso turco in un dossier

Un rapporto di Osservatorio Iraq sugli effetti della legge antiterrorismo di Ankara: centinaia di ragazzini condannati ad anni e anni di carcere
di Carla Reschia
Nella giornata mondiale dedicata ai diritti dell'infanzia vorrei segnalare il
dossier di ottobre di Osservatorio Iraq dedicato ai bambini e agli adolescenti arrestati, processati e condannati a centinaia negli ultimi quattro anni in Turchia, in virtù degli emendamenti alla “Legge anti-terrorismo” (Tmy) approvati dal parlamento di Ankara nel 2006.Certa che farà impressione a pochi: se i bambini costretti a cucire palloni o ridotti a svago sessuale suscitano ancora qualche emozione, gli allarmi sul terrorismo ci hanno abituati da tempo a ricorrere volentieri al vecchio detto sul fine che giustifica i mezzi e a considerare meno "bambini", anzi perfettamente adulti, terroristi quindicenni, lanciatori di sassi impuberi, aspiranti kamikaze minorenni. Nel nome della lotta al terrore tutto è lecito, si tratti di uiguri, ceceni, iracheni o afghani. O curdi. In Turchia infatti la norma assai contestata ha esteso ai minori di 18 anni la possibilità di essere puniti per la semplice partecipazione a manifestazioni di protesta, per aver cantato slogan in lingua curda o a favore del Pkk, di avere esposto bandiere della stessa organizzazione o di avere lanciato pietre contro le forze dell’ordine, di fatto assimiliandoli ai membri armati e adulti del Pkk e quindi di un'organizzazione terroristica.
Per lo più, si legge nel rapporto, a fare le spese della legge sono stati ragazzi curdi, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, ma spesso di soli 12 anni, che hanno subito condanne anche a diversi anni di detenzione. Per loro il trattamento è in tutto e per tutto simile a quello, invero non garantista, destinato agli adulti: periodi di detenzione “cautelare” che possono arrivare fino a un anno; processi “farsa” celebrati davanti ai Tribunali penali speciali (invece che ai Tribunali minorili); reclusione in cella assieme agli adulti; violenze fisiche e psicologiche, maltrattamenti e, in alcuni casi, vere e proprie torture. Sotto la pressione della società civile turca e internazionale, nell'estate scorsa il governo di Ankara guidato dai filo-islamici del Partito di giustizia e sviluppo (Akp) ha deciso di emendare la legge, mitigandone alcuni aspetti. Tutt'oggi, tuttavia, i minorenni incriminati in base alle vecchie norme e rimessi in libertà ammontano a poche decine. A limitare la scarcerazioni, sono alcune contestate norme del Codice penale turco (Tck) rimaste in vigore anche dopo la riforma della Tmy, ma anche la discrezionalità che abitualmente viene lasciata alla magistratura e la lentezza del sistema giudiziario turco.
Le condanne vanno dai 4/5 anni di media, fino a estremi di 7 anni e mezzo comminati nel 2010, poco prima che la legge venisse emendata. Secondo le stime dell’ong Justice for Children Initiative (Jci), dei circa 3mila minorenni che si trovano abitualmente nelle carceri turche “quasi tutti sono curdi”
I dati ufficiali (presenti solo fino al 2008) mettono in evidenza un incremento costante dei fermi e delle condanne comminate in applicazione della Tmy. Nel 2006, “grazie” agli emendamenti apportati alla legge anti-terrorismo, sono stati avviati procedimenti legali contro 299 minorenni; nel 2007 si è arrivati a 438 procedimenti, che sono diventati 571 nel 2008.
Di questi ultimi, 306 sono stati accusati di “adesione a un’organizzazione terroristica”, punita sia dall’articolo 314/2 del Codice penale turco (Tsk) che dalla Legge anti-terrorismo del 2006, mentre i restanti 265 sono stati presumibilmente processati per “propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”, previsto dall’articolo 7/2 della Tmy.
In totale – stando ai dati del ministero di Giustizia di Ankara, aggiornati alla fine del 2007 - nelle carceri turche si trovavano 2.622 minori; almeno 1.440 di loro non erano sistemati in strutture apposite, ma nelle prigioni ordinarie, ricevendo lo stesso trattamento degli adulti. Dal 2008 in poi non sono disponibili dati ufficiali sul numero di minorenni processati e condannati in base alla legge antiterrorismo. Tuttavia, nel 2008 l’Unicef parlava di circa 2.500 bambini tenuti in stato di detenzione in Turchia e in attesa di processo. Nel luglio 2009, alcuni esperti legali affermavano che più di mille ragazzini erano stati posti sotto custodia negli ultimi due anni con accuse legate al terrorismo. Solo poche settimane dopo, e stando ai dati della Initiative for Justice for Children, circa trecento ragazzi tra i 12 e i 18 anni erano detenuti nelle prigioni turche.
In sintesi, e considerando solo gli ultimi due anni, Human Rights Watch parla di “molte centinaia” di casi” di minorenni detenuti in virtù della Tmy, perché condannati o in quanto in attesa di processo. La stessa ong con sede a New York cita poi le testimonianze di avvocati turchi impegnati nella questione secondo cui il numero è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi due anni, fino agli emendamenti compiuti dal governo di Ankara nel luglio di questo anno.
Gli unici dati ufficiali per il periodo 2008-2010 possono essere estrapolati da una dichiarazione rilasciata nell’aprile 2010 dal direttore generale delle prigioni turche, che parlava di 276 bambini incarcerati per accuse legate al “terrorismo”, pari al 10 per cento del totale dei minorenni detenuti nelle carceri turche, ossia 25597. Un dato questo confermato nella sostanza dal ministro di Giustizia Sadullah Ergin, che nel giugno 2010 – poche settimane prima che la legge fosse emendata – parlava di 206 minorenni incarcerati “grazie” alla Tmy e di un numero totale di 2.506 detenuti-bambini.

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